L'importante non è cosa guardi, ma cosa vedi
 
Lunedì 20 giugno 2011: Golden beach – Stegna beach – Faliraki – Anthony Queen bay – Terme di Kallithea – Maria’s Tavern – Captain’s House

Lunedì 20 giugno 2011: Golden beach – Stegna beach – Faliraki – Anthony Queen bay – Terme di Kallithea – Maria’s Tavern – Captain’s House

Il solito splendido sole ci sveglia all’alba anche stamattina, incredibile come qui il cielo sia un telo azzurro sempre uguale un giorno dopo l’altro. Facciamo colazione con calma e decidiamo che oggi andremo a cercare qualche spiaggia bella verso nord, lungo il tratto di costa compreso tra Lindos e Rodi. Oltrepassiamo la bellissima Vlycha, che già conosciamo e, non molti chilometri dopo, svoltiamo al bivio che porta alla Golden Sand, così chiamata perché la sua sabbia ha un colore quasi dorato ed è finissima. Quello che sembra un semplice bivio in realtà è una discesa tutta curve e strapiombi che arriva fino a una baia ampia raccolta intorno a una piscina di acque color smeraldo. Vista dall’alto, dove ci fermiamo per fare qualche foto, è certamente spettacolare, la spiaggia è davvero di sabbia fine ed è di un giallo intenso quasi dorato.

Scendiamo fino al parcheggio, già sulla sabbia, e diamo un’occhiata più da vicino. La spiaggia è una luna più profonda che larga in parte attrezzata, anche se le strutture sembrano alquanto semplici, e c’è già un bel po’ di gente. Questo dettaglio, insieme al fatto che il fondale sabbioso non è tra i miei preferiti, ci convince a risalire in auto e continuare a cercare un posto che ci piaccia di più. Facciamo ancora qualche chilometro e svoltiamo a destra all’altezza dell’indicazione della spiaggia di Stegna, nei pressi del villaggio di Archangelos, anche questa segnalata come una tra le più belle della zona. Per raggiungerla passiamo in mezzo al centro abitato, del quale avevo letto buone recensioni, ma rimaniamo un po’ delusi da ciò che vediamo. Il paesino è piccolo e caotico e molto desolante a dire la verità, ci sono lavori in corso sulla strada e sporcizia in giro, circolano decisamente troppe auto in queste stradine strette e non vediamo niente di attraente da nessun punto di vista. Magari questa è l’ora sbagliata, o magari siamo passati un po’ troppo nella periferia, però sono contenta di non aver scelto questo posto come base per la nostra vacanza, non c’è paragone con il fascino e la bellezza di Lindos. Raggiungere la spiaggia è più complicato del previsto, ma alla fine la troviamo e parcheggiamo proprio dietro alla striscia di sabbia semi attrezzata. C’è poca gente qui, e anche gli ombrelloni da noleggiare sono pochi, se uno vuole può portarsi il proprio e sistemarlo dove più gli piace senza alcun problema. La spiaggia è lunga e abbastanza pulita, l’acqua è semplicemente fantastica, come dappertutto qui, ma quello che mi piace di meno è ciò che c’è intorno: case basse un po’ vecchiotte costruite proprio a ridosso della spiaggia, una taverna poco curata, poche piante e un disordine generale che non rende il posto troppo accogliente. Non ci va molto di passare tutta la giornata qui, e comunque preferisco di gran lunga le spiagge di ghiaia, dove l’acqua è cristallina, così ci limitiamo a fare qualche foto e ritorniamo su sulla via principale, proseguendo la nostra esplorazione in direzione nord.

