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Giovedì 14 agosto 2014: Lost Gardens of Heligan – Glendurgan Gardens – Lizard Peninsula

Giovedì 14 agosto 2014: Lost Gardens of Heligan – Glendurgan Gardens – Lizard Peninsula

La colazione comincia alle 9 in questo bellissimo angolo di Cornovaglia, così ce la prendiamo comoda e ci alziamo un po’ più tardi del solito. Fuori piove a dirotto e il cielo sembra molto scuro, ma speriamo che anche questa volta il clima inglese riuscirà a sorprenderci. La sala dove scendiamo a mangiare è piuttosto piccola, ma il nostro tavolo e’ davanti a una finestra a bovindo che si affaccia su un panorama incantevole, talmente bello da sembrare un dipinto. L’apparecchiatura è perfetta, bianca e color tortora, semplice e di gran classe. Dave ci accoglie con gentilezza e ci prepara una full English squisita, senza dubbio la migliore gustata finora, con un bacon arrostito come si deve, uova perfette, un brown toast fragrante, e una ciotola di macedonia di frutta freschissima che ci rallegra la giornata nonostante il brutto tempo. Mentre mangiamo parliamo un po’ con Dave raccontandogli del nostro programma di viaggio e delle cose che vogliamo visitare nei dintorni, e anche se gli confermiamo che ci facciamo aiutare negli spostamenti da una guida turistica e da un GPS, lui ci regala una mappa della Cornovaglia dove sono indicati tutti i luoghi più interessanti da vedere, con informazioni dettagliate su indirizzi e orari. Davvero gentile.

Fuori la pioggia sta diventando un vero diluvio, col vento a folate che trascina immense nuvole d’acqua sbattendole ovunque, una visione inquietante che comincia a crearci qualche preoccupazione. Per fortuna, il tempo di finire di mangiare e andare a raccogliere le nostre cose per portarle alla macchina, e la pioggia scompare. Dave ci porta la valigia fino all’auto e ci indica la direzione giusta da prendere, e mentre ci saluta ci porge un pacchettino di stagnola con la torta di carote fatta in casa del suo buffet che non siamo riusciti a mangiare a colazione, per portarla via per pranzo. Non sappiamo come ringraziarlo per la sua incredibile, gentilissima accoglienza in questo luogo che sembra uscito pari pari da un libro di fiabe. Non dimenticheremo mai questa bellissima casa posata sul bordo del mare con la sua fantastica porta rossa, e il calore dei suoi abitanti.
La prima tappa di oggi sono i Lost Gardens of Heligan, giardini molto antichi che, per varie vicissitudini, stavano andando in rovina e che negli ultimi anni sono stati riportati quasi completamente all’antico splendore grazie a iniziative private. Non fanno parte di nessuna associazione, quindi dobbiamo pagare l’ingresso in quello che è un vero e proprio parco, pieno di piante antichissime e suddiviso in grandi aree a tema.

La prima parte è costituita da un giardino classico all’italiana con aiuole, sentieri, serre, fontane e siepi ben disegnate, compreso un walled garden dove sono allineati fiori di tutti i tipi e di tutti i colori. Da lì passiamo nel Giardino Produttivo, dove si concentrano alberi da frutto e orti pieni di verdure, compresa una serra dove è coltivata la vite.

Per uscire passiamo sotto ad un tunnel creato dai rami di una doppia fila di meli di diverse qualità, davvero originale. In uno dei piccoli giardini, decorato da panchine e con una vasca d’acqua al centro, è stato tagliato un tassello semicircolare da un’alta siepe a formare una sorta di finestra che si affaccia sulla costa, e che offre un panorama bellissimo.

In un’area speciale denominata Jungle ci ritroviamo a passeggiare tra piante esotiche enormi, palme, felci, bambù e vialetti rocciosi che si infilano tra intrighi di arbusti e radici vecchissime, c’è perfino un totem di legno scolpito nello stile Mahui australiano.

Una delle aree più grandi è quella dedicata all’allevamento degli animali da fattoria, galline, papere, mucche, pecore, maiali, c’è perfino una coppia di emù in un bel recinto a ridosso del bosco, non lontano da un immenso campo di camomilla in fiore. Dalla parte opposta scopriamo l’angolo di studio e osservazione dedicato alla salvaguardia degli uccelli del bosco, in cui sono state allestite casette e mangiatoie che attirano e nutrono dozzine di uccelli di ogni tipo, compresi fagiani e civette. Una serie di pannelli e monitor interattivi forniscono tutte le informazioni sulla vita e le abitudini degli uccelli che si sono stabiliti nel boschetto di fronte alla capanna-studio, e ci sono schede a disposizione dei visitatori nelle quali indicare tutti gli avvistamenti fatti. Ci sanno proprio fare, qui, con queste cose.

