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Venerdì 24 giugno 2011 :  Castello di Monolithos – Spiaggia di Vlyha – Ristorante Kalypso

Venerdì 24 giugno 2011 : Castello di Monolithos – Spiaggia di Vlyha – Ristorante Kalypso

La solita luce instancabile invade cielo e terra anche in questa nostra ultima mattina irradiando energia ovunque, il suo potere è così intenso che non so come riusciremo a trovare la forza di ripartire, domani.

La meta di oggi è sull’altro lato dell’isola, sul versante del mare più agitato, che raggiungeremo viaggiando lungo il lato sud della linea costiera. Oltrepassiamo alcune delle spiagge che già abbiamo visto nei giorni scorsi, arriviamo vicino a Prassonissi e continuiamo risalendo lungo la costa e tagliando poi per una strada interna, fino a raggiungere la via che si affaccia di nuovo al mare. Da lì, dopo un viaggio di poco più di un’ora, siamo in grado di godere di una magnifica vista sulla nostra destinazione odierna, la rocca del Castello di Monolithos.

Si tratta di un castello veneziano risalente alla seconda metà del 1400, piccolo ma notevolmente fortificato, difeso dall’attacco dei pirati da possenti mura in pietra ma soprattutto dalla sua incredibile posizione. E’ infatti costruito in cima a un promontorio roccioso alto più di cento metri a strapiombo sul mare, al quale si ha accesso solo tramite uno stretto sentiero in pietra che si trasforma presto in una scalinata vera e propria, che si inerpica fino su in cima alla rocca. Una visione inaspettata e di grandissimo effetto che lascia incantati già prima di raggiungerne la vetta.

Lasciamo l’auto al parcheggio e cominciamo la scalata, che alla fine si dimostra meno difficile di quanto temessimo. La fatica è alleviata dal vento fresco che soffia dal mare verso i boschi tutt’intorno, ed è certamente dimenticata nel momento in cui arriviamo sulla cima del promontorio, davanti ad un panorama assolutamente spettacolare. Il castello è una finestra spalancata sull’azzurro infinto del mare e del cielo, fusi insieme in una luce splendente così intensa da far luccicare tutto quello che tocca: acqua, pietra, piante, persino l’aria sembra lucida davanti a noi, fino alla linea illusoria dell’orizzonte.

Resta ben poco del castello vero e proprio, solo le mura perimetrali in parte diroccate e invase dalla vegetazione, e piccole finestre di pietra aperte sull’infinito come occhi spalancati sull’incanto della natura circostante.

Poco sotto al castello, sul lato destro, si trovano i resti di una costruzione bassa che poteva essere un magazzino di merci, con la base rettangolare stretta e lunga e il tetto dalla volta a botte. E’ piuttosto danneggiato, ma è sistemato in un punto strategico del promontorio e regala una vista sulla costa antistante incredibilmente suggestiva.

Nella zona centrale del castello si trova ancora una piccolissima chiesa, una classica chiesetta intonacata di bianco col portoncino di metallo e l’interno stretto e lungo decorato da icone di santi. Non ci sorprende trovare file di candele accese davanti all’altare, perché la devozione raggiunge qualsiasi luogo qui, anche i più remoti e inaccessibili.

Restiamo un bel po’ a passeggiare tra le rovine del castello, lungo le mura di pietra che portano i segni di secoli di sole e vento, tra le piante profumate di salmastro e i muretti che si affacciano sullo spettacolo azzurro del mare immerso nella luce. E’ un piccolo angolo di Rodi molto speciale, questo, che ricorderemo con emozione.

Più tardi ripartiamo, e per tornare verso Lindos prendiamo una strada interna che attraversa paesini di una manciata di case quando, ai bordi di un piccolo centro abitato, ci appare una scena che sembra uscire direttamente da un acquarello: un un’enorme pianta di campanelle in piena fioritura ricopre completamente la rete di recinzione di un cortile e da lì deborda verso il terreno vicino invadendo ogni spazio disponibile, fino a inglobare anche un vecchio camioncino abbandonato parcheggiato lì da chissà quanto tempo. Ovunque è verde e viola intenso, fiori e tralci avviluppano ogni cosa come braccia gioiose e infinite, in uno spazio in cui la natura ha preso il sopravvento e si è riappropriata dei luoghi che erano suoi da sempre. Un’immagine inattesa e allegra che ci regala un’emozione a sorpresa in questo angolo sperduto dell’isola della luce.