Più avanti vediamo l’indicazione per la famosissima spiaggia di Tsambika, una delle più grandi e belle di tutta la costa, ma visto che siamo già arrivati fin qui decidiamo di provare a proseguire ancora dritto e arrivare fino alla Anthony Queen Bay, a una trentina di chilometri da Lindos, per vedere com’è realmente questa baia così famosa e soprattutto quanta folla c’è. La strada è scorrevole e il traffico non è eccessivo, s’intensifica solo un po’ nel momento in cui arriviamo a Faliraki, uno dei centri più frequentati dai giovani dell’isola e dai turisti per via dei suoi mille locali dove si può bere e ballare fino all’alba. Passiamo nella zona esterna del paese, e subito resto impressionata dalla quantità di edifici stravaganti e kitsch che si concentrano in poche centinaia di metri. Un castello di cavalieri medievali, un luna park, un ristorante-caverna dei Flinstones, una pagoda cinese, un locale tipo far-west, una piazza con una copia enorme del Bacio di Rodin sistemata in mezzo agli ibischi, e via così con assurdità simili per un bel tratto – e questa è solo la zona periferica! Sarà che è giorno, la luce è forte ed è tutto quasi deserto, ma l’impressione che suscitano questi edifici è davvero bizzarra. Ribattezziamo questo paese la Las Vegas di Rodi e proseguiamo la nostra marcia lungo la via principale, rallentati solo da alcuni chilometri di lavori in corso.

In effetti ci sono i segni dei lavori in corso, ma di fatto non si vede nessuno che sta lavorando in questo momento, e lo stesso vale anche per molti complessi che notiamo lungo la strada a mano a mano che procediamo verso nord. Dove la concentrazione di case e negozi diminuisce, si sgranano resti di edifici in costruzione che in realtà sembrano abbandonati, con strutture in cemento armato nude come scheletri spolpati, enormi alberghi a file e file di piani ancora da completare, detriti e ferraglie a mucchi lungo la via, e nessuno che ci stia lavorando. Una buona parte dei grandi complessi alberghieri, compresi quelli già finiti e attivi, è stata costruita davvero molto vicino al mare e con totale sprezzo per una qualunque ricerca minimamente estetica che potesse preservare almeno in parte la bellezza naturale del luogo. Casermoni squadrati grandi e fitti come alveari, condomini di periferia dall’aria squallida che qualche tinta colorata, due fiori e uno sventolio di bandiere non bastano certo a rendere tollerabili. Si ha come la sensazione che le parole “piano regolatore” e “tutela del territorio” in greco non esistano, o se pure esistono, qui a Rodi lo ignorano. Ed è un vero peccato, perché tanto è brutta e irritante l’opera degli uomini lungo questa costa, tanto spettacolare e meravigliosa è la natura, che qui ha dato davvero prova di quanto può essere straordinaria quando ci si mette. Il mare è meraviglioso ovunque, azzurro carico e specchiato nel cielo terso, immobile e denso come un olio luminoso. La linea costiera è tracciata con una matita morbida che ha disegnato solo piccole curve armoniose e insenature dolci, sembrano fatte apposta per spiegare a chi le guarda che cos’è una baia. Le colline di roccia dorata spruzzate qua e là di cespugli verdissimi e olivi dalle chiome rotonde non sono né troppo brulle né troppo sfacciate, solo la cornice ideale per racchiudere l’immagine di questo Mediterraneo splendido che qui si mostra al meglio di sé. Ci sono anche molte capre lungo la strada, libere e tranquille, stese all’ombra o inerpicate su in alto a cercare i cespugli migliori da sgranocchiare, e qualche asino legato a una corda in mezzo a un campo perché non possa arrivare fino alla strada. Vediamo qua e là vecchi edifici in disuso che stanno ormai crollando a pezzi nell’indifferenza – o nella miseria – generale, e ogni tanto, carcasse di auto lasciate ad arrugginire sotto un albero. Ora, se c’è una cosa che mi deprime sono le carcasse di auto abbandonate in giro nell’incuria generale, sono il segno che l’indifferenza e la mancanza di controllo hanno ormai superato il livello di guardia, per questo mi dispiace particolarmente vederle qui. E però non ci sono solo cose brutte lungo la via, ci sono anche tante cose belle, come le moltissime piccole chiesette perfettamente tenute, dedicate ai vari Giovanni, Paolo, Nicola, Giorgio o chissà quanti altri, tutte perfettamente bianche, con il loro piccolo tetto colorato dai bordi all’insù, le pietre di rifinitura sistemate una ad una, e la scala di accesso con i fiori intorno. Ce ne sono proprio tante lungo la strada, una ogni pochi chilometri, se ti serve un bagno qui puoi essere nei guai, ma se hai bisogno di dire una preghiera urgente non c’è problema, rallenti un po’ e trovi sicuramente il bivio giusto – basta girare la maniglia, e sei davanti a Dio.
La Anthony Queen bay si raggiunge facilmente grazie a dei cartelli vecchiotti ma sufficientemente visibili, che indicano la svolta a destra della via una quindicina di chilometri prima di Rodi. Basta seguire le frecce per raggiungere il parcheggio (gratuito), dove lasciamo l’auto per andare a vedere se abbiamo finalmente trovato la nostra spiaggia per oggi.

