Il mondo di Sally

L'importante non è cosa guardi, ma cosa vedi
 
Il mondo di Sally

Domenica 20: Museums Quartier – Kunsthistorisches Museum – Imperial Orchester Wien

Una sorpresa ci attende stamani all’uscita dall’hotel: il cielo è limpidissimo e azzurro, le nuvole si sono completamente dissolte e l’aria è un cristallo scintillante. st-nicholas Il freddo è intenso come e più dei giorni scorsi, siamo già a -12 di prima mattina, ma vedere finalmente la luce del sole splendere nelle vie e sui palazzi fa venire voglia di camminare, e di respirare a fondo quest’aria croccante e gelida. Raggiungiamo il centro in un’atmosfera di calma assoluta, ci sono pochissime persone in giro e ancora meno auto, il silenzio che ci circonda sembra più adatto ad un piccolo paesino di montagna addormentato che non ad una delle maggiori capitali europee. Facciamo colazione in uno dei locali più noti del centro, Aida, una Caffetteria si due piani proprio di fronte al Duomo dove tutto è decorato in stile anni 50 e arredato con mobili e tessuti sulle tonalità del rosa e del marrone. Nella guida leggiamo che esiste un’intera catena di caffetterie Aida a Vienna, molto apprezzate sia dai turisti che dagli stessi viennesi per l’originalità dei locali ma anche per l’alta qualità dei prodotti offerti. Saliamo al piano superiore e ci sistemiamo ad un tavolino vicino alla vetrata, dalla quale vediamo perfettamente il Duomo con il suo tetto di maiolica che luccica al sole. duomo Un lungo bancone a vetri espone infiniti tipi di dolci, cioccolatini, paste e pasticceria varia, e fette di torta a strati multicolori decisamente invitanti, mentre la macchina del caffè spande nell’aria un profumo squisito. Le cameriere sono solo donne qui, e indossano deliziose divise rosa con tanto di cappellino e calzini in tinta, sembra di essere finiti in un telefilm americano di tanti anni fa. Mangiamo croissant giganti accompagnati da caffellatte viennese con la schiuma, e prima di uscire paghiamo il conto a una paffuta signora di mezza età la cui vestaglietta rosa contrasta sensibilmente con il suo modo un po’ burbero di ringraziarci. Dal centro prendiamo la U-bahn e arriviamo velocemente nel Museums Quartier, un luogo forse unico al mondo mq3 che è di fatto uno straordinario distretto dell’area antica di Vienna dedicato completamente alla cultura. Qui si concentrano molti dei maggiori musei della città affiancati dai servizi più diversi come mostre, coffe shop, attività per ragazzi e per artisti, gallerie, scuole di teatro e di danza e molto altro ancora. mq1 E’ una specie di città nella città dove tutto gira esclusivamente intorno all’arte e dove la creatività trova il suo spazio di espressione più libero. mq2 Gli imponenti palazzi barocchi sono immersi nel silenzio ovattato del paesaggio innevato, tutto è calmo e silenzioso a quest’ora, eppure un senso di vita pulsante si percepisce chiaramente vicino all’entrata del grande museo che è la nostra meta di oggi, il Kunst Historiches Museumkhm1 Finalmente siamo di fronte al più importante museo di Vienna, che è anche uno dei maggiori scrigni di tesori d’arte di tutta Europa. Facciamo una breve coda alla biglietteria (12,00€ a testa) ed entriamo nel calore accogliente del bellissimo palazzo, c’è gente ma non è troppo affollato, e l’atmosfera è piacevolmente familiare. L’emozione di essere qui si fa sentire, e l’idea di passare tutta la giornata all’interno di questo edificio pieno di meraviglie che aspettano solo di essere scoperte è particolarmente invitante. Lasciamo giubbotti e borse al guardaroba e siamo pronti a cominciare il nostro giro, seguendo la piantina che ci hanno dato con i biglietti. L’esposizione è divisa in diverse sezioni, e ogni area espositiva è costruita nello stesso stile delle opere che vi sono raccolte. La prima sezione che attraversiamo è quella Egizia dove sono esposte numerose testimonianze di questa antichissima civiltà, come papiri dipinti, gioielli d’oro e pietre preziose, tessuti di lino, statuette scolpite, sarcofagi a strati decorati di figure coloratissime e mummie fasciate e sistemate con infinita cura. sala-egizia-1 Ogni volta che mi capita di trovarmi davanti a questo tipo di reperti finisce che mi perdo a immaginare la loro storia e il mistero del loro lunghissimo percorso attraverso i secoli, e resto commossa dall’alone di esatta quotidianità che ancora oggi emanano, come una piccola luce che ancora riesce a brillare a distanza di oltre 3000 anni – un arco di tempo che per quanto ci provi non riesco a visualizzare in maniera definita nella mia mente. Tuniche di taglio perfetto, sala-egizia-5 ciabattine di paglia intrecciata, sofisticati pettini per i capelli, sottili gioielli in oro che si potrebbero indossare ancora oggi senza alcuna difficoltà, che invece hanno fatto parte della vita quotidiana di giovani donne egiziane in un tempo in cui la nascita di Cristo e l’origine del calendario sul quale noi contiamo i nostri giorni erano ancora mille anni a venire. C’è persino una piccola mummia di gatto avvolta con cura in bende finissime legate da laccetti di cuoio intrecciati, a testimoniare l’adorazione di questo popolo per questo animale misterioso, e una sorprendente mummia di un piccolo di coccodrillo, che chissà chi e perché decise di dedicare tanto tempo e cura a rendere immortale una creatura così insolita. Poi, papiri srotolati, steli incise da migliaia di simboli misteriosi, sala-egizia-7 statue di faraoni seduti sui loro troni a fissare immobili un eterno futuro, sfingi accovacciate nel loro infinito silenzio. sala-egizia-6 Ci sono anche diversi sarcofagi ancora riempiti delle loro mummie millenarie, sala-egizia-2 che finisco sempre per guardare con un certo disagio sentendomi ogni volta un’intrusa che non è mai stata autorizzata a spiare il sonno eterno di chi, in un tempo e un luogo lontanissimi da