L'importante non è cosa guardi, ma cosa vedi
 
Lunedì 14 Maggio 2012

Lunedì 14 Maggio 2012

Anche la colazione è buona nel bell’hotel di Aveiro, dove la notte scivola via tranquilla e silenziosa come l’acqua dei canali. Salutiamo e ringraziamo il ragazzo della reception, e quando gli dico che siamo diretti a Coimbra lui mi guarda e dice una sola parola: Fado!
Ma prima di rivolgere la nostra attenzione alla prossima città passiamo per la vicina Praja da Barra, dove siamo accolti da un classico Farol cilindrico a righe colorate sormontato da una piccola lanterna che ci conferma che abbiamo finalmente trovato quello che stavamo cercando: l’Oceano.

E’ spettacolare, come al solito, e il cielo grigio e nuvoloso gli regala quel fascino nordico che lo differenzia immediatamente dal nostro Mediterraneo azzurro. L’aria e’ salmastra e libera, lo spazio vastissimo, la spiaggia chiara si estende sui due lati della costa a perdita d’occhio. Moli di pietra si protendono qua e là verso il mare, sui quali rari pescatori si avviano con le loro canne a spalle a provare a tirar su pesci da quell’acquario infinito.


Non c’è nessuno in giro, la calma e’ assoluta e il vento e’ lieve, più un profumo vago che una vera carezza, l’unico suono che si sente tutto intorno e’ il piccolo sciacquio delle onde che si rovesciano sulla riva in una soffice spuma bianca. Uno spettacolo uniforme di grigio e spazio dove non si riesce più a distinguere dove finisce il cielo e comincia il mare. Potrei restare a guardarlo per sempre.

La voce di Luca è l’unico suono che mi raggiunge in questa pace immobile. “Vuoi scendere a toccare l’acqua?” Of course. Non posso arrivare a pochi metri dall’Oceano e non andare a toccarlo, lo sa benissimo. Ci incamminiamo verso la riva mentre i nostri amici vanno a cercare delle cartoline, e io prometto che farò presto – lo prometto sempre, i loro sorrisi rassegnati annuiscono e mi lasciano andare, pazienti. E finalmente, su questo tratto di spiaggia liscia e chiara rinnovo la mia amicizia col Grande Mare, stringendogli ancora una volta le dita lievi di schiuma. L’ho già fatto diverse volte ormai, me ne rendo conto mentre lo tocco, e il pensiero mi fa sentire meglio. Lui sarà sempre lì, e io tornerò a trovarlo ogni volta che mi sarà possibile, e’ una promessa che cercherò di mantenere finché avrò occhi per vederlo e mani per sfiorarlo. E lui si lascia accarezzare piano, placido come un animale addormentato, tranquillo ma non indifferente, morbido, immerso nel suo respiro infinito profumato di salmastro. Alla fine mi regala alcune piccole conchiglie lucide, ossa di schiuma cave e perfette, ventagli di polvere rosa modellati con pazienza inesauribile dalle dita lievi delle onde. Le sento suonare nella tasca della mia giacca mentre mi allontano risalendo la spiaggia, e mi pare che non ci sia modo migliore per salutare l’Oceano che portarmene via un pezzetto. Alla prossima volta, grande mare. Obrigada.

Non lontano della spiaggia visitiamo il paesino di Costa Nova, una minuscola stazione balneare assolutamente da vedere per le sue casette caratteristiche, conosciute come Palheiros, un tempo tipiche case di pescatori ormai diventate alloggi per le vacanze. Il tempo di parcheggiare l’auto, e ci scopriamo a passeggiare lungo un’incredibile fila di casine di legno tutte rivolte verso il mare, con i tetti a punta e le facciate dipinte a righe verticali colorate, rosse, blu, verdi, gialle, sistemate una accanto all’altra come teli da bagno stesi sul filo ad asciugare, deliziose come casine di Candycanes, surreali come il set di un film di fiabe.


Un’atmosfera che più marina non si può, completata dal bellissimo viale pavimentato di pietre bianche e nere decorato con disegni in tema marinaro. Una meraviglia.

Ci fermiamo in un bar del lungomare a prendere un caffè e degli “ovos moles”, dolcetti tipici di questa zona che non eravamo riusciti a gustare ad Aveiro. Sono buoni in fondo, forse troppo dolci e un po’ pesanti per i miei gusti, ma siamo contenti di essere riusciti finalmente ad assaggiarli.

