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Giovedì 5 agosto 2016: Conwy Castle – Smallest House in Great Britain – Bodnant Garden

Giovedì 5 agosto 2016: Conwy Castle – Smallest House in Great Britain – Bodnant Garden

Ok – eccoci di nuovo qua, legati al sedile di un marchingegno volante e pronti al decollo, con tanta stanchezza addosso e un cumulo di sonno arretrato, ma anche un bel batticuore da emozione e tanta voglia di andare a vedere se questo Galles è davvero così bello come dicono. Scommetto di si.
Il volo fila via liscio, 2 ore e 25 di calma accettabile nonostante ci siano molti bimbi a bordo, e con un atterraggio un po’ deciso siamo di nuovo al John Lennon di Liverpool. E’ sempre come me lo ricordavo, piccolo e ordinato, moderno e indaffarato, pulito ed efficiente, probabilmente l’unico aeroporto al mondo che ha un sottomarino giallo parcheggiato di fronte all’uscita. Adorable.

Alla Hertz perdiamo un po’ di tempo per via di un impiccio tra il loro posse e una nostra carta di credito, ma alla fine tutto si sistema e ci assegnano una Smart Forfour nera e grigia praticamente nuova, il contachilometri segna solo 10 miglia. E’ completamente accessoriata e molto più spaziosa di quanto sembri, ben rifinita e comoda per noi e i nostri 3 bagagli. Credo che sarà una buona compagna di viaggio, in questo nuovo tour che sta per cominciare. Facciamo una colazione veloce allo Starbucks dell’aeroporto, visto che ci siamo alzati prestissimo e non abbiamo ancora mangiato niente, quindi partiamo in direzione di Conwy, col nostro navigatore personale pronto a guidarci nel traffico intenso della periferia di Liverpool.

Ogni volta l’impatto con la guida a sinistra è strano e vagamente eccitante, come mettersi a fare qualcosa di molto rischioso approfittando del fatto che tanto non ti vede nessuno, con la testa di colpo leggera e il cervello che si deve sforzare per convincersi che è tutto a posto mentre infili impunemente le rotonde al contrario e cerchi di calcolare velocemente di chi diamine è la precedenza al prossimo incrocio. Il lieve senso di disorientamento dura poco comunque e lascia il posto al divertimento, e alla sensazione che siamo davvero in un altro posto, lontano da casa e dalle solite cose di tutti i giorni: una nuova avventura sta cominciando. Facciamo la A55, un’autostrada larga e ben tenuta che va verso sud-ovest, che si rivela comoda e senza noiosi pedaggi. In circa un’ora e un quarto ci lasciamo l’Inghilterra alle spalle e raggiungiamo Conwy, prima tappa gallese, un villaggio sul mare molto piccolo e molto carino con una grande baia sabbiosa dominata da una rocca sulla quale si erge il castello medievale che lo ha reso famoso.

Eretto alla fine del 1200, fu costruito nei territori a nord del paese per volere di Edoardo I insieme a una serie di altri castelli simili che costituirono The Iron Ring, un cerchio di cittadelle fortificate volute dal re inglese per tenere meglio a bada i nobili gallesi. Questo è tra quelli che si sono conservati meglio, anche se purtroppo il passaggio dei secoli e delle guerre di potere ha lasciato il segno sulle sue vecchie pietre. Comunque, quel che resta basta e avanza per dare un’idea di quanto dovesse essere magnifico ai suoi tempi. Il perimetro delle mura difensive è intatto, tutte le sue imponenti torri merlate a base rotonda ancora svettano come sentinelle sull’attenti, mentre dall’alto dei camminamenti si può seguire con lo sguardo la linea delle vecchie mura fortificate che racchiudevano il centro storico originale.

Oggi il tetto del castello non esiste più, non ci sono i solai che delimitavano i vari piani delle zone abitate, e la Great Hall ha un pavimento di erba verdissima, ma l’impressione che suscita questo edificio è ancora regale.

L’atmosfera che si respira nel castello, girovagando tra stanze scoperchiate e torri massicce, corridoi bui e feritoie sottili, merli di pietra e ripide scale a chiocciola, non potrebbe essere più medievale di così. Se si riesce a far finta di non vedere il parcheggio di auto proprio sotto le mura, il viaggio nel tempo è assicurato.

La cosa più incredibile resta comunque la vista che si può godere dall’alto delle torri di vedetta, veramente spettacolare. Sotto di noi si distende una grande baia fitta di barchette colorate che galleggiano tranquille sullo specchio d’acqua racchiuso tra le montagne e illuminato dalla luce intensa della tarda mattinata, per nulla intimorite dalle mura possenti, splendidamente fuori epoca rispetto al castello di pietra che le sovrasta.