qui, era una persona viva e vera, che certo non immaginava che un giorno sarebbe stata esposta agli sguardi curiosi di migliaia di sconosciuti pronti a profanare l’intimo segreto del suo corpo avvolto nel mistero assoluto della morte. Se le meravigliose decorazioni dei sarcofagi dipinti come chiglie di navi che portano il loro passeggero nel lungo viaggio fino al mondo dell’aldilà mi incantano sempre come qualcosa di magico, sala-egizia-3 appena oltrepasso il bordo e poso lo sguardo sul corpo avvolto dalle bende di quei viaggiatori millenari un lieve imbarazzo mi coglie, facendomi sentire di troppo dopo pochi secondi. Forse mi viene da pensare che non mi piacerebbe avere quello stesso destino indiscreto, neppure tra migliaia di anni, così passo defilata accanto alla fila di vascelli allineati nel loro eterno viaggiare immobile e proseguo, raggiungendo Luca nella sezione dell’antichità Romana e Greca. Lo stile cambia di colpo intorno a noi, il tempo ha fatto un balzo in avanti regalandoci saloni arricchiti da colonne e capitelli in marmo, e un’atmosfera molto più familiare, come di un luogo che comunque ci appartiene. classici Qui sono esposti bassorilievi, vasi dipinti, vaso busti, teste, testa statue di giovani guerrieri dai corpi armoniosi e perfetti come quelli degli Dei, e c’è perfino un intero pavimento a mosaico sul quale le piccole tessere colorate sono state sistemate a riprodurre la battaglia tra Teseo e il mitico Minotauro, bellissimo. mosaico Le presenze più importanti qui sono forse i gioielli in oro e pietre dure, e in particolare ci attirano alcuni degli oggetti più incredibili che ci sia capitato di vedere. Sono gemme con cammei straordinariamente incisi, e tra queste le più spettacolari sono sicuramente le più grandi, la “Gemma Claudia”, gemma-claudia la “Gemma Augustea” gemma-augustea e “Nerone e Roma” nerone-e-roma, pezzi di una rarità e una perfezione da lasciare incantati. Alla fine della sezione classica usciamo di nuovo nel grande atrio, da dove saliamo lo scalone doppio decorato di marmi e stucchi che è arricchito da uno spettacolare gruppo marmoreo di Canova raffigurante Teseo nell’atto di uccidere il Minotauro con una clava. canova-2Un’opera potente e drammatica che, nonostante l’innegabile eleganza dei gesti, mi appare sorprendentemente distante dal Canova squisitamente perfetto e lieve visto al Louvre. L’effetto è ottimo e la posizione nella quale la scultura è stata sistemata è perfetta, perché valorizza sia l’opera sia il bellissimo ambiente tutto intorno. canova-1 Se anche questo museo non fosse uno scrigno prezioso quanto luoghi come il Louvre o gli Uffizi dal punto di vista delle opere conservate, di sicuro può essere considerato uno dei palazzi in assoluto più meravigliosi e piacevoli da visitare che abbiamo avuto modo di vedere tra quelli destinati all’esposizione di collezioni artistiche. Al piano superiore raggiungiamo finalmente la pinacoteca, il vero cuore sacro di questo museo, e non ci mettiamo molto a convincerci che il KHM merita a pieno diritto un posto tra i musei più ricchi e importanti del mondo. La collezione è semplicemente meravigliosa per ricchezza e varietà delle opere raccolte e per l’accuratezza e la qualità dell’esposizione, ma quella che mi cattura in maniera imprevista è sicuramente la sala dedicata a Bruegel. Non mi era capitato spesso di poter vedere dal vero opere di questo pittore, le avevo viste soprattutto nei manuali d’arte e nei siti di pittura, ma ancora una volta, come succede per i veri grandi, trovarmi lì davanti a quei colori è un’emozione fulminante, che mi lascia senza parole. Sapevo che mi sarebbe piaciuto certo, ma non credevo che mi avrebbe incantata in questo modo… guardo e non riesco a distogliere lo sguardo da quelle linee semplici e complete, quel colore uniforme, quelle scene quotidiane e universali al tempo stesso. Un regalo, Bruegel, che mi fa il KHM a sorpresa, e che porterò via con me per sempre, insieme alla convinzione che questa sala da sola valga il prezzo del biglietto. Tutto il resto è omaggio, e non è mica roba da poco intendiamoci, ci sono addirittura due Caravaggio, belli da levare il fiato naturalmente e specialmente l’enorme tela della Madonna del rosario, tanto Rubens da far girare la testa, e Tiziano, Veronese, Tintoretto, Velasquez, Dürer, Parmigianino, Antonello da Messina con una delle sue rare e straordinarie Madonne, Giorgione, il bellissimo San Sebastiano di Mantegna, e una piccola Pietà tutta azzurra di Carracci così commovente che stringe il cuore. E poi una delle straordinarie Madonne di Raffaello ritratta in esterno, nel suo fantastico abito rosso arricchito da uno splendido mantello azzurro cielo, con accanto a sé il Bambino e San Giovannino, che è veramente una luce che illumina l’universo, e poi un solo Bronzino ma così bello che lo guardi e pensi che nessuno ha mai dipinto così prima di lui. In un angolo in fondo poi, un altro regalo bellissimo, che non te lo aspetti perché è sistemato malamente, forse l’unica opera in tutta l’esposizione a essere trattata così ingiustamente, in un pezzetto di corridoio ritagliato sull’esterno della sala principale, quasi davanti a una finestra, in un punto insignificante in cui in genere si passa e si tira a diritto senza notare niente in particolare, e invece qui c’è un piccolo gruppetto di visitatori che sostano vicino a un uomo, e avvicinandoci vediamo che è un pittore, ha un cavalletto e una scatola di colori vicino, e un pennello in mano, e sta riproducendo sulla sua tela il dipinto appeso su quella piccola quinta di parete, “Allegoria della pittura”  di Vermeer. Una visione magica che induce automaticamente al silenzio chiunque si avvicini, come per non disturbare il pittore nel quadro impegnato nel suo lavoro. La stanza è intima, ma si percepisce esattamente la tranquillità dell’ambiente, la pesantezza