Ci affacciamo in cima alla scala che porta giù alla baia per vedere com’è, e d’un tratto ci ritroviamo davanti allo spettacolo mozzafiato di un paradiso naturale straordinario, dove l’acqua cambia colore ancora una volta per diventare verdissima e cristallina, circondata da rocce e piante folte. Un angolo incantevole e tranquillo dove sicuramente verrebbe voglia di passare non solo una giornata, ma un’intera vacanza. C’è già un po’ di gente perché siamo in tarda mattinata, e questo è un posto dove in alta stagione o si arriva presto o non c’è verso di entrare, ma per fortuna in giugno le cose sono decisamente più gestibili. Nella zona centrale della baia ci sono ancora degli ombrelloni liberi, e per i soliti 8,00€ la signora ce ne affida addirittura due, vicinissimi, e due lettini. La zona è rocciosa, difficoltosa sotto diversi punti di vista, ma ovviamente questo non basta a fermare la quantità di persone che arrivano qui ogni giorno desiderose di godersi questa meraviglia naturale.

Il fatto – noto a tutti visto anche il nome della baia – che su questa spiaggia siano state girate alcune scene di un film importante come “I cannoni di Navarone” interpretato appunto da Anthony Queen ha certamente il suo fascino, ma il motivo per cui tutti vogliono venire qui non ha bisogno di incentivi cinematografici: il fatto è che questo è un posto bellissimo, uno spettacolo della natura, e nessuno ci vuole rinunciare. Questa è, senza alcun dubbio, la più bella baia dell’isola, nonostante le sue dimensioni ridotte, e non c’è bisogno di averle viste tutte per poterlo affermare.

Sistemiamo le nostre cose all’ombra, al riparo dal sole intenso delle ore del picco, e ci godiamo il paradiso naturale che abbiamo davanti con tutta calma. C’è un po’ più di gente rispetto alle altre spiagge già viste, ma niente d’insopportabile in effetti, e quando andiamo a fare il primo bagno siamo quasi soli in questo specchio di smeraldo.

La concentrazione di italiani qui è particolarmente alta, piccoli gruppi familiari o coppie vanno e vengono senza fare troppa confusione – con qualche piccola eccezione – ma avevo letto che in agosto la situazione diventa quasi invivibile, e sono contenta che la nostra giornata invece scorra al meglio. Al secondo bagno anche Luca non resiste a quest’acqua spettacolare e resta dentro più a lungo del solito ignorando il rischio scottature, e finalmente si cimenta in una delle sue originalissime creazioni trovando una soluzione tutta sua alla mancanza di sabbia da modellare. Non me ne accorgo subito, presa a cercare di scattare qualche foto che possa rendere un minimo di giustizia alla bellezza straordinaria di questo posto, così quando lo raggiungo in acqua scopro che è già all’opera. In mancanza di sabbia – e… di neve – ha iniziato a creare un “omino di sassi” nell’unico posto dove può provare a farlo, direttamente sott’acqua! Sta venendo proprio bene, mi piacciono i piedi grandi e il cappello colorato, ma soprattutto mi piacciono quella fantasia e quella creatività tutte sue che lui ci mette sempre quando s’inventa queste cose.


