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Lunedì 18 agosto 2014: Chipping Campden – Bourton Falconry Show – Snowshill Manor – Tewkesbury Abbey

Lunedì 18 agosto 2014: Chipping Campden – Bourton Falconry Show – Snowshill Manor – Tewkesbury Abbey

Finalmente questa giornata comincia col sole, anche se la temperatura notturna è stata piuttosto bassa per i nostri standard estivi e, visto che oggi il programma non è molto fitto, speriamo di poterne approfittare per stare un po’ fuori a goderci la campagna.
La colazione è buona e abbondante nella cucina tranquilla di Jan e Bob e alle 9,30 siamo già  in macchina diretti al vicino paese di Chipping Campden.
Si tratta di uno dei villaggi tipici di questa bellissima contea delle Cotswold, che sembra uscita pari pari da un libro di fiabe. I panorami che si stendono intorno a noi sono incredibili: dolci colline coltivate con precisione geometrica si alternano a grandi aree lasciate a pascolo, dove dozzine di placide pecore se ne stanno sparse a brucare l’erba verdissima. E dappertutto, alberi – fronzuti e maestosi, bellissimi.

Il villaggio è esattamente come dice la guida, piccolo, tranquillo e molto caratteristico. Le case sono costruite in una pietra locale color miele detta Cotswold Stone e hanno finestrelle decorate da piccoli animali in porcellana, terracotta o ferro, mini giardini fioriti e porte d’ingresso in legno con i battenti di ottone. Davanti ad alcune ci sono ancora le bottiglie del latte fresco appena consegnato.

Facciamo una passeggiata fino alla chiesa principale, molto bella nella sua semplicità , e visitiamo anche una piccola chiesetta cattolica dedicata a Santa Caterina. Ma l’edificio di maggior spicco è senza dubbio il Mercato Coperto, situato lungo la via principale, abbellito da grandi archi e risalente alla prima metà  del XVII secolo. L’interno è stato risistemato e oggi ospita il museo dell’Arts and Crafts, nato in quest’area, che comprende una zona di esposizione per le opere di artigiani locali che lavorano soprattutto lo smalto, il ferro e alcuni tipi di tessuti. Ci facciamo un giro naturalmente, e tra i molti bellissimi oggetti esposti scelgo un piccolo ricordo azzurro da riportare a casa con noi.

Poco fuori dall’ingresso del villaggio passiamo davanti ad alcune abitazioni assolutamente eccezionali, che sono certamente tra le case più belle che abbiamo mai visto. Uno è un cottage tradizionale in pietra gialla, ma disposto così bene nella sua architettura armoniosa e con un giardino così curato e strabordante di fiori da lasciare incantati.

Altri due sono cottage molto grandi, in pietra con i tipici thatched roof, i tetti coperti di fitti strati di paglia pressata, e hanno giardini tanto belli da sembrare fatati. Uno dei cottage è circondato da un’enorme siepe le cui piante sono state potate con un andamento curvo che la fa sembrare una soffice nuvola verde posatasi per caso ai bordi di questa bellissima casa. Incantevole.

Da Chipping Campden torniamo verso Bourton e, dato che avevamo notato un cartello che indicava uno show di falconeria nelle vicinanze, cambiamo di buon grado il nostro programma e andiamo a vedere di cosa si tratta. Alla falconeria non si resiste, ovvio. Si tratta del Cotswold Falconry Centre a Moreton in Marsh, a pochi minuti di distanza dall’uscita del paese di Chipping Campden, in mezzo a un parco enorme, e anche se si è un po’ rannuvolato l’atmosfera è comunque piacevole. Facciamo il biglietto ed entriamo, e visto che manca ancora qualche minuto all’inizio dello show, facciamo un giro del centro per spiare le varie specie di uccelli da preda sistemati nei loro spazi, alcuni in grandi voliere chiuse, altri all’aperto sul trespolo, con solo un tetto di rami a protezione e il classico laccetto di cuoio intorno alla zampa.