della stoffa di tappezzeria della tenda scostata come un sipario a rivelare la scena in atto, la morbidezza vellutata dell’abito del pittore intento al suo lavoro contrapposta alla croccantezza setosa del vestito azzurro della modella in posa come la Storia che ispira la Pittura, e quella luce delicata che dilaga dalla finestra – invisibile ma presente – sul viso della ragazza, e poi sulla tela e sul pavimento, facendo luccicare appena il metallo del lampadario, e rendendo l’atmosfera luminosa e lieve. Nulla si muove nella stanza, eppure qualcosa sta accadendo, e noi ne siamo testimoni diretti. Una magia, raddoppiata come in un gioco di specchi dall’inattesa presenza di un altro personaggio che sta ritraendo quella scena proprio sotto i nostro occhi – un pittore che ritrae un pittore che ritrae una ragazza… un’esperienza perfetta e tonda come un cerchio. pittori Le emozioni sono tante e continue in questa sezione della pinacoteca, sentiamo c’è bisogno di una pausa per lasciarle sedimentare un po’ prima di aggiungerne delle altre. Si è fatta una certa ora nel frattempo, è il momento giusto per la nostra pausa pranzo. Mangiamo nel piccolo bistrot al primo piano, zuppa, Schnitzel e insalate miste giganti e freschissime, e ci riposiamo un po’ al calduccio del locale. All’esterno l’aria è ancora limpidissima e gelida come stamattina, ce lo testimonia in maniera evidente il mercatino ricoperto di neve che spiamo dalla finestra del palazzo. piazza Dopo la pausa per il pranzo riprendiamo il nostro giro, che passa per le meraviglie dell’arte rinascimentale italiana fino al settecento europeo, e diventa sempre più difficile lasciare una sala per passare nella successiva. Alla fine torniamo per un ultimo sguardo nella sala di Bruegel, e approfittiamo dei comodi divani per starcene un po’ lì davanti a tanta bellezza a guardare e basta, senza fare altro, insieme a pochi altri visitatori, prima di uscire definitivamente da questa sezione. In effetti notiamo che non c’è una folla esagerata qui, non come in altri grandi musei che abbiamo visto, il che rende ancora più piacevole godersi queste opere in tranquillità e senza lotte per la conquista di una buona posizione di osservazione come capita in altri musei. Dopo la pinacoteca saliamo al secondo piano a visitare la collezione di numismatica, una delle più grandi raccolte di monete, medaglie e ordini del mondo, molto interessante. Da lì riscendiamo a pianterreno per una mostra temporanea su Carlo il Calvo Duca di Borgogna, che comprende splendidi abiti originali della metà del 1400, armature, spade, arazzi e dipinti dell’epoca di Carlo. Purtroppo il nostro giro finisce qui perché la collezione di Arti Decorative è chiusa al momento, dove è conservata anche la famosissima saliera in oro di Cellini che non potremo vedere, ma pazienza, sarà per la prossima volta, abbiamo visto così tanti capolavori per oggi che ci basteranno per un pezzo. All’uscita scopriamo che è quasi buio, il mercatino della piazza è pieno di gente che sfida il freddo bevendo tazze di Glühwein bollente tra le bancarelle illuminate. Facciamo un giro e acquistiamo una bellissima pallina in vetro soffiato dipinta con disegni dorati in stile Klimt da regalare alle mie cugine, che siamo sicuri apprezzeranno tantissimo. palline Verso le 19 decidiamo di raggiungere la zona del teatro teatro dove si svolgerà il concerto di stasera della Imperial Orchester Wien, per il quale abbiamo i biglietti da venerdì. E’ presto per entrare ma è decisamente troppo freddo per stare ad aspettare all’aperto, così entriamo nell’unico locale aperto vicino a Beethoven Platz, un McDonald’s piccolo e poco affollato dove ci riscaldiamo con tè e muffin giganti. Scriviamo cartoline e chiacchieriamo scambiandoci impressioni su tutto quello che abbiamo visto, e quando si fa l’ora giusta torniamo al teatro dove altre persone si stanno già radunando. Il Foyer è in un lungo corridoio al primo piano dai soffitti a vela dipinti, foyer e anche la sala da concerto è bellissima, con la volta in legno e colonne che terminano con capitelli dorati. La sala è davvero bella e la nostra posizione abbastanza buona, ci sistemiamo ai nostri posti e ci guardiamo intorno osservando gli altri spettatori che via via stanno arrivando. La gran parte sono evidentemente turisti stranieri, molti giapponesi e francesi, ma c’è anche un gruppetto di italiani che è impossibile non notare. Lo spettacolo comincia in perfetto orario, introdotto da un simpaticissimo presentatore che parla fluentemente almeno tre lingue per spiegare a tutti ogni brano che sarà eseguito, ed è davvero coinvolgente e divertente. L’orchestra è in realtà in versione ridotta, i musicisti sono una decina, tutti giovani e molto bravi, e in diversi brani sono accompagnati da un tenore e un soprano dalle voci splendide o da una coppia di ballerini di danza classica che, in uno spazio ridotto, fa miracoli per eseguire alla perfezione coreografie di grande effetto. concerto I brani del repertorio sono essenzialmente viennesi o comunque classici, cominciano da Mozart per passare a Haydn, Beethoven, Schubert e l’immancabile Strauss, e le esecuzioni sono così brillanti e vivaci da coinvolgere tutto il pubblico in un entusiasmo dilagante. Nell’intervallo ci gustiamo la nostra flute di champagne offertaci dal buono omaggio che ci aveva regalato il ragazzo al momento della prenotazione, e conserviamo come ricordo il sughero raccolto tra quelli lanciati del presentatore prima dell’esecuzione dello Champagner Gallop. Anche la seconda parte del concerto è molto vivace e le esecuzioni dei giovani musicisti sono impeccabili, soprattutto quella della talentuosissima ragazza che è il primo violino, e il pubblico partecipa con grandi applausi allo spettacolo. Alla fine abbiamo l’impressione che il tempo sia trascorso troppo velocemente, ed è un peccato lasciare la bellissima sala da concerto e tutta quella musica meravigliosa per rientrare nel mondo reale. Che è ancora gelido naturalmente, soprattutto a quest’ora di sera. Arriviamo con facilità a Wien Mitte wien-mitte e siamo al nostro Hotel in poco tempo, soddisfatti per com’è andata questa domenica dedicata alla cultura. E peccato che domani sia già il nostro ultimo giorno di soggiorno in questa città piena di bellezza…

