L'importante non è cosa guardi, ma cosa vedi
 
Domenica 17 agosto 2014: Bath – Castle Combe – Lacock – Gloucester Cathedral

Domenica 17 agosto 2014: Bath – Castle Combe – Lacock – Gloucester Cathedral

E’ un piacere svegliarsi in una camera bellissima come quella di oggi, non importa se fuori piove e fa freddo. A volte un piumone è proprio quello che ci vuole, anche in agosto.


A colazione cucina Brian, il marito della signora Charlotte, e con lui chiacchieriamo di un po’ di tutto, dai viaggi al Commissario Montalbano, di cui non perde una puntata perché la considera una serie eccellente girata in maniera perfetta, che mostra scorci magnifici della Sicilia e dei paesi del sud. Figurarsi che qui la trasmettono in versione originale con i sottotitoli in inglese! Questa cosa di quanto piace il Commissario Montalbano da queste parti ce l’hanno già detta almeno in tre e ci fa molto piacere, non solo perché anche noi siamo grandi fan, ma perché è bello sentire di essere identificati con qualcosa di ben fatto e apprezzabile anche all’estero, per una volta. Brian e’ molto simpatico, appassionato di architettura e viaggi, e ci intendiamo subito alla grande. Ci racconta che è stato più volte in Italia, nel nord ma anche a Pisa e Firenze, e tornerà in settembre per un matrimonio nel sud, dove vuole assaggiare la classica “mozzarella di bufala”.

Ci da qualche consiglio sulle cose da vedere in zona e approva quando gli illustriamo i dettagli del tour che stiamo facendo. Parlando di visite alle cattedrali ci consiglia di non farci sfuggire quella di Wells e noi gli confermiamo che l’abbiamo visitata ieri sera e che siamo rimasti incantati davanti agli archi rovesciati, trovando in lui un altro ammiratore entusiasta di questo particolare dettaglio architettonico.

Brian è davvero amichevole, chiacchieriamo con lui volentieri e a un certo punto ci mostra con orgoglio due quadri e una foto che tiene appesi in un angolo del salotto, vicino al suo pc portatile. Nel primo acquarello è raffigurato un bell’angolo naturale del Somerset, con colline, alberi e un piccolo fiume che scorre sul fondo di una gola. Nel secondo si riconosce lo stesso paesaggio, ma qui un grande ponte sospeso di metallo retto da torrette in pietra attraversa la gola e il fiume, che è l’Avon, non distante da qui. La cosa bella è che Brian ha trovato questi due quadretti nello stesso giorno, casualmente, da due antiquari diversi, mentre cercava tutt’altro. La foto in bianco e nero (autografata in basso) ritrae un uomo dall’aspetto originale vestito in abiti vittoriani, con il sigaro in bocca, un gran cappello a cilindro in testa e la catenella dell’orologio che gli spunta dal taschino. L’effetto tradizionale della classica posa da ritratto a figura intera è contrastato dallo sfondo decisamente insolito dello scatto – un rocchetto di catena metallica di dimensioni esagerate, che stravolge radicalmente le proporzioni della foto regalando all’immagine una dimensione macro incredibilmente fantastica. Vicino a quegli enormi anelli di ferro l’uomo sembra minuscolo come un insetto, un topolino furbetto nascosto alla vista del gatto. Un effetto straordinario. L’uomo immortalato in maniera così originale è Isambard Brunel, forse il più importante ingegnere civile e navale dell’epoca vittoriana inglese, e un uomo dal nome bellissimo. Se fossi uno scrittore scriverei una storia incredibile solo per metterci dentro un personaggio di nome Isambard. Quelle enormi catene le ha create proprio lui col suo genio, oltre ad aver progettato il ponte di ferro del quadro di Brian, la stazione londinese di Paddington, il transatlantico SS Great Britain e molte altre grandi opere ancora perfettamente funzionanti. Un uomo conosciutissimo e molto amato in Gran Bretagna, un ingegnere all’avanguardia per le sue idee estreme e i suoi progetti innovativi che fornivano soluzioni originali e inattese a problemi ingegneristici irrisolti da decenni. Uno che di lavoro disegnava treni e ferrovie, navi e ponti cercando un modo spettacolare di portare l’Inghilterra nel XX secolo, e di portarcela a tutta velocità. Una foto bellissima.