Facciamo un bel po’ di fotografie, con la scusa di testare sia le capacità della nuova fotocamera che la durata sconosciuta della sua batteria, e il sole si mantiene splendente nel cielo blu anche se il vento soffia deciso sui draghi delle bandiere issate in cima alle torri.

Usciamo con la sensazione che stiamo lasciando un posto speciale, uno di quei rari ‘luoghi-portali’ che hanno il potere magico di trasportarci in un altro tempo in un attimo e senza nessuna fatica, un’epoca fatta di assedi e battaglie, spade e armature, torri e fossati, cavalieri e draghi. Uno dei castelli più belli che abbiamo mai visto, questo di Conwy. Il tour comincia veramente nella maniera migliore possibile.

Attraversiamo il centro del paese, fitto di negozi tipici e turisti a passeggio, e arriviamo fino al bordo del mare, dove troviamo la seconda attrazione che vogliamo visitare oggi: la casa più piccola della Gran Bretagna.

È proprio la casa più piccola in tutto il territorio britannico, è registrata perfino nel Guinness dei Primati, ed è deliziosa: una minuscola struttura in fondo a una fila di case standard, proprio di fronte al mare, con la facciata dipinta di rosso e gli infissi neri. Ci mettiamo in fila (si entra una famiglia per volta, per ovvi motivi logistici…), paghiamo il nostro Pound alla simpatica signora in abito tradizionale che accoglie i visitatori, e attendiamo il nostro turno chiacchierando un po’ con lei.

La casa è minuscola come promesso, sarà 3x2m e non ha neppure una pianta regolare, in pratica c’è solo un mini salotto con caminetto, una piccola panca a parete dove sedersi, un tavolino da una parte e alcuni quadri e foto appesi alle pareti. Alla destra della porta d’ingresso una scala a pioli sale verso il soppalco, dove ci si può solo affacciare per scorgere un letto singolo in ferro, una toletta e un comodino, con una finestrella minuscola che si affaccia sulla baia. La sua costruzione risale al 1600 ed è stata regolarmente abitata fino al 1900, quando il pescatore che ci viveva dovette trasferirsi per ragioni di sicurezza legate a problemi strutturali dell’edificio, dichiarato non più agibile. Dopo un po’ fu risistemata e trasformata in attrazione turistica, ormai imperdibile per chi passa da qui. Molto curiosa e carina, sono proprio contenta di esserci stata; questa va diretta nell’elenco di quei luoghi speciali che non dimenticheremo. Quando si dice la mia casa è il mio castello…

Dopo la mini-visita alla casina rossa risaliamo lungo la via principale del paese e ci fermiamo per un lunch veloce in un locale arredato in vago stile provenzale, a mangiare ottime zuppe vegetali, sandwich di formaggio e tè serviti benissimo a un prezzo più che ragionevole. Davvero niente male, Conwy.

Dopo la pausa di rifocillo, che ci voleva proprio, ripartiamo in auto diretti a Llandudno, e più esattamente al Bodnant Garden. Ci arriviamo in 10 minuti, e ce ne servono altrettanti per far scoprire alla signorina della cassa che i membri del FAI italiano hanno diritto a entrare gratis visto che il giardino è gestito dal National Trust. Quando trova la conferma nel suo librone resta molto soddisfatta, e ci fa finalmente accedere con dei biglietti a 0,00£.

Il giardino è molto bello, e molto grande. È più un parco che un giardino in effetti, che si estende per vari ettari intorno a una villa spettacolare che però è privata, e quindi non accessibile. Altro che la casa più piccola della Gran Bretagna…

La residenza è stupenda e il parco è certo all’altezza della magione che circonda. Querce, magnolie, aceri, sequoie, bossi, abeti, faggi, e una varietà di siepi, bordure e fiori così ben sistemati da far intuire l’opera di uno squadrone invisibile di giardinieri perché tutto questo sembri sempre perfetto e bellissimo per natura.

Ci sono un roseto terrazzato, una vasca enorme di ninfee fiorite e vari laghetti e ruscelli, c’è perfino una cascata d’acqua sotto a un ponte di legno, a rendere tutto incredibilmente fiabesco. Davvero un luogo di tranquillità e bellezza, tenuto splendidamente.

Nel fornitissimo shop, pieno di bellissimi oggetti da giardino che non potremo mai portare via con Ryanair, mi regalo un foulard grigio con le rondini che mi piace molto e costa poco (lucky me) e, visto che sta chiudendo, torniamo alla macchina diretti al b&b di stasera.

Il proprietario si chiama Phil, è gentilissimo anche se parla buffo, e la nostra stanza è accogliente e pulitissima. Ci sistemiamo e andiamo a cena in un pub vicino consigliatoci da Phil, The Albert, dove mangiamo piatti abbondanti e ci gustiamo la prima pinta di questo nuovo tour britannico che è finalmente incominciato. Sentirsi a casa è un attimo.

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