Sabato 19: Hofburg – Tierengarten di Schönbrunn – Mercatino di Marie Theresien Platz

Il cielo è basso e bianco stamattina al nostro risveglio, la giornata che ci aspetta ha tutta l’aria di essere un’altra di quelle assai gelide. Imbacuccati in giacconi cappelli e guanti aspettiamo il nostro treno sulla pensilina della stazione di Rennweg per andare in centro, quando un signore alto di mezza età ci fa la prima bella sorpresa della giornata. Mentre consultiamo la mappa dei treni, si avvicina e ci chiede se abbiamo bisogno di aiuto. Domanda dove dobbiamo andare con una gentilezza che non avevamo ancora conosciuto nella gente del posto, e si offre di darci le indicazioni che ci possono essere utili per orientarci. Allora esistono anche qui le persone cortesi e disponibili! Gli sorridiamo grati parlando volentieri del nostro programma di oggi e ascoltiamo le sue indicazioni dettagliate con molto piacere, contenti di avere finalmente l’occasione di rivalutare gli abitanti di questa città. Saliamo sul treno tutti e tre insieme e mentre andiamo verso il centro scambiamo due parole sul freddo intenso di questi giorni, che per lui è abbastanza normale, anzi ci dice che Hofburg è veramente “magnifico” quando nevica. Al momento di scendere alla nostra fermata lo salutiamo e lo ringraziamo più volte, mentre lui ci raccomanda di non dimenticare le sue indicazioni. Anche se non lo sa, ci ha fatto fare pace coi viennesi in pochi minuti e ha già reso la nostra giornata una di quelle da ricordare. Da Wien Mitte cambiamo metro e arriviamo a Hofburg con facilità, e quando ce lo ritroviamo davanti, col suo ingresso imponente e austero hofburg.jpg, capiamo che quel signore aveva ragione, la neve rende il palazzo meraviglioso e suggestivo come non mai. Andiamo prima di tutto alla caffetteria per fare colazione, con croissant e caffellatte viennese buonissimo colazione.jpg, e poi alla biglietteria, dove scegliamo di fare il Sissi ticket (22,50 € a testa), il biglietto d’ingresso combinato che comprende l’entrata agli Appartamenti imperiali, al Museo di Sisi e al Museo delle Argenterie di corte, e in più include il Grand Tour del Castello di Schönbrunn che faremo prima di ripartire. Il biglietto pare un po’ costoso lì per lì ma comprende l’audioguida in italiano per tutto il giro e ci permetterà di evitare di perdere tempo nella lunghissima fila di visitatori che di solito c’è a Schönbrunn, quindi è comunque preferibile farlo subito. Il giro comincia dal Museo delle argenterie dove sono conservati stoviglie, centrotavola, piatti, bicchieri, serviti, candelabri, vassoi, porcellane che facevano parte del corredo reale della corte asburgica al tempo di Sissi.  argenti1.jpgFin dalle prime sale si intuisce la straordinarietà di questa collezione impressionante e per me, che ho un debole per le porcellane, è una vera festa per gli occhi. Raffinatissimi serviti dipinti a mano pezzo per pezzo,  argenti3.jpgluminosi e preziosi, intere serie di piatti e sottopiatti ricoperti d’oro zecchino, cristallerie scintillanti, argenti2.jpg tovagliati di candido lino purissimo, e poi incredibili candelabri ed enormi centrotavola dorati straordinariamente decorati di foglie, riccioli, ramage floreali, putti, animali, da rimanere storditi per la ricchezza dei dettagli e la perfezione della lavorazione. candelabri.jpg Immaginarli completati da dozzine di candele accese, fiori freschi, piramidi di pasticcini appena sfornati e panini profumati è facilissimo, e bello. argenti6.jpg Ci sono enormi serviti creati apposta in occasione delle nozze di membri della famiglia reale con decorazioni preziose come quadri, argenti7.jpg ma anche ceste da viaggio con piatti e bicchieri più semplici per un pranzo all’aria aperta, e un bellissimo servito bianco e blu decorato con un delfino che la famiglia imperiale utilizzava durante i suoi viaggi sullo yacht Miramare, col quale raggiungeva l’amata villa di Corfù “Achilleion” per le vacanze al mare. In una teca sono conservate le posate d’oro dell’Imperatrice Maria Teresa, create apposta per lei in un unico modello personalizzato al tempo in cui ancora non era d’uso avere serviti da centinaia di pezzi tutti uguali. argenti8.jpg Nella stessa sala resto incantata davanti ad una zuccheriera bianca con la coppa e il tappo completamente ricoperti da angeli e fiori in rilievo zuccheriera.jpg, mentre non lontano da questa è esposto un servito da tè giapponese del ‘700 tutto dipinto sui toni delicati del blu e rosso lacca te-giapponese.jpg, di una raffinatezza e un’armonia da lasciare senza parole. In un’altra sala sono esposti alcuni tovaglioli piegati con la tecnica dell’origami, con la quale si ottenevano pesci, cigni e uccelli che servivano a decorare in maniera ancora più scenografica la tavola apparecchiata. origami.jpg Ogni minimo dettaglio attira il mio sguardo appassionato di questo genere di oggetti, ma tra i serviti che mi colpiscono di più c’è sicuramente quello chiamato “dei nastri verdi”argenti4.jpg, uno straordinario lavoro delle manifatture di Sèvres dono del Re di Francia a Maria Teresa. Zuppiere e piatti sono abbellite da un doppio nastro di un verde brillante e delicato allo stesso tempo che corre tutto intorno ai bordi dei pezzi finemente lavorati, argenti5.jpgdecorati da scene classiche e motivi floreali dai colori pastello ispirati ai dipinti di Boucher. Fantastico. Ma come spesso accade nelle esposizioni, il pezzo più prezioso