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Domenica 24 agosto 2014: CharlecotePark – David Austin’s Gardens – Lichfield Cathedral

Domenica 24 agosto 2014: CharlecotePark – David Austin’s Gardens – Lichfield Cathedral

C’è il sole stamani nella città del Bardo, e si sta bene. Facciamo la colazione Full English da Morris e parliamo un po’ con lui, ed è così gentile che mi stampa anche le carte d’imbarco per il volo di ritorno, che non avevo potuto fare da casa con così grande anticipo. Alla fine lo dobbiamo salutare, ma speriamo davvero di poter tornare a trovarlo un giorno. La prima tappa di oggi è a una ventina di minuti in auto: Charlecote Park. Si tratta di un’antica magione Tudor costruita a metà del 1550 dalla famiglia Lucy ma gestita dal National Trust ormai da molti anni, e che fa parte della storia di quest’area da oltre 4 secoli. Nel suo parco vive un branco di cervi e si racconta che Shakespeare in persona, da giovane, sia stato colto in flagrante caccia di frodo in questi boschi e portato davanti al giudizio del padrone, dal quale fu redarguito pesantemente. Pare che lui, per vendetta, si sia ispirato proprio alla sua figura di giudice sussiegoso creandone una caricatura nella sua commedia “Le allegre comari di Windsor”. Potere della penna…
All’ingresso entriamo Free grazie alle nostre tessere FAI – il signore alla cassa ci conferma che non ne vede spesso in questa tenuta e sembra molto contento. Mai quanto noi dear, obviuosly.

La casa, dall’aspetto imponente, ha un lungo viale d’ingresso e un portale ad arco con torrette laterali ed è effettivamente un edificio splendido, in mattoni e pietra, con la facciata rientrante e due edifici che gli fanno ala decorati di rose rampicanti. Il parco intorno è vasto parecchi ettari, tutto a boschi e prati dove pascolano pecore e mucche; è lì che vivono i cervi. Vicino alla casa scorre sinuoso il fiume Avon, e buona parte dell’area sistemata a giardini fu progettata dal mitico Capability Brown nel settecento.

Il giro comincia con la visita dei locali più umili, le antiche cucine, enormi, spettacolari e piene di stoviglie, piatti e strumenti da cottura vittoriani originali. Quindi passiamo nella lavanderia dove sono conservati i vecchi mastelli, i barattoli di soda per lavare la biancheria e perfino una pressa per strizzare i panni bagnati prima di stenderli al filo. Molto belli sono anche i locali dove veniva prodotta la birra per la casa, in grande quantità e in diverse gradazioni, sia per i padroni che per gli ospiti e per il personale, una bella area ampia e completa perfettamente restaurata. In quelle che un tempo erano state le scuderie dei cavalli fu riadattata una rimessa per le numerose e più moderne carrozze, che sono in mostra in perfetto stato di conservazione.

Gli interni dell’edificio principale sono raffinati e decisamente eleganti, benché lo stile cinquecentesco sia stato pesantemente modificato e riadattato al gusto del periodo vittoriano. Persino la camera nella quale era stata ospite la Regina Elisabetta I e’ stata trasformata in un salotto da ricevimento. I grandi saloni sono pieni di ritratti degli antenati della famiglia Lucy e arredati con grandi mobili intarsiati, divani, porcellane, vasi, specchiere dorate e sculture, compreso un busto in marmo di Shakespeare che somiglia molto a quello che abbiamo visto vicino alla sua tomba, a sottolineare l’alto livello sociale di questa famiglia.

Una delle stanze più belle è la biblioteca, piena di libri antichi e rari, preziosi soprammobili d’argento e avorio, sedute ricamate a mano, consolle intarsiate e un grande caminetto di legno sul cui fronte è scolpito il motto LIVE TO LEARN AND LEARN TO LIVE. Un consiglio niente male. In una teca di vetro è esposta con orgoglio una lettera firmata da Cromwell in persona che richiama il Lord della casa per un’importante riunione politica. La finestra a bovindo è grande e luminosa e si affaccia direttamente sul parco e sul fiume Avon, che scorre lento lì sotto. Non doveva essere male, lavorare seduti a questa bellissima scrivania davanti a questa vista fantastica.

L’antica sala da biliardo è illuminata da belle lampade a luce elettrica, mentre la sala da musica contiene un’arpa tutta dorata. La stanza da letto padronale ha un baldacchino in legno di quercia e tappezzerie in seta rossa, mentre nella sala da pranzo, apparecchiata con porcellane e argenti, domina un enorme mobile barocco scolpito ad altorilievo di proporzioni gigantesche, così imponente da mettere soggezione.