Ci vuole un po’ a finire l’omino, il movimento lieve delle onde continua a spostare i piccoli sassolini dei bottoni e della faccina che vanno continuamente rimessi a posto, e sono risate alla ricerca del sassetto dalla forma e dal colore più giusto, ovviamente una scusa banale per stare a mollo in quest’acqua calda e chiara come luce, mentre gruppetti di piccolissimi pesciolini quasi trasparenti vengono via via a scuriosare vicino alle mani di Luca per vedere come procedono i lavori. Quando usciamo dall’acqua lasciamo l’omino sommerso inquadrato nella sua piccola cornice di sassolini, e nella grande cornice di bellezza naturale nella quale è racchiusa questa baia cristallina.

Restiamo in spiaggia il più possibile, tra bagni e chiacchiere sotto gli ombrelloni blu, ma alla fine non ci resta che cominciare a raccogliere le nostre cose. Dobbiamo percorrere oltre 30 chilometri per tornare a Lindos, e prima vogliamo fare un salto a vedere le Terme di Kallithea che sono proprio qui vicino. Ma è dura lasciare questo luogo incantevole, questa è una di quelle spiagge che da sola vale il viaggio fino a quest’isola azzurra.


Torniamo al bivio con la via principale e proseguiamo ancora per pochi chilometri verso nord, fino alle indicazioni che portano direttamente al parcheggio delle Terme di Kallithea. Le descrizioni sulla guida ci hanno incuriositi tanto che abbiamo deciso di venire a vederle di persona, nonostante ci sia un piccolo biglietto d’ingresso da pagare (3,00€ a testa). Si tratta di una struttura termale costruita per volontà e cura del Governatore nel 1929, durante il periodo di dominazione italiana sull’isola, su disegno di un architetto italiano che cercò di creare un posto che avesse il fascino e l’eleganza di un complesso termale in chiave marina. Dopo un primo successo, in seguito agli eventi storici che rivoltarono l’Europa intera, lo stabilimento fu abbandonato e andò praticamente in rovina, e solo recentemente è stato completato un attentissimo lavoro di restauro che ha finalmente riportato questo luogo così particolare al suo antico splendore. L’ingresso è definito da due alte torrette e da un cancello lavorato che da accesso a una rotonda dominata da una grande fontana, dietro alla quale si trovano la biglietteria e il vero corridoio di entrata agli stabilimenti. Sotto un grande pergolato ornato di fiori si srotola come una guida un bellissimo pavimento in acciottolato bianco e nero disegnato a piccole losanghe geometriche, per un ingresso di grande effetto scenico.

Alla fine del corridoio, una scalinata decorata a figure marine con la stessa tecnica tipica dei ciottoli bicolori degrada fino al giardino e al primo edificio di rilievo del complesso, la piccola rotonda delle terme, con il tetto a cupola traforato che lascia entrare sottili fasci di luce come un cielo stellato, con una vasca rotonda al centro circondata da sedute in pietra, raggiungibili attraverso scale che scendono giù da archi dalla forma di fiore vagamente moresca. Un luogo fresco e raffinato circondato di palme, che da certamente un’impressione di benessere e relax.


Tutto l’ambiente ispira relax ed eleganza in effetti, dalla piccola baia circondata di piante ai giardini curatissimi e pieni di fiori che si estendono tutto intorno, visitabili percorrendo sentieri di ghiaia e candidi colonnati che permettono di passeggiare nell’ombra fresca del tardo pomeriggio.