Una volta raggiunto il lato opposto dell’isola torniamo verso Lindos, e decidiamo di scegliere nuovamente la meravigliosa spiaggia di Vlyha, che tanto ci aveva incantati all’arrivo, per la nostra ultima giornata di bagni. Tutto è ancora fantastico come il primo giorno in cui siamo stati qui, la spiaggia di piccola ghiaia colorata, gli ombrelloni di paglia, i lettini con i materassini a righe, ma soprattutto è uguale l’azzurro infinito che ci circonda, la distesa blu dell’acqua che confonde le sue mille sfumature con quelle del cielo, l’aria limpida che scintilla di luce.

Ci sistemiamo a un ombrellone proprio davanti al bagnasciuga, il sole è al picco e la ghiaia scotta, e passa pochissimo tempo prima che ci regaliamo il primo bagno della giornata in quest’acqua trasparente come cristallo. E così passiamo il resto della giornata, tra bagni lunghissimi e sole, letture al fresco dell’ombra e chiacchiere, mentre il paesaggio intorno a noi risplende nell’intensità della luce potente del Mediterraneo.

Solo nel pomeriggio inoltrato la fame ci convince a lasciare per un po’ la nostra postazione per raggiungere la taverna alle spalle delle file di ombrelloni per cercare qualcosa da sgranocchiare. Ci sediamo a un tavolino con le sedie sistemate direttamente sulla ghiaietta, all’ombra di piante fiorite e ombrelloni di paglia, con una vista perfetta sullo spettacolo azzurro del mare disteso davanti a noi. Potrei mangiare in un posto così ogni giorno della mia vita.

Le Greek salad che scegliamo sono saporite e gustose, la birra è fresca, l’aria tiepida accarezza la nostra pelle accaldata dal sole e tesa dal salmastro che ci è rimasto addosso. Tutto è delizioso in una maniera piacevolissima.

Dopo mangiato torniamo ai nostri lettini a riposare all’ombra per sfuggire al calore intenso del sole, e restiamo in spiaggia tra bagni e relax fino al tardo pomeriggio, cercando di far durare quest’ultima preziosa giornata il più a lungo possibile. E’ sera quando ci dobbiamo decidere a raccogliere le nostre cose per tornare verso Lindos, non c’è quasi più nessuno sulla spiaggia, perfino la luce si è dovuta arrendere e ha smorzato la sua intensità lasciando spazio a una luminosità più delicata e dolce che pare accarezzare ogni cosa. Lasciare la spiaggia è dura, ma più di tutto è difficile lasciare questo mare e la sua limpidezza perfetta, la sua calma, il suo abbraccio fresco e vellutato, il suo azzurro infinito che tutto accoglie e contiene. Lo salutiamo ma questo non è certo un addio, la Grecia non ci ha delusi neppure questa volta, e torneremo a visitare un’altra delle sue perle appena ci sarà possibile.

Rientriamo a Lindos e ci prepariamo per uscire a cena, il paese con tutta la sua bellezza pare lì ad aspettarci nella luce del tramonto come ogni sera.

Ci laviamo e sistemiamo e usciamo di nuovo, e dopo una passeggiata in centro a scegliere qualche ultimo regalo da portare a casa ci fermiamo in un delizioso ristorante del centro che già ci aveva incuriositi nelle sere passate, il Kalypso. Costruito in un antico palazzo splendidamente decorato della Lindos dei Capitani, il locale si articola su due piani, come la maggior parte dei locali del centro, ma ha mura in pietra lavorata, un meraviglioso pavimento in pietre bianche e nere con disegni a tema marinaro e un bell’arredamento in legno che comprende antichi oggetti tipici della tradizione locale. La cena si rivela ottima, con filetti di branzino e verdure serviti in piatti a forma di pesce dipinti a mano, polpettine calde e involtini di riso in foglie di vite molto gustosi, tutto accompagnato da birra fresca. Un buon modo per festeggiare la nostra ultima cena sull’isola.

E’ tardi quando lasciamo il locale e torniamo lentamente verso casa, percorrendo ancora una volta le stradine caratteristiche del centro di questo paesino incantevole, certamente il più bello e ricco di fascino di tutta l’isola. Dobbiamo sistemare le nostre cose perché domattina partiremo presto per l’aeroporto, dove dovremo lasciare la nostra fedele Jimny e prepararci al rientro a casa. Sapevo che Rodi mi sarebbe piaciuta, ma non mi aspettavo che mi avrebbe colpito così profondamente con la sua bellezza libera e antica. Sarà dura lasciare questo paradiso per tornare alla vita di tutti i giorni, lontani dal mare e dal cielo infinito di qui, e soprattutto sarà durissima rinunciare a questa luce magica che ha il potere di donare energia vitale a ogni cosa che tocca. Speriamo di averne fatto una scorta sufficiente, che ci possa bastare fino alla prossima volta in cui potremo avere il privilegio di ritornare in questi luoghi preziosi. Nel frattempo, sarà nostalgia.

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