L'importante non è cosa guardi, ma cosa vedi
 
Giovanni

Giovanni

giovanni

 

Se le foto si potessero ascoltare, guardando questa si sentirebbe Panic. La dolcezza assoluta, la levità, la bellezza nitida di quel piccolo giro di note che ti prende e ti porta con sé, piano piano…via. Avevo paura che non la eseguisse neppure stasera, a Lucca in estate non l’aveva fatta ma era un Tour diverso quello, suonava con l’orchestra dei Virtuosi Italiani, rimaneva meno spazio per i brani da solista. Questa di Livorno invece era una serata di concerto per Piano Solo, non può non eseguirla mi dicevo per convincermi, la farà di sicuro, dai, come potrebbe escluderla. E infatti ad un certo punto, quasi a sorpresa, eccola lì, salire dal pianoforte nella luce dell’unico riflettore puntato sul palco, ed espandersi nella bolla scura e raccolta del teatro, limpida e perfetta come sempre, incantevole, magicamente nuova ad ogni ascolto. Le dita scivolano veloci e lievi sui tasti, le spalle si curvano sul piano, i capelli lo sfiorano, le note si levano e subito fuggono dalla luce al buio come sciami di farfalle in volo, ora lente ora velocissime, è un’onda, un turbine, un soffio lieve, una carezza, aria che respiri e che ti entra dentro – e ti ritrovi a non respirare nell’attimo in cui tutte le note si nascondono dietro una pausa di silenzio perfetto – per poi tornare a sommergerti nuovamente un momento dopo, e portarti via nel loro volo, farfalla tra le farfalle, a dire la tua paura in maniera esatta eppure così bella che non fa più paura, è solo bella e basta, e vorresti continuare a volarci sopra per sempre.
Naturalmente, è stato bellissimo anche tutto il resto del concerto. Un Orologio degli Dei da togliere il fiato, questo pezzo live è davvero straordinario, una versione incredibilmente toccante di Back to life, tutta l’energia e la libertà della musica in Jazzmatic, la follia virtuosistica di Piano Karate, la forza potente dei sogni di Monolocale 7,30, la dolcezza della resa di Go with the flow, e tanti altri brani suonati con una passione trascinante. E poi nei bis, le ciliegine sulla torta: Aria, per imparare a respirare di nuovo, Come sei veramente, che anche questa live è da rimanere incantati, e persino Prendimi, che io ero già così grata per Panic che non osavo sperarci, e invece eccolo lì, un altro incredibile frullo di farfalle a prendermi per mano e farmi girare e girare in una danza lieve e allegra e gioiosa che mi avvolge e mi porta via con sé. Alla fine inchini, lanci di baci e saluti. Voilà.
Ora io non lo so, se abbiano più ragione i fan o i detrattori di Allevi, non ho le conoscenze tecniche necessarie per dare un giudizio del genere, e in ogni caso, a proposito di questa querelle inutile l’unica cosa che mi viene da dire è “I don’t give a damn’ ”, tanto per usare le parole di uno dei due soli uomini con i baffi che abbia mai trovato affascinanti. Io so solo che anche questa volta un Giovanni emozionatissimo ha interpretato la sua musica con grandissima passione e intensità riuscendo a tenere tutto il teatro con il fiato sospeso, e a portarlo con sé dove voleva. Quelli che pensano che non valga la pena, non vadano, semplicemente. Per quanto mi riguarda, ho passato una bellissima serata, e sono sicura che non la dimenticherò. Per questo, l’unica cosa che mi viene realmente da dire è: grazie Giovanni. Alla prossima.

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