è lasciato alla fine. E’ nelle ultime teche infatti che è esposto un incredibile servito da dessert in porcellana inglese Minton, che fu persino premiato nell’esposizione di Londra del 1851. Le zuppiere, le alzate, le ciotole, i vassoi, le coppette sono arricchite da delicatissime figurine di biscuit che si armonizzano perfettamente con i decori dipinti di azzurro chiaro e oro, mentre gli splendidi trafori e i rilievi rendono ogni singolo pezzo un vero capolavoro. biscuit.jpg Dopo la grande esposizione il servito completo fu acquistato dalla Regina Vittoria in persona, che ne mandò una parte in dono all’Imperatore Francesco Giuseppe come segno di amicizia. argenti9.jpg Ma, come pare ovvio anche solo a guardali, nessuno di questi pezzi straordinari fu mai davvero utilizzato a corte durante i pranzi di stato, perché la sua fragilità era pari solo alla sua bellezza, e non sarebbe stato possibile farne un uso pratico senza rovinarlo per sempre. biscuit2.jpg Alla fine del giro lasciamo tutte quelle meraviglie di porcellana e cristallo e passiamo a visitare il museo di Sissi, una parte del palazzo di Hofburg completamente dedicata alla vita dell’Imperatrice e al suo mito personale. Qui sono raccolti oggetti, ritratti, abiti, gioielli ed effetti personali appartenuti a questa che fu una delle donne più belle e famose della seconda metà dell’ottocento, e che fu una figura controversa e per certi versi anomala rispetto alle donne del suo tempo. Il privilegio di diventare la protagonista di una delle più importanti corti reali d’Europa ebbe come prezzo la perdita della libertà personale, e Sissi non accettò mai fino in fondo questo ruolo, sentendosi costretta e a disagio in una vita che fondamentalmente non aveva scelto lei. A soli 15 anni divenne la bellissima fidanzata e poi la moglie adorata del giovane imperatore Francesco Giuseppe, che però necessariamente non trascurò mai nessuno degli innumerevoli impegni che il suo ruolo gli imponeva, lasciando di fatto Sissi continuamente sola e vittima delle esagerate aspettative della corte. Il suo spirito libero la portò a viaggiare molto, a leggere e studiare lingue e letterature di altri paesi e scrivere poesie, a navigare per mare e a cavalcare, senza però mai trovare un vero senso alla sua esistenza agitata. La sua bellezza era effettivamente straordinaria e lei era cosciente in una maniera assai moderna dell’ascendente che questa le dava sulle persone, tanto che faceva di tutto per mantenere al meglio il proprio fascino. Aveva grandissima cura dei suoi lunghissimi capelli e del suo corpo, seguiva diete rigide e faceva sport per tenersi in linea, e viaggiava portando con sé la sua scatola della farmacia piena di creme e belletti ma anche di polveri e lozioni per curare la sua depressione. La morte per suicidio del figlio Rodolfo, trentenne unico erede al trono d’Austria, fu l’ultimo grave lutto che fece sfumare per sempre qualunque possibilità di serenità, rendendo la sua una vita straordinaria e triste allo stesso tempo. Durante uno dei suoi tanti viaggi scrisse una frase nella quale mi riconosco moltissimo, e che descrive esattamente anche la mia passione per i viaggi: “Le mete dei viaggi sono interessanti soltanto perché c‘è il viaggio che le unisce. Se dovessi arrivare da qualche parte e sapessi che mai più nulla potrebbe separami da quei luoghi, il mio soggiorno in un paradiso diverrebbe l‘inferno.“ Se non altro, fare un giro in questo piccolo museo serve a scoprire che il personaggio frivolo e superficiale che Hollywood ci ha tramandato con i film biografici su Sissi non corrisponde alla realtà, e che quello della bellissima principessa innamorata e felice nella meravigliosa corte viennese è decisamente un altro falso mito creato dal cinema. In una delle ultime sale è esposta la piccola lima che fu l’arma utilizzata da un anarchico italiano per assassinare l’Imperatrice in una via di Ginevra, un’arma assurdamente minuscola e inadeguata, e invece sufficiente a ferirla in maniera gravissima al cuore e a porre fine alla sua vita in poche ore. La nostra visita continua con la terza e ultima sezione del palazzo, quella degli appartamenti imperiali, le stanze private nelle quali la famiglia imperiale viveva nei mesi invernali. Ci sono lavori di ristrutturazione in corso in alcune sale, ma si riesce comunque a farsi un’idea di come doveva funzionare all’epoca in cui il castello di Hofburg era la sede della dinastia Asburgo, e quindi del Sacro Romano Impero. Attraversiamo una fila di sale, salotti, piccoli studioli, camere da letto più piccole di quanto ci aspettassimo e saloni da pranzo arredati con pezzi originali dell’ottocento, decorati da tendaggi drappeggiati e pareti rivestite di tessuto. Bellissime sono le finestre ampie e alte che aprono alla vista sui giardini ora innevati, mentre nell’appartamento di Sissi ritroviamo effettivamente una stanza che si può considerare di fatto una piccola palestra, con la spalliera, gli anelli appesi sotto la porta, attrezzi vari e un lettino per i massaggi. Il tutto circondato da mobili pregiati, quadri di foto alle pareti e vasi da fiori sparsi in giro. Nella sala da bagno c’è persino una bilancia pesapersone in metallo bianco, con la piccola base che porta i segni di un lungo uso. Tra le stanze da attraversare c’è la sala delle udienze, dove il Kaiser incontrava due volte alla settimana tutti coloro che desideravano parargli o ringraziarlo di qualcosa, e poi il suo piccolo studio, dove spesso pranzava da solo in maniera frugale per non rubare tempo prezioso ai suoi impegni politici. Passiamo anche attraverso l’appartamento dello Zar Alessandro, ospite in queste stanze proprio in occasione delle riunioni delle teste coronate di tutta Europa che dovevano spartirsi il continente dopo il Congresso di Vienna. L’ultima è una sala da pranzo apparecchiata per il pasto della