I giardini sul retro della casa, che sono quelli sui quali si affaccia la biblioteca, ospitano belle aiuole a forma di fiore fatte con piante colorate e siepi di rose e si estendono fino all’argine dell’Avon, che scorre poco più in basso.

Dai giardini passiamo al parco vero e proprio, che è davvero molto grande. Facciamo un lungo giro nel bosco e seguiamo per un po’ un signore che fa da guida volontaria ai visitatori raccontando i fatti principali della storia della casa e della sua gestione. Con lui arriviamo vicino a una parte del branco dei cervi, saranno almeno una ventina, che si riposano tranquilli brucando l’erba. Non ci possiamo avvicinare oltre una decina di metri per non spaventarli, ma li vediamo benissimo, sono fantastici, così liberi e aggraziati. In un gruppo un po’ più lontano c’è anche un esemplare completamente bianco e la guida spiega che nel branco ce ne sono almeno due; ci sono sempre stati esemplari bianchi in questo branco, ed è un fatto particolarmente speciale perché il cervo bianco è uno dei simboli del Re.

Lentamente il parco si riempie di gente con bambini e cestini da picnic, la giornata è buona e questo posto sembra davvero ideale per trascorrere qualche ora di tranquillità e pace in mezzo alla natura, alla maniera inglese.

Prima di lasciare questa zona arriviamo fino alla vicina chiesa di St. Leonard, un piccolo gioiello vittoriano fatto costruire dalla famiglia Lucy in onore di uno dei suoi discendenti. E’ una chiesetta di grandissimo fascino immersa nel verde, con il campanile a punta e il prato tutto intorno, bella come una classica cartolina della campagna inglese.

L’interno è delizioso, con le vivaci vetrate istoriate che lo rendono piacevolmente luminoso. In una cappella laterale ci sono tombe appartenenti a nobili della famiglia Lucy risalenti a vari periodi, ornate di grandi statue funebri in marmo e alabastro, molto particolari.

Pare che in questo piccolo cimitero intorno alla chiesa sia sepolto l’attore inglese Michael Williams, marito di Dame Judy Dench, che viveva con lei in una casa qui nei dintorni e che aveva recitato con lei nella Royal Shakespearian Company di Stratford per molti anni. Un saluto anche a lui, dunque.

Dopo una breve visita riprendiamo l’auto e ci spostiamo una cinquantina di miglia più a nord, a Albrighton, per la seconda tappa di oggi, che è un’altra di quelle che attendevo con impazienza: i giardini di rose di David Austin. Li troviamo facilmente e scopriamo che Albrighton, sul cartello di benvenuto in città, ha proprio scritto “La città natale delle rose inglesi”. Ci siamo, finalmente. Il posto è grande e ben organizzato, e l’ingresso appare proprio come sul catalogo che mi arriva a casa, solo che questa volta non è una foto, siamo proprio qui! Non mi sembra vero…

Entriamo nel vivaio (ingresso e parking Free) e poi subito nei grandi giardini, creati da David Austin per esporre le sue rose e dare un’idea esatta ai visitatori di come si possono sistemare questi fiori, che dimensioni e che colori hanno, e che tipo di corolla, per poter scegliere quelli più adatti alle proprie esigenze. Forse lo scopo teorico iniziale era davvero questo, ma credo che Mr Austin abbia disegnato questo meraviglioso roseto soprattutto per la sua bellezza e il suo profumo, per circondarsi di grazia e armonia, con una gran voglia di mostrare a tutti la straordinaria meraviglia di queste nuove rose da lui create nei primi anni sessanta, e godere ogni giorno dei frutti del suo lavoro.

I giardini sono assolutamente eccezionali, anche se è estate inoltrata e alcune varietà di rose non sono più in fiore. Ma molte lo sono ancora, straripano di fiori e boccioli, profumano l’aria dappertutto e offrono macchie di colore fantastiche: rosa tenue, rosa carico, lilla, giallo, arancio, viola, rosso, bianco candido o color crema… ce ne sono di ogni tipo, e riconosco anche molte delle nostre, che sono partite proprio da qui.

In alcune zone sono esposte sculture in pietra fatte da Pat Austin (la cui rosa omonima ha una delle mie sfumature preferite), e mentre Luca mi fa una foto vicino a una di queste opere una signora ci chiede se vogliamo che ci scatti una foto insieme, senza che noi le chiediamo nulla. Stavolta approfitto volentieri di tanta gentilezza gratuita, perché sono davvero contenta di essere qui oggi, e avere una foto insieme a Luca proprio in questo posto speciale sarà per me un ricordo unico.