Giriamo per i sentieri ben tenuti per fare qualche foto e scoprire quali e quanti uccelli allevano qui, e incontriamo delle creature bellissime: falchi di più specie e dimensioni, grandi aquile europee e americane, gufi, civette, avvoltoi, sparvieri, tutti ben sistemati nei loro spazi e molto attenti ai visitatori che li ammirano da vicino.

All’ora dello show ci sediamo tutti su alcune panche di legno sistemate di fronte a una grande zona aperta e ascoltiamo i due addestratori che ci spiegano tutto sulle abitudini e le capacità  dei rapaci, mostrandoci come volano e come cacciano, cosa cercano e cosa invece evitano, e come, nonostante la famiglia comune, siano assolutamente diversi gli uni dagli altri nei loro comportamenti fondamentali. Non mi stancherei mai di veder volare i rapaci, sono creature straordinarie. Avevamo visto uno show del genere in Scozia ed ero rimasta così impressionata da conservare il ricordo di quelle emozioni vivido per mesi nella mente, anche dopo il nostro rientro a casa.

Dopo averci presentato le caratteristiche fisiche e i comportamenti di volo del gufino George, e poi di una civetta, di uno splendido falco pellegrino e di tre diversi avvoltoi, è finalmente il turno della protagonista più attesa, l’aquila grigia. Si tratta di una grossa femmina di nome Lulu, maestosa e possente, e il suo volo è davvero uno spettacolo incredibile. All’inizio in realtà sembra non volerne sapere, viene messa sul trespolo in cima a un palco da dove dovrebbe librarsi ma lei resta là ferma e non si decide, piccosa e sdegnata. Ci spiegano che molto probabilmente non vuole volare perché non c’è un alito di vento e lei non ha intenzione di sprecare energie preziose senza motivo, quindi se ne sta li sul suo trespolo e aspetta, immobile, a fissare il bosco intorno con i suoi occhi acutissimi. E’ libera di andare, ma non si muove. Sa benissimo cosa vuole, e sa quando è il momento di andarselo a prendere. Perché come dice l’addestratore, noi ci creiamo tante belle storie immaginarie sugli uccelli e la libertà , gli spazi immensi del cielo a loro disposizione, la capacità  di librarsi ad altezze incredibili in pochi istanti… ma la verità  vera è che volare è un lavoro duro. It’s hard work. Anche per questi volatori eccezionali. Soprattuto per quelli di notevoli dimensioni come Lulu, che devono sollevare e mantenere in volo un corpo grande e pesante. Ecco perché hanno imparato a non sprecare energie in modo sciocco o inutile. Se non è proprio necessario, o conveniente, non vanno.

Ma alla fine, nel momento in cui si alza un po’ di vento nella giusta direzione, Lulu d’un tratto si muove e finalmente si decide, arruffa un po’ le ali, si china in avanti e spicca il volo, e un attimo dopo è già  lontana, lassù in alto, con le grandi ali spalancate in un volo circolare sopra un campo erboso, sollevata da una corrente propizia. A guardarla si capisce esattamente il significato dell’espressione “padrona dei cieli”. Bellissima, elegante, veloce, potente, padrona di ogni dettaglio che osserva dalla sua posizione elevata. E anche quando torna dall’addestratore, con la sua cordicella intorno alla zampa, continua a guardare tutti con i suoi occhi acuti come la più libera delle creature.

Subito dopo la fine dello show comincia a piovere, e nel tempo che arriviamo alla macchina viene già il diluvio! Piove forte mentre andiamo verso la nostra prossima tappa, a meno di venti minuti di distanza, e fuori ci sono 14 gradi. E’ l’estate britannica.
Naturalmente, quando arriviamo a Snowshills Manor ha già smesso, anche se l’aria è fresca e rimpiango di non avere una giacca più pesante. Questa tenuta è gestita dal National Trust (ingresso gratis grazie al FAI), ed è un luogo davvero particolare. Il proprietario, Charles Wade, era un viaggiatore e imprenditore della prima metà  del novecento che, in molti anni di viaggi, ha messo insieme una collezione di oggetti ricchissima e disparata raccolta in molti paesi del mondo. Era così legato alla sua collezione che acquistò questa magnifica dimora, la fece restaurare per bene, creò un giardino tutto intorno, e la usò per sistemarci la sua raccolta di pezzi rari.