famiglia imperiale, con porcellane e cristalli, alzate di pasticcini e centrotavola carichi di fiori, e con il dettaglio del tovagliolo posato su ogni piatto ripiegato in un modo particolare, a formare una specie di ventaglio di piccole nicchie di tessuto nelle quali sono inseriti piccoli panini di forme diverse. Pare che questa speciale piegatura dei tovaglioli sia esclusivo privilegio della famiglia reale e nessun altro possa utilizzarla, tanto che solo 2 persone in tutta Vienna conservano il segreto della sua realizzazione. E’ sorprendente come il dritto imperiale si manifestasse fin nei più piccoli dettagli quotidiani. All’uscita dagli appartamenti reali scopriamo che mentre facevamo il nostro giro ha cominciato a nevicare, e ora è tutto bianco. Il signore di stamani aveva ragione, la neve rende il palazzo giardino.jpg e tutto l’ambiente assolutamente suggestivo e magico giardino2.jpg. Sono quasi le due e non c’è segno che la nevicata si debba interrompere a breve,ma proviamo lo stesso a proseguire con il nostro programma di oggi, perché quello che ci aspetta è troppo speciale per lasciar perdere. Raggiungiamo Schönbrunn con poche fermate di metro e superiamo il mercatino già aperto per inoltrarci nel parco giardino3.jpg fino quasi in fondo, camminando svelti e infreddoliti nella neve già alta serra.jpg con una meta ben precisa, il Tiergarten tiergarten.jpg . Ora, è vero che gli zoo non sono luoghi da celebrare e che, da grandi amanti degli animali come noi siamo, generalmente preferiamo sapere che vivono liberi e tranquilli nei loro habitat d’origine invece che chiusi in gabbie in luoghi e climi per loro inadatti, ma appena abbiamo letto sulla guida che nel Tiergarten di Vienna ci sono due Panda giganti non c’è stata più storia né ragionamento che tenesse: dovevamo cogliere l’occasione di vedere questi meravigliosi animali dal vivo in tutti i modi, o non ci saremmo mai perdonati di aver perso un’occasione come questa. Facciamo il biglietto senza dover fare nessuna fila (14,00€ a testa, costoso come tutti gli zoo purtroppo) e neanche tre minuti dopo siamo proprio lì, davanti al loro grande recinto, incantati. Due splendidi esemplari camminano nella neve tranquilli, annusando qua e là e ciondolando pacifici. Li guardo senza quasi respirare per paura che si spaventino e si allontanino, non riesco a credere di avere queste meravigliose creature davanti agli occhi. Quasi mi dimentico persino di scattare delle foto, la luce è strana e il riflesso è intenso, e loro si muovono in due zone differenti. Sembrano molto pacifici, uno si siede vicino ad un albero per un po’, con quel modo di fare buffo, per poi rialzarsi e passeggiare fino al bordo del laghetto ghiacciato davanti a noi e poi di nuovo indietro, mentre anche l’altro si riavvicina, e sono entrambi dolci e morbidi, meravigliosi. Non sono grandissimi, ma sono perfetti, con il pelo lungo e quell’andatura dondolante tipica. Dalla barriera in vetro bassa dove ci siamo sistemati li vediamo perfettamente, vicini e fantastici, così incantevoli che potremmo restare a guardarli per ore. La neve cade fine e sottile tutt’intorno, gli alberi e i tronchi sistemati per farli arrampicare sono ormai bianchi, mentre l’aria è fredda e immobile. Dopo un po’ capiamo che i due orsi, che sono una coppia, hanno un buon motivo per indugiare in questa zona. E’ quasi l’ora del loro pasto, e infatti due guardiani aprono una porticina e li fanno rientrare in una specie di corridoio che li fa sparire ai nostri occhi. Restiamo un po’ delusi ma cerchiamo un modo per poterli vedere ancora, e scopriamo una cosa che non sospettavamo, e che ci rende questo zoo ancora più gradito. Viste le temperature rigide di questa zona d’Europa, tutte le gabbie hanno sia uno spazio esterno che uno al chiuso dove gli animali si rifugiano nei mesi freddi, e che è accessibile anche per il pubblico, così che anche chi visita lo zoo in inverno può vederli da vicino senza che nessuno debba soffrire per il gelo. Giriamo sul lato dell’edificio e troviamo delle porte in legno con grandi maniglie, che tiriamo per entrare dentro. Un calore e una luce piacevolissimi ci accolgono, e siamo subito davanti ad una parete di vetro che ci divide da una ricostruzione della foresta di bambù dei panda, con alberi, germogli e piante. Lì ritroviamo il primo dei nostri orsi, seduto di spalle al vetro, intento a sgranocchiare di gusto lunghi rami flessibili pieni di foglioline verdissime. Anche questa è una caratteristica strana dei panda, che contribuisce forse a farne dei beniamini di tutti: sono grandi e potenti, con artigli e muscoli da predatori feroci, e poi hanno quel buffo muso bianco con gli occhi cerchiati di nero e mangiano solo foglioline di bambù. Come si può non adorarli? Restiamo un po’ lì al caldo a goderci la compagnia dei panda che pranzano, mentre altri visitatori entrano ed alcuni bambini si incollano ai vetri incantati a guardare questo insolito spettacolo. Gli orsi si sono seduti comodamente tra le piante, con la schiena appoggiata ad un grosso tronco e rivolta verso il vetro, così che non possiamo vederli di fronte. Un cartello su un lato della parete spiega che i panda hanno imparato a sedersi con le spalle ai visitatori perché troppe persone continuavano a ignorare il divieto di utilizzare il flash per fotografarli lasciandoli abbagliati e spaventati, e così loro hanno trovato una soluzione rifiutandosi di guardare verso le macchine fotografiche. Hanno fatto benissimo secondo me, il rispetto è un diritto fondamentale per tutti, panda compresi. Osserviamo i loro gesti precisi e semplici, mentre raccolgono i lunghi rami di bambù con le grosse zampe artigliate e li sgranocchiano come grissini, ma a guardare bene il loro profilo, quando mordono il ramoscello di legno si intravedono denti affilati e potenti. La cosa più buffa sono comunque le