Le piante intorno a noi sono tutte molto antiche, con tronchi possenti, radici nodose e ricurve che spuntano dal sentiero come mani di vecchie streghe aggrappate alla terra, e rami contorti piegati dal soffio di venti misteriosi. C’è un bel lago pieno di ninfee in mezzo alla zona della Jungle, circondato da viottoli che si snodano nel fitto delle felci, scalette dai gradini fatti con tronchi d’albero e cespugli fioriti cresciuti in maniera selvaggia. Attraversiamo anche un ponte tibetano di corde, non esageratamente alto e dall’aspetto molto sicuro, che mi convince a cimentarmi nell’impresa nonostante la mia attitudine tutt’altro che propensa all’avventura estrema.

Intorno a noi ci sono querce, gelsi, larici, pini, faggi, abeti, moltissime felci, magnolie e perfino alcuni olivi. Ma le piante che ci colpiscono di più sono i cespugli di ortensie, sia classiche che giapponesi, bianche, azzurre e rosa antico, meravigliose ed enormi, alcune alte addirittura più di due metri. Uno spettacolo incantevole.

In uno dei grandi boschi, una coppia di artisti locali ha creato curiose sculture usando proprio le piante, e molti visitatori vengono fin qui attirati da queste opere d’arte naturali. La prima che incrociamo è una grande figura di donna con un tralcio di fiori tra le mani, purtroppo già sfioriti, una specie di grande fantasma vegetale fatto di rami.

Più avanti c’è forse la scultura più nota del giardino, “The Mud Maid”, una fanciulla distesa su un fianco, gli occhi chiusi come una bella addormentata nel bosco, con un braccio ripiegato vicino al corpo e i capelli fluenti distesi sul terreno. E’ stata creata combinando diversi tipi di piante verdi e fiorite per ottenere un effetto il più possibile morbido e realistico, ed è una presenza davvero suggestiva. Una fata dormiente, una driade, uno spirito della Natura disteso a proteggere il cuore più segreto del bosco, il cui tocco lieve è sufficiente a far fiorire la terra tutto intorno. Incantevole.

Vicino all’uscita troviamo l’ultima statua vegetale, una testa di gigante che spunta dal terreno fino al naso, con i capelli arruffati e gli occhi buffi fatti con frammenti di porcellana azzurra, un personaggio molto simpatico. Mi piacerebbe averne uno così in giardino.

Quando usciamo passiamo dallo shop, che è fantastico e ha tutti gli strumenti necessari per il giardinaggio e la decorazione nello stile tipico inglese: sagome di animali di ferro e di legno, piccole sculture, targhette per le piante, casette per gli uccelli, semi e mangiatoie di tutte le dimensioni, sementi per l’orto, annaffiatoi e abbigliamento da giardino, c’è di tutto. Naturalmente c’è anche la zona dove si possono acquistare le piante e i fiori coltivati nelle serre di Heligan, e la cosa non ci sorprende affatto. Dappertutto qui ci sono Garden Centre, Flower Shop, Horticultural Show e simili. Ovunque, sia nei paesini che nei grandi centri cittadini, i negozi di piante e articoli da giardino sono numerosissimi e sempre molto frequentati. Anche i giardini aperti al pubblico come Heligan sono sempre affollati, perché per gli inglesi il gardening è una vera passione, piace a tutti e tutti ne sanno parecchio, a giudicare dai commenti che abbiamo sentito in giro oggi. Tutte le case, anche le più semplici e le più piccole hanno un giardinetto o un vialetto curatissimo, i vasi sono appesi dappertutto, ai muri, ai lampioni, ai portoni, alle finestre, alle verande, e sono stracarichi di fiori ben tenuti. Le case poi sono un incanto, tutte in pietra o di mattoni rossi, non si trova una casa intonaca a pagarla, e sono tutte al massimo strutture di due piani, niente palazzoni o condomini sgraziati, alcune addirittura hanno ancora il tradizionale tetto in paglia. Questi cottage deliziosi, insieme alle colline lavorate come quadri con fazzoletti di campi di vari colori dove pascolano pecore e mucche separati tra loro da siepi, contribuiscono a fare di questo paesaggio uno spettacolo unico.
All’uscita dobbiamo correre, perché improvvisamente comincia a piovere e in tre minuti si scatena un acquazzone violento, ma riusciamo a salire in auto senza troppi danni. Mangiamo la torta alla carota di Dave, squisita davvero, e proseguiamo verso sud diretti alla seconda tappa, i Glendurgan Gardens. Quando ci arriviamo splende di nuovo il sole.