Da un sentiero a destra dell’ingresso si arriva alla grande rotonda, un vasto spazio semi-aperto delimitato da colonnati e arcate e coperto da una grande cupola bianca alta oltre 14 metri, che è l’edificio centrale di questo complesso così attentamente recuperato, dove un tempo sorgeva proprio la fonte delle acque termali. Una parte della struttura, di forma circolare e splendidamente pavimentata, è oggi adibita a mostre fotografiche o pittoriche, e in questi ambienti si svolgono molte delle attività culturali organizzate sull’isola.

Nella parte più interna della grande rotonda si percorre un corridoio circolare le cui arcate si aprono bianche ed essenziali sull’azzurro intenso del mare, lasciando entrare il vento profumato di salmastro che arriva direttamente dalla baia. Diverse porte si aprono ad arco su stanze riservate a esposizioni e mostre di vario tipo, compresa una storia fotografica dettagliata del restauro di questi luoghi e una serie di magnifici ritratti di attori che hanno partecipato a film importanti girati sull’isola di Rodi, oltre a regalare una vista splendida sui giardini e sui i fiori che circondano la struttura da ogni lato.


E’ solo al cuore della rotonda, dopo aver percorso innumerevoli pavimenti magnificamente decorati e aver goduto di scorci panoramici bellissimi che occhieggiano a sorpresa da ogni lato, che troviamo lo spazio più importante dell’intera area, proprio sotto la cupola, uno spazio circolare e aperto circondato di arcate nel cui centro si trova la Fontana dell’Amore, una fontanella in pietra simbolo delle acque termali sormontata dalla statua di un piccolo angelo sorridente. Lo spazio è bellissimo e le proporzioni tra chiuso e aperto, con l’azzurro del cielo che entra dappertutto e si mescola al rosa intenso delle buganvillee in fiore, regalano un’impressione di leggerezza e piacevolezza insieme. In questo spazio così particolare sono sistemate alcune file di sedie per i visitatori che le occupano in occasione di concerti, conferenze, presentazioni e altre manifestazioni culturali.

Finito il giro torniamo sui nostri passi e dopo poco ci ritroviamo nei giardini esterni, a camminare sotto colonnati e lungo vialetti circondati di piante fiorite, uno spettacolo decisamente diverso dalla vegetazione bassa e cespugliosa che abbiamo visto finora in giro per l’isola, certamente figlia di una carenza cronica di acqua durante i lunghi mesi estivi.

All’uscita riprendiamo la nostra Jimny, ed è abbastanza tardi quando arriviamo a Lindos. Il sole sta calando lentamente e l’aria è come rarefatta, eppure, nonostante la sera stia lentamente scendendo, la luce fa fatica ad arrendersi e a lasciare la distesa liscia del mare, che continua a riflettere la cupola del cielo come uno specchio d’argento. Lasciamo l’auto al grande parcheggio sotto al paese, dal quale si vede la zona recintata dove rientrano gli asinelli dopo la loro lunga giornata di scalate e discese dall’Acropoli. Finalmente hanno un po’ di tempo per loro, per mangiare e riposare prima che sorga di nuovo il sole e un altro giorno tra i turisti ricominci. E vicino agli asinelli, ci colpisce l’immagine inaspettata di un campo da calcio costruito praticamente sul bordo del mare, con le porte e l’erba e l’impianto di illuminazione e tutto, ma senza tribune né curve né un qualche minimo spazio per gli spettatori. Intorno all’erba verdissima e ben curata, solo le rocce, e il mare. Un campo speciale per uno spettacolo riservato solo al cielo, e a qualche divinità che abbia voglia di affacciarsi a dare un’occhiata.

Il tramonto tinge di luce dorata la rocca e l’Acropoli, l’atmosfera si fa veramente magica in questi minuti della giornata, e tutto appare ancora più affascinante e fatato. La bellezza antica di questo luogo risplende diversa e limpida ad ogni ora, regalando ai visitatori uno spettacolo d’incanto infinito.