orecchie, grandi, mobili e rotonde, che sembrano disegnate col pennarello nero sulla testa bianca come in un cartone animato perfetto. Fanno venire voglia di toccarle, e di darci una grattatina. Chissà se apprezzerebbero, o se invece farebbero fare alle mie dita la stessa fine dei rametti di bambù… In ogni caso l’impressione che questi grossi orsi danno è tutt’altro che inquietante o aggressiva. Mi fanno venire in mente, invece, che se siamo qui a fissarli come oggetti rari è solo perché lo sono davvero. Questi animali sono praticamente quasi estinti in natura, non riuscirebbero a sopravvivere e a riprodursi in numero sufficiente per garantire la continuità della loro specie senza il controllo umano, e questo proprio a causa dell’azione dell’uomo che ha alterato l’equilibrio del loro ambiente, modificato il loro habitat, sterminato le generazioni passate con una scelleratezza e una irresponsabilità vergognose. Adesso si cerca di rimediare al male fatto dando asilo e sicurezza ai pochi preziosi esemplari rimasti, ma alla fine chi paga lo sciagurato comportamento umano sono comunque loro, e il prezzo che pagano per la sopravvivenza è la libertà. Vedere queste creature meravigliose così da vicino e pensare che stanno scomparendo fa proprio venire il magone in gola… pandamix.jpg Dopo qualche foto all’interno ci decidiamo ad uscire per visitare anche il resto dello zoo, che dalla piantina sembra molto grande. Passiamo vicino al recinto dei leoni, che ci regala una insolita immagine di questi animali africani tranquillamente immersi in un paesaggio di neve e silenzio, e apprezziamo particolarmente la possibilità di avvicinarci fino al vetro che ci divide da loro. Una giovane leonessa è ritta lì davanti a me, a non più di mezzo metro, solo il cristallo spesso ci divide, ma posso vedere ogni minimo dettaglio del suo muso e dei suoi occhi gialli e luminosi, lo sguardo attentissimo, gli artigli nascosti delle zampe, i muscoli rilassati e pronti a scattare. leonessa.jpg Un piccolo sbuffo bianco esce dalle sue narici umide a ogni respiro, la neve le ha imbiancato appena il pelo ambrato sulla schiena ma lei non ci fa minimamente caso, ha voglia di giocare, e tiene d’occhio un giovane maschio che non si decide ad avvicinarsi abbastanza da poterlo attaccare. leone.jpg Appena lo fa lei si lancia all’attacco, e un attimo dopo si rotola nella neve con lui, che le sfugge con un’agilità incantevole. Il recinto dei leoni è grandissimo, ed effettivamente dopo un breve giro ci rendiamo conto che tutti gli animali hanno enormi spazi esterni ed interni a disposizione, questo è decisamente lo zoo più bello e organizzato che abbiamo mai visto, passare una giornata qui nella stagione estiva deve essere davvero piacevole. Continuiamo a passeggiare nel gelo candido del primo pomeriggio, in un silenzio irreale rotto solo dalle voci di rari bambini che gridano entusiasti a ogni nuova apparizione degli animali. Vicino ai leoni, in uno spazio chiuso da una rete d’acciaio anche sul lato superiore, le tigri siberiane sembrano perfettamente a loro agio sotto la neve che cade, tigre.jpg e giocano azzuffandosi con gli stessi esatti gesti che chiunque abbia avuto dei gatti in casa ha visto un milione di volte, solo che queste qui sono belve alte più di un metro per oltre 200kg di peso e hanno zanne abbastanza potenti da sbranare un uomo in pochi secondi. Lì vicino troviamo la zona degli ippopotami, e in un interno caldissimo e umido scopriamo tre enormi esemplari distesi e addormentati, grandi come non ne avevo mai visti, immobili come statue. ippo.jpg Nel tempo che stiamo lì non muovono un muscolo, non aprono un occhio, non spostano una ruga, incredibile. Dormono e basta. Sembra che abbiano intenzione di restare così fino alla prossima primavera. I pinguini e le foche invece sembrano decisamente a loro agio a questa temperatura, piscina.jpgpingu.jpg e anzi si fanno beatamente il bagno nella piscina mentre un inserviente getta loro del pesce per pranzo. Passiamo dai recinti di varie specie di orsi, orso-b.jpg uccelli, fenicotteri.jpg zebre, ed entriamo in una gigantesca struttura dove stanno al riparo diversi elefanti africani, enormi e placidi, in un ambiente così caldo e confortevole che ad uscire di nuovo ci vuole davvero molto coraggio. Cerchiamo di capire dalla cartina come si raggiunge il recinto dei lupi, animali che adoro, ma dopo un po’ di giri capiamo che sono sistemati in una specie di grosso bosco in cima alla collina, parecchio lontano da dove ci troviamo, e purtroppo è quasi l’ora di chiusura quindi dobbiamo desistere, sarà per la prossima volta. Passiamo a salutare i koala, e scopriamo che una coppia di questi animali deliziosi se ne sta su un grosso ramo a riposare al caldo, koala.jpg sono così paffuti e teneri che fanno venire immediatamente voglia di prenderli in braccio. Alla fine ci avviamo verso l’uscita e facciamo un giro nello shop, dove i tanti scaffali sono stracolmi di pupazzetti di peluche shop2.jpg che riproducono tutti gli animali dello zoo e rendono l’ambiente allegro e coloratissimo. shop1.jpg Una parete di fondo del negozio è tutta in vetro ed è collegata con lo spazio riservato ai fenicotteri, e infatti da lì riusciamo a vedere un intero gruppo di questi elegantissimi uccelli che stanno in piedi in una grande vasca d’acqua bassa, cercando cibo sul fondo col becco. flamingo.jpg E’ strano vedere questi grossi uccelli al chiuso, con un tetto sulla testa e mura tutt’intorno, eppure, nonostante l’ambiente anomalo e un po’ triste, il loro straordinario colore aranciato illumina l’aria come un fuoco acceso in un camino. Quando usciamo fuori sono passate da poco le 4 e mezzo, ma l’aria si sta già facendo scura. Attraversiamo di nuovo il parco di Schönbrunn immerso nel gelo, è quasi buio eppure la neve rende tutto luminoso e candido. Siamo davvero congelati, adesso