Questi giardini sono curati dal National Trust, quindi entriamo con la tessera del FAI. Sono più piccoli dei precedenti, ma molto belli e ricchi di piante di ogni tipo, comprese enormi camelie che, a maggio, devono dare spettacolo.

Le differenze fondamentali rispetto ai giardini di Heligan sono due: la prima è che da qui, lungo un sentiero che passa attraverso il bosco, si arriva fino giù al mare, in una bella insenatura tranquilla, dove posso toccare di nuovo l’Oceano con le dita. Il sole basso luccica sull’acqua calma, e la costa rocciosa coperta di verde protegge questa piccola baia dalla furia delle tempeste invernali.

La seconda èThe Maze, il labirinto di piante più spettacolare che abbiamo mai visto. È stato disegnato sul fianco inclinato di una collinetta, per poterlo vedere da una piccola postazione affacciata sulla parte più alta del bosco di fronte. La sua particolarità è che il percorso è fatto di sinuose linee curve, morbide e misteriose come un disegno celtico, come un gigantesco cervello verde, o un’enorme pianta sottomarina portata all’aria aperta e poggiata su un prato, con un effetto finale assolutamente straordinario.

Sembra di essere stati catapultati in un posto incantato, in un luogo uscito direttamente da un romanzo fantasy. Ci entriamo attraverso un piccolo cancellino di metallo e lo percorriamo tutto con un po’ di difficoltà, vagando da un’ansa all’altra ingannati dalla prospettiva obliqua e dai ghirigori riccioluti del sentiero che si susseguono senza fine e – fatica a parte – è molto divertente arrivare al cuore di questo magnifico trabocchetto vegetale.

Alla fine del giro dei giardini oltrepassiamo l’immancabile vendita di fiori e piante e raggiungiamo la caffetteria, per prendere una tazza di tè caldo. Ci vuole proprio, dopo tanto camminare.

Da qui partiamo in direzione dell’alloggio di stasera, che è nella Lizard Peninsula, in fondo alla Cornovaglia, dove abbiamo prenotato presso un piccolo albergo con vista sul mare, il Paris Hotel. Lo troviamo facilmente grazie alla nostra efficiente Miss della Volvo, e scopriamo che è una struttura incantevole, di legno bianco a due piani con tutte le rifiniture azzurre. Una locanda tipica, posata sul bordo estremo del mare. Tutto intorno solo acqua e cielo, e azzurro a perdita d’occhio.

La stanza è semplice e pulitissima, e il ragazzo che ci accoglie al pub a pianterreno è molto cortese. Facciamo un giro a piedi fino al porto lì di fronte, nel minuscolo paesino di Helston, dove i negozi sono già chiusi e le poche persone in giro ci salutano con cortesia. Tutto intorno è vastità e silenzio, cielo e Oceano.

Gli unici suoni che si sentono sono le strida dei gabbiani, e le voci squillanti di alcuni bambini sui 7/8 anni che si tuffano in acqua da un piccolo molo di pietra, allegri e felici come fosse ferragosto in Sicilia. Indossano la muta ma sono le 7 di sera, fa piuttosto fresco, ha piovuto da poco e l’acqua deve essere gelida. Evidentemente, questo è un dettaglio irrilevante che non li riguarda. Se ne stanno lì a saltare dentro e fuori dall’acqua come se niente fosse, tra grida di gioia e divertimento, spinti da quel desiderio di iterazione infinita di un gesto piacevole di cui solo i bambini conoscono il segreto.

Ceniamo al pub del nostro piccolo hotel e dobbiamo aspettare un po’ perché si è riempito in breve tempo come era prevedibile, visto che il luogo è isolato e non ci sono molti altri ristoranti in giro. E comunque il locale ha un’atmosfera molto accogliente, i ragazzi che lo gestiscono sono davvero simpatici e il cibo è buono, tanto che ci sono intere tavolate di famiglie riunite a cena. Io scelgo una zuppa di pesce, Luca il chili con carne, con birra chiara locale molto profumata, e concludiamo nel migliore dei modi un’altra giornata bellissima.

Mi aspetto molto dalla Cornovaglia e non so come, ma sento che non resterò delusa.

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