Ci prepariamo e usciamo nuovamente per andare a cena, è un po’ tardi ma qui è la norma cenare ad orari avanzati. Stasera scegliamo una taverna semplice in una delle traverse laterali della via principale del paese, da Maria’s, che è uno dei pochi locali senza la terrazza sul tetto ma con un bel salone arredato in meniera tradizionale e dotato di aria condizionata. Scegliamo piatti locali anche qui, zuppa, Moussaka e stufato, e anche un po’ di formaggio con olive e pita, ed è tutto saporito. Ad un certo punto della cena un ragazzino sordomuto entra a fare il giro dei tavoli offrendo piccoli oggetti in cambio di un’offerta minima per la sua associazione, e noi scegliamo di tenere un buffo coniglietto di gomma che si illumina dall’interno. Lo chiameremo Rhodos, e ci ricorderà sempre dei giorni bellissimi che stiamo vivendo su quest’isola immersa nella luce.

Dopo cena facciamo un giro per le vie del paese, molti turisti sono ancora in giro e i negozi sono quasi tutti aperti. Arriviamo fino alla magnifica Captain’s House, adesso sede di un bar molto conosciuto, e decidiamo di entrare per un drink. Questo è uno degli edifici più antichi di tutta Lindos, e uno dei più belli. Fa parte delle costruzioni tradizionali che appartenevano ai capitani di marina del XVI e XVII secolo, abitanti tra i più ricchi del tempo e tra i pochi in grado di potersi permettere case del genere. L’edificio è meravigliosamente decorato sia sulla facciata d’ingresso che su quella più interna, dove si trovava l’abitazione vera e propria, e su entrambe spiccano le cornici di pietra dei portoni scolpite con decorazioni a cordoni. Anche i pavimenti sono disegnati con soggetti a tema marinaro con la tecnica tradizionale delle pietre bicolori, con un effetto generale davvero notevole.

Prendiamo due cocktail alla frutta, freschi e profumati, e facciamo un giro anche all’interno della casa vera e propria, dove ammiriamo l’arredamento tradizionale del tempo con i letti sollevati su soppalchi, i complementi in stile marino e il soffitto di assi di legno minuziosamente ricoperte di motivi policromi.

Restiamo un po’ seduti al fresco a goderci l’ambiente tranquillo, ma dopo un po’ cominciamo a sentire la stanchezza della giornata. E’ tardi, così ci avviamo verso casa mentre anche tutti i negozianti stanno mettendo dentro le loro cose per chiudere bottega. Abbiamo bisogno di riposarci un po’ e rimetterci in forma, perché abbiamo deciso che domani andiamo a fare un giro a Rodi città, e avremo certamente moltissime cose da vedere.

2 commenti

  1. Sono capitato sul tuo blog per caso, cercando su goooooogle “Faliraki abbandono”. Anch’io sono stato quest’estate a Rodi e ho ritrovato molte visioni che avevo riportato sul mio blog, prima tra tutte Faliraki / Las Vegas.
    Te lo linko nel campo “website” , giusto perchè magari può essere curioso per te, come lo è stato per me, ritrovare immagini di Rodi. Ciao, Paolo.

  2. Ciao Paolo,
    grazie per il tuo commento e per il link al tuo post sulla tua vacanza a Rodi. L’ho letto volentieri e mi è piaciuto molto, e ci ho ritrovato molte cose che ho visto là nel giugno scorso.
    Mi è piaciuto il modo in cui le hai raccontate, soprattutto Prassonissi con gli aquiloni colorati sui due mari che si incontrano, la bellezza magica di Lindos, e la gentilezza semplice di George.
    E la nostalgia per questa terra greca così speciale, che quando si è ancora in partenza sulla pista dell’aeroporto già si avverte forte e intensa nel cuore.
    Grazie mile della tua visita e del tuo commento, tornerò a trovarti per leggere altri tuoi post di viaggio.
    Un saluto,
    Sally

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