che l’entusiasmo per la vista degli animali sta passando ce ne rendiamo meglio conto, e abbiamo fame. Così ci fermiamo al mercatino del castello, nel piazzale affollato di bancarelle illuminate, bimbi che giocano con la neve e genitori che si scaldano con tazze di Glühwein bollente. Individuiamo immediatamente le nuvole di fumo che salgono da uno dei grandi chioschi centrali, segnale di cibo in cottura, e ci uniamo alla fila in attesa del nostro turno. Poco dopo abbiamo le mani cariche di vassoietti di pollo croccante e cartocci di riccioli di patatine fritte sottilissime e arrotolate in una maniera strana e deliziosa. Comunque, con la fame che abbiamo mangeremmo anche germogli di bambù. Troviamo un posticino per sederci nell’atrio del castello, davanti a quella che in orario di apertura è la biglietteria, e finiamo tutto ridendo, cercando di infilzare in qualche modo le crocchette fritte con delle specie di piccoli stecchini di legno che scivolano giù dai guanti. Qualcuno ci lancia strane occhiate, probabilmente non è uso qui vedere persone che mangiano sedute sui gradini di un portone chiuso, e certamente non è un comportamento molto elegante, ma siamo veramente sfiniti e non possiamo stare oltre in piedi al freddo, i viennesi si dovranno adattare per qualche minuto. Dopo lo spuntino e una breve pausa di riposo usciamo di nuovo sulla piazza e ci concediamo due tazze di punch bollente – che ci vuole proprio per riscaldarci davvero in tutto questo gelo – scegliendo aromi di frutta. A dire la verità il Glühwein non è esattamente la nostra bevanda preferita a cose normali, ma in questo momento è perfetta, bollente, aromatica e sufficientemente alcolica per rinfrancarci fin nelle ossa. Dopo aver bevuto restituiamo le tazze, riprendiamo la nostra cauzione e facciamo un giro esplorativo anche di questo mercatino, che è decisamente affollato. Credo proprio che dalle nostre parti, in una giornata così gelida non si troverebbe una sola mamma disposta ad uscire di casa con un bambino piccolo solo per venire al mercatino a passeggiare, invece qui è pieno di bimbi che corrono liberi, si rotolano a terra e si lanciano palle di neve, alcuni anche senza cappelli e guanti, e sembrano perfettamente a loro agio e felici. Forse le mamme italiane sono davvero le più apprensive del mondo, o forse domani la metà di questi bimbi sarà a letto con la febbre… Giriamo per le bancarelle e scopriamo molti oggetti carini, piccole decorazioni in legno intagliato, in ceramica, in vetro, ma anche bottiglie di liquore distillato artigianalmente, biscotti e dolci natalizi confezionati con fiocchi, profuma biancheria fatti con pigne o rametti di legno e frutta seccata, decorazioni per la casa in panno, scaglie di sapone o ferro battuto, e bellissime palline in vetro dipinte in maniera fantastica. mt-market.jpg Un altro mercatino che valeva la pena visitare, senza dubbio. Se solo fosse meno freddo… E’ già buio quando torniamo in centro, facciamo un giro a Stephansplatz ancora bellissimo e illuminato in modo suggestivo, e scegliamo di cenare in un locale tipico della città vecchia, Griechenbeisl detto anche “Der liebe Augustin”, come indica la bella insegna antica fuori dall’ingresso. augustin.jpg Questa Beisl tipica esiste dal 1447 e da qui sono passati moltissimi grandi musicisti come Beethoven, Schubert, Wagner, ma anche scrittori come Mark Twain, e poi uomini politici, pensatori e artisti di vario genere. Il posto è affollato ma carino, e la cena ottima, bollito tipico con verdure per Luca e zuppa con ravioli e bacon croccante per me. L’ambiente è molto piacevole, la maggior parte dei tavoli è occupata da turisti, ma il servizio è veloce e abbastanza cortese, e mentre mangiamo vediamo passare quelli che devono essere di sicuro i piatti di Wienerschnitzel più grandi del mondo… Anche il caffè è passabile, e ci fa finire la serata in modo piacevole. Con poche fermate di metro siamo di nuovo al nostro hotel, illuminato da cascate di lucine, riding-school.jpg e passiamo accanto alla chiesa ortodossa con le cupole dorate che luccicano nell’aria gelida della sera, tanto da farla sembrare un castello di fiaba. nicholas.jpg Rientriamo nella nostra stanza calda per riposare dopo tutte le emozioni della giornata, e già siamo impazienti di vivere quelle che ci attendono per domani.

Magie

Non ho mai visto questi occhi quando erano così giovani, eppure sono occhi che conosco perfettamente, gli stessi che mi hanno seguita per tutto il tempo della mia infanzia. Guardarli per me è come guardare lontano, all’inizio di moltissime cose. Pensare a lei è come pensare a un’origine. Una radice. Non sono più una bambina da tempo ormai, e quegli occhi non ci sono più da qualche anno, ma non è cambiato nulla dentro al mio cuore.
E’ che le nonne hanno questa specie di potere magico, di non cambiare mai ai nostri occhi anche quando siamo cresciuti. Restano sempre nonne, anche se noi non siamo più bambini da un pezzo. Una magia. Un segreto che sanno solo loro. Forse è anche per questo che le amiamo tanto – perché il loro gesto magico di restare nonne fa rimanere bambini anche noi. Un diritto che abbiamo solo ai loro occhi. Non si può non amare una persona capace di darti questo. Di restituirti un tempo che è stato felice in un modo che non ritorna.
Se non hai più una nonna, non sei più una bambina. E’ come se ogni nonna che se ne va si portasse con sé i suoi bambini, lasciandoci soli, e grandi.
Però, se continuiamo ad amarle e a tenerle sempre vive nel nostro cuore, allora il tempo che passa non potrà fare niente, non riuscirà mai a togliercele, questa è la nostra piccola parte di magia.
Non ho perso nessuna di tutte le cose che mi ha insegnato, non ho perso il suono della sua voce, né la carezza della sua mano. Non perderò mai la luce dei suoi occhi. Spero che lei non perda mai il mio grazie.
Auguri, nonna.