Intanto il temporale è passato, e Brian ci mostra anche il giardino e l’ingresso principale della casa. A un angolo di marciapiede, sul retro dell’edificio, noto tre vasi di rose pronte per essere trapiantate e le riconosco subito come rose di David Austin. Allora gli racconto delle nostre rose, a casa, e del fatto che passeremo a visitare il vivaio prima di ripartire, e lui rimane stupito e contento che conosciamo queste rose e le coltiviamo nel nostro giardino. Quando rientriamo ci mostra un album che contiene la storia della casa, che è iscritta come edificio di classe II nel corrispondente inglese dell’elenco dei Beni Culturali, per cui non possono fare niente senza prima comunicarlo e avere l’approvazione dell’ente. Ci sono foto di dettagli storici e elementi architettonici originali preservati, ma lui sfoggia con orgoglio soprattutto le due foto degli anni trenta in cui si vedono il Principe di Galles (che diventerà Edoardo VIII) e poi il Re Giorgio VI (padre di Elisabetta II) ospiti illustri in questa stessa casa, che era di proprietà dei Duchi di Cornovaglia fin dal settecento. Beh. Pare proprio che abbiamo dormito nella camera del Re.

Quando Charlotte ci raggiunge in salotto non riesco a non lodare le sue porcellane e il servito di Wedgwood che abbiamo usato a colazione, con un disegno antico di rose che ormai non fanno più e che ha reso la sua tavola la più bella vista fino ad ora. Lei mi racconta un po’ delle sue collezioni, ed è entusiasta di sentire che nel nostro programma è compresa anche la visita alla fabbrica di Wedgwood a Stoke. Come potrei non andarci. Potremmo passare la giornata a chiacchierare con questi padroni di casa così gentili, ma purtroppo per noi è ora di andare, e anche loro hanno molte cose da fare. Li salutiamo davvero soddisfatti di questa sosta; se mai ricapiteremo da queste parti torneremo di sicuro a trovarli.

La prima tappa di oggi è la città romana di Bath, a una mezz’ora di distanza. La pioggia va e viene, ma purtroppo quando scendiamo dalla macchina piove e fa fresco, sembra già autunno. Camminiamo fino al Royal Crescent, che tanto volevo vedere, ma è difficile farsi un’idea della zona e degli spazi intorno mentre dobbiamo ripararci sotto il nostro piccolo ombrello.

Ci spostiamo fino in centro per fare qualche foto alle vie principali e all’Abbazia, che è molto bella ma che la domenica è dedicata solo alla messa e non è visitabile. La città è molto elegante, ha parecchi edifici di bella architettura georgiana ed è tutta di pietra chiara, di un colore simile al miele. Sembra una città fatta di biscotto. Le strade del centro sono ampie e con molti bei negozi, non troppo turistici per fortuna, ma intorno a noi sentiamo molte persone parlare in italiano.

Arriviamo fino al Circus, un quartiere in cui le case sono state costruite in circolo intorno a un bel giardino di alberi. Il cerchio (Circus) è composto da tre sezioni curve di palazzi identici, separati da tre grandi strade che confluiscono nel viale circolare che passa davanti alle abitazioni, circondando il parco. I palazzi hanno tre piani e facciate con finestre a balconcini e porte bianche, e sembrano specchiarsi uno nell’altro. Un’idea relativamente semplice e geometrica, tipicamente georgiana, ma di grande effetto visivo.

Da qui, visto che finalmente è uscito un po’ di sole, torniamo al Royal Crescent a fare delle foto un po’ più decenti, e a guardarlo meglio. Qui il complesso residenziale è a forma di mezzaluna, su tre livelli identici, e si affaccia anche questo su un grande parco di alberi e fiori. Me lo aspettavo più grande e imponente, devo dire la verità, ma vedendolo con il sole riesco ad apprezzarlo di più rispetto alla prima impressione che ne avevo avuto. Insomma, non deve essere male abitare qui, anche se pare che queste case siano di proprietà esclusiva di famiglie di ceto sociale decisamente elevato.

Non andiamo a vedere le famose terme romane perché è domenica e c’è molta confusione, così dopo un ultimo giro riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso la nostra seconda tappa di oggi, che è una di quelle che aspetto con più trepidazione: le mitiche Cotswolds. La prima sosta è a Castle Combe, che si è auto-definito “il villaggio più grazioso d’Inghilterra”. Sarà vero?

Beh. Non ci mettiamo molto ad avere la conferma che qui non millantano niente… questo posto è assolutamente delizioso. Sembra di essere entrati nel mondo delle fate. Si lascia l’auto in un parcheggio esterno (gratis) e si passeggia lungo un bosco fino ad arrivare a questo piccolo gruppetto di case di pietra e paglia allineate lungo una via principale che fa una leggera curva, dove in fondo scorre un piccolo ruscello trasparente. Le case sono di pietra grigia e bionda, le finestre e le porte sono decorate da disegni o piccole ghirlande e le facciate sono coperte di ceste di fiori appese a catenelle di ferro che strabordano di colori e profumi. Un incanto.

Un mercato di pietra col tetto a punta indica il centro del paese, che è praticamente un set naturale tanto che è stato usato spesso per girare film in costume. L’ultimo e uno dei più famosi è ‘War Horse’ di Spielberg, in cui molti residenti ha fatto le comparse in questa pellicola pluri-candidata all’Oscar.