Oggi sono esposti qui oltre 22000 oggetti di svariati generi, da quadri a costumi, da attrezzi da agricoltura a strumenti per tessere e cucire, da giocattoli a armature, da maschere asiatiche a porcellane, da casse di legno e mobili intarsiati a biciclette e carrozzine, da strumenti musicali di ogni epoca a sculture in osso, avorio, legno, bronzo o marmo.

C’è veramente di tutto, in quantità  sorprendenti, ma è soprattutto la qualità  di ognuno di questi oggetti che stupisce, perché il filo conduttore di questa eterogenea collezione è l’artigianato, il lavoro fatto a amano, l’unicità  di ogni singolo pezzo fatto al meglio dai più abili artigiani del tempo. Le stanze visitabili del cottage sono disposte su vari piani, in un’atmosfera insolita e molto curiosa, e il percorso tra pavimenti scricchiolanti e mix di oggetti strani è davvero affascinante. Non so, ma mi viene da pensare che solo un inglese avrebbe potuto concepire un luogo e una raccolta come questi.

E se è divertente e interessante per noi oggi passeggiare tra questo bric-a-brac di oggetti così disparati e immaginare da dove vengono, chi li ha fatti, come erano usati, che storie passate possano avere, certo deve essere stato ancora più esaltante per Wade girare per il mondo alla ricerca di tutte queste cose incedibili da raccogliere nella sua preziosa dimora inglese. Un vero avventuriero dell’altro secolo.

All’uscita dal giardino ci fermiamo alla caffetteria e la gola ci salva da un altro diluvio. Infatti, mentre prendiamo un tè con due scone al burro e marmellata, fuori si aprono le cateratte del cielo….

Ce la prendiamo comoda, giriamo anche lo shop e quando usciamo piove appena, e in pochi minuti esce il sole.

Visto che sono poco più delle cinque, decidiamo di aggiungere una tappa extra e arriviamo alla vicina abbazia di Tewkesbury, una delle chiese parrocchiali più grandi del paese. Facciamo giusto in tempo a dare un’occhiata agli interni, perché sta per chiudere, ma basta poco per vedere quanto anche questo edifico millenario sia prezioso e bello. L’architettura è quella del 1100 circa e la facciata ha il più grande arco normanno esistente in una chiesa inglese, davvero notevole. Il giardino esterno poi è un incanto, con l’erba perfettamente tagliata, i cespugli di fiori, i cipressi lungo i vialetti, le tombe di pietra del piccolo cimitero tutto intorno e le panchine per riposarsi. Qui vediamo anche uno degli alberi più grandi e maestosi che abbiamo visto finora, una creatura incredibilmente bella.

Da qui torniamo a Bourton, a fare un giro per il nostro paesino attraversato da un piccolo ruscello dove nuotano le anatre e nel quale si specchiano diversi salici piangenti. Le case e i negozi sono anche qui quelle tipiche di pietra, senza insegne luminose né cartelli pubblicitari che possano alterare l’atmosfera originale, con solo insegne di ferro battuto dipinte a mano e oggetti tipicamente inglesi nelle vetrine.


Ceniamo in un piccolo pub tradizionale vicino al ruscello, che si attraversa con uno dei ponticelli più bassi e romantici che abbiamo mai visto. Bistecca e verdura per Luca, pollo con cheddar cheese per me, quindi rientriamo al nostro b&b.

La signora Jan ci saluta tutta gentile così trovo il coraggio di chiederle una coperta in più per la notte perché stasera fa freddo, e lei mi da subito due plaid di pile morbidi e caldi. Ignoriamo completamente la tv sul cassettone e ci mettiamo a dormire, mentre un silenzio spesso e irreale avvolge lentamente il piccolo paese fuori dalla nostra finestra.

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