Il giardino lungo comprende un pergolato e diverse file di cespugli di colori e qualità miste, mentre il giardino rinascimentale ha siepi, una vasca d’acqua e un loggiato con panchine in legno dove ci si può sedere ad ammirare tutta quella bellezza distesa li davanti.

Dopo un po’ di tempo passato a girovagare tra le aiuole perfettamente disegnate dei giardini all’italiana e i viali di cespugli in fiore che inondano l’aria di profumi delicati ci dirigiamo verso la Tea Room, ed entriamo per fare una sosta ristoratrice. Quante volte ho sognato di poter prendere un tè proprio qui! Sono incredibilmente contenta di poterlo fare oggi. Una ragazza gentilissima e molto carina ci porta il nostro Lady Gray con due scone belli paffuti, marmellata e clotted cream, buonissimi, serviti in fantastiche tazze di porcellana decorate con il disegno delle rose David Austin, una meraviglia per gli occhi oltre che per la gola. Ce la prendiamo comoda e ci riposiamo un po’, godendoci appieno il luogo e il momento.

Quando usciamo facciamo un giro tra gli scafali delle piante in vendita, anche se so benissimo che purtroppo non potrò comprare nulla. Peccato. Però è stato un pomeriggio bellissimo, una tappa importante di questo giro inglese, e il ricordo di queste ore resterà nel mio cuore a lungo.

L’ultima tappa di oggi è Lichfield, a neanche mezz’ora d’auto di distanza, dove abbiamo l’hotel per stasera e dove visitiamo la Lichfield Cathedral dedicata a St Chad e St Mary. È aperta con ingresso libero, ed è davvero una meraviglia, dentro e fuori. L’esterno è molto originale, in pietra arenaria rossa macchiata di nero dal tempo, enorme e imponente, con due altissime guglie laterali all’ingresso e la facciata completamente ricoperta di statue di Re e Santi. La terza guglia, centrale e più arretrata, è quella del campanile e la rende l’unica chiesa inglese con tre guglie di queste dimensioni possenti. L’impatto è sorprendente, e bellissimo. Finalmente una cattedrale che ha davvero i requisiti per essere definita tale: una navata lunga oltre 110 metri, guglie di facciata alte 60 metri e una torre campanaria di quasi 80 metri, così pesante che nel tempo è stato necessario apportare diverse modifiche strutturali per alleggerire il peso che gravava sulle pareti esterne ed evitare possibili rischi di collasso. Un mastodonte di pietra rossa che il gotico sospinge all’insù con leggerezza sorprendente, come fosse un palloncino pieno d’aria. Magnifica.

L’interno è a tre navate, con un bosco di colonne grandiose che salgono fino al cielo e archi a punta dappertutto, un pavimento del coro a mosaico policromo molto raffinato e un altare dorato dedicato alla Vergine Maria straordinariamente ricco. Purtroppo, durante la guerra civile inglese di metà ‘600 le vetrate originali di questa cappella vennero distrutte, sostituite in parte da vetri trasparenti e in parte da preziose vetrate istoriate fiamminghe portate qui nell’ottocento dal Belgio, prelevate da un’abbazia rimasta vittima delle guerre napoleoniche, per cui l’interno adesso è insolitamente luminoso per una chiesa in stile gotico di queste proporzioni.

Nella chiesa è conservata la reliquia di St Chad, antico vescovo anglosassone venerato dai pellegrini da oltre 1500 anni. In una cappella laterale si può visitare anche il monumento funebre alle Sleeping Children, una commovente tomba ottocentesca che raffigura due bambine abbracciate per sempre nell’eternità del marmo la cui madre, dopo averle perdute a distanza di un anno l’una dall’altra in modo imprevisto e doloroso, fece fare a un artista del tempo questa scultura speciale per ricordarle e averne un po’ di consolazione. Un angolo sentimentalmente romantico ed emozionante, in questa selva di linee gotiche imperturbabili.

All’uscita non c’è quasi più nessuno, e passeggiamo lentamente girando tutto intorno all’enorme cattedrale rossa appoggiata precariamente sul grande prato che va un po’ in salita, quasi si fosse posata qui per caso a riposare un momento prima di riprendere il suo volo verso l’alto. C’è una pace incredibile nell’aria della sera, e tutto sembra immerso nel silenzio e nella luce. Questa di Lichfield è davvero un bellissima cattedrale, sono contenta che siamo riusciti a farle visita.

Il nostro albergo è vicinissimo alla chiesa, un Best Western tranquillo e centrale dove ci danno una camera semplice ma spaziosa. Facciamo una cena veloce e rientriamo per riposarci finalmente, dopo tante emozioni. Domani ci aspetta ancora qualcosa di molto speciale prima di raggiungere la città di Liverpool, da dove prenderemo il nostro volo di ritorno per l’Italia.

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