Visitiamo anche la chiesetta, che è molto bella e perfettamente conservata, dove compriamo una cartolina col vecchio metodo del “prendi quello che vuoi e metti i soldi nella cassetta grazie”, senza che nessuno verifichi. Ottimo.

Tra le cose più simpatiche, vediamo, davanti alla porta di un piccolo cottage, un tavolino con dei pezzi di torta avvolti nella pellicola trasparente, con sopra una piccola etichetta con il nome del dolce e il prezzo. Un cartello sulla porta invita i passanti a prendere tutto quello che desiderano infilando i soldi nella fessura della posta. Thanks.

Visto che è ora di pranzo entriamo in un piccolo locale lungo la strada, dove ci concediamo il nostro Sunday Lunch. E dove Luca finalmente, dopo 10 giorni, mangia di nuovo il pollo con le patate, accompagnato da verdure e salse varie. Io invece prendo i sandwich di pollo e insalata, e me ne portano ben 4, così grandi che riesco a stento a finire tutto. La birra è buona e fresca e i gestori sono molto gentili, il che completa la nostra esperienza decisamente positiva di Castle Combe.

Da questo paesino incantato ci spostiamo nella vicina Lacock, che non era in programma ma che ci è stata suggerita stamani dal marito di Charlotte. Questo paesino è così caratteristico che è tutto quanto sotto la protezione del National Trust con tanto di accesso a pagamento, ma noi grazie al FAI non paghiamo né il parcheggio né l’ingresso.

La signora alla cassa è molto contenta di vedere le tessere del FAI italiano, e la seconda cosa che ci dice, dopo averci dato il benvenuto, è che è una grande fan del Commissario Montalbano! Oggi in paese c’è più confusione del solito perché è stata organizzata una rievocazione storica della Grande Guerra con auto militari, motociclette, uomini in divisa dell’esercito inglese e di altre nazioni dei tempi del 1915-18.

Facciamo un po’ di foto in giro e visitiamo l’Abbazia, molto bella anche se un po’ in disarmo. Qui scopriamo addirittura una sala dove sono state girate alcune scene di HP1 e HP3!

Da qui ci spostiamo a Gloucester, più a nord, per visitare la cattedrale, col timore di trovarla chiusa visto che l’orario è quasi passato. Invece la porta è aperta, ed entriamo subito per un giro di qualche minuto. La cattedrale risale al periodo normanno, ma è stata poi completata in un brillante stile gotico perpendicolare. La navata è lunga oltre 130 metri e il transetto è largo oltre 40 metri, mentre la torre possente a base quadrata che lo sovrasta è alta quasi 70 metri ed è decorata agli angoli dai quattro piccoli pinnacoli per i quali è divenuta facilmente riconoscibile.

Lungo la navata sono allineate colonne enormi del diametro di almeno un metro e mezzo, l’organo mastodontico ha insolite canne dipinte, mentre la finestra istoriata dietro all’altare maggiore è una delle più grandi di tutta la Gran Bretagna. Il coro è molto prezioso, completamente scolpito, e in una cappella laterale è conservata la tomba del Re Edoardo II, morto assassinato in un castello non lontano da qui.

Ma il gioiello della cattedrale e’ il chiostro, uno dei più belli che abbiamo mai visto. La tipica decorazione di volte a ventaglio ricopre ogni colonna e ogni pannello del soffitto, ogni più piccolo spazio di pietra è cesellato così finemente da sembrare un merletto messo sotto vetro, un velo di pizzo impalpabile, una struttura di zucchero filato. Lo spazio è ampio e leggero, luminoso, libero e avvolgente insieme, come tutti i luoghi di vetro trasparente, che proteggono e imprigionano allo stesso tempo. Camminiamo in una elegantissima ragnatela di luce, immersi in un silenzio irreale. Inevitabile che anche questo spazio straordinario ritagliato fuori dal tempo sia stato sfruttato come luogo di accadimenti magici durante le riprese di alcuni film della saga di magia più famosa della letteratura inglese.

Da Gloucester ripartiamo verso il b&b di stasera, il “Chestnut” a Bourton-on-the-water, dove resteremo per 3 notti. Quando ci arriviamo la signora Jan ci sta già aspettando e ci accoglie con grande gentilezza. La stanza è molto carina, abbiamo addirittura un letto di legno a baldacchino con un tetto di organza bianca e un piccolo bagno privato con la porta che scricchiola.

Ci sistemiamo, prendiamo un caffè con dei biscotti e ci prepariamo a un po’ di meritato riposo, dopo una lunga giornata. Domani andremo finalmente alla scoperta delle Cotswalds.

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