Dopo la breve sosta ripartiamo in direzione Coimbra, dove arriviamo quasi a mezzogiorno. La signora Lourdes della reception dell’Hotel Oslo e’ molto simpatica e affabile, e dopo averci fatti sistemare nelle nostre stanze ci fornisce una mappa con un itinerario consigliato per visitare tutti i posti migliori della città. Non è ancora l’ora di pranzo quando usciamo tutti insieme, pianta alla mano, alla scoperta del centro storico di questa città di origini romane la quale, oltre ad essere famosa per la sua antichissima Università, ha dato i natali a ben 6 Re del Portogallo.

Non ci mettiamo molto a capire come mai la zona dell’Università si chiama Città Alta – per raggiungerla dobbiamo scarpinare su per salite ripidissime pavimentate di ciottoli e fare diverse rampe di scale, il tutto reso ancora più faticoso da un sole inatteso e caldissimo che ormai e’ alla sua massima altezza. Per entrare nel vecchio centro storico passiamo sotto l’Arco dell’Almedina, restaurato da poco, che testimonia ancora oggi la funzione difensiva della fortezza araba che si trovava quassù prima della nascita della nazione portoghese vera e propria, e dello sviluppo culturale di questa città che ha avuto un ruolo chiave nella storia del Portogallo. La Cattedrale vecchia e’ il regalo a sorpresa che riceviamo per aver scalato la collina, un’apparizione che impressiona subito a prima vista. La Sé Velha, così chiamata per distinguerla dalla cattedrale nuova di epoca barocca, è una grossa chiesa romanica del XII secolo con una possente facciata in pietra orlata di merlature che la fa somigliare a una fortezza, e che si è mantenuta praticamente inalterata nel tempo. Unica evidente aggiunta architettonica alla struttura originaria è il portale nord, la Porta Especiosa, di fattura rinascimentale che, nonostante la sua presenza importante e certo non discreta, non riesce ad alterare radicalmente lo spirito essenzialmente romanico di questa chiesa, che è una delle più importanti di tutto il Portogallo.

Peccato solo che la sua collocazione non sia delle migliori, e che davanti alla sua scalinata invece di un bel sagrato ci sia un orrendo parcheggio. Ma il suo fascino resta davvero notevole. Più su ancora troviamo la Cattedrale Nuova, in stile rinascimentale un po’ barocchizzante, di una bellezza decisamente inferiore alla chiesa precedente ma con interni interessanti. Paghiamo 1€ a testa per percorrere tutta la navata che porta all’altare maggiore, lungo la quale si aprono cappelle laterali incredibilmente grandi e decorate con sfarzo, tra legni scolpiti e colonne tortili, madonne infilzate e angeli enormi, santi volanti e scintillii di nuvole d’oro, un po’ alla maniera del barocco spagnolo.

Anche davanti a questa chiesa c’è praticamente un parcheggio, mentre comprendiamo a poco a poco che gli edifici che vediamo tutt’intorno sono le varie facoltà moderne dell’Università di Coimbra. Le strutture sono bruttine a dire il vero, grossi parallelepipedi di cemento dalla linea piatta e anonima di un colore chiaro un po’ macchiato dal tempo, con solo un gruppo scultoreo di grandi proporzioni a decorare uno dei lati, in uno stile tipicamente razionalista da ventennio. L’effetto finale e’ decisamente triste e poco stimolante, sembrano più ospedali che luoghi di studio, ma ci auguriamo che all’interno siano più belli di quanto non appaiano esternamente. Comunque questa e’ solo la parte nuova dell’Università, e noi siamo diretti alla scoperta di quella antica. Prima pero’ decidiamo di mangiare qualcosa, e riscendiamo fino a un piccolo caffè lungo una vietta interna che ha dei tavolini all’aperto. I prezzi sono incredibilmente bassi anche qui, e per soli 6,50€ a persona mangiamo crocchette di carne con patatine e verdure, dolce e birra, e prendiamo pure un ottimo caffè. La signora che ci serve e’ simpaticissima, si fa capire in qualche modo anche se non parla né italiano né inglese e ci consiglia sui cibi da scegliere, e’ davvero amichevole, cosa che sembra accomunare tutti i portoghesi che abbiamo incontrato fin qui. Questo posto mi piace, ma soprattutto mi piace questo popolo gentile.

Dopo pranzo facciamo finalmente il giro della vecchia Università (7,00€ a testa il biglietto cumulativo per i diversi edifici), un prestigioso polo culturale tra i più antichi d’Europa, fondato alla fine del 1200 e ancora attivo ad altissimo livello per gli oltre 20.000 studenti iscritti. I vari edifici, compresa la chiesa, sono riuniti attorno ad un grande cortile centrale a pianta quadrata che da una magnifica impressione di armonia e compattezza architettonica, mentre sul lato opposto al blocco principale in cui ha sede la Facoltà di Giurisprudenza lo scenario si apre su un bel panorama della città vista dall’alto. L’edificio principale, con una scalinata esterna e un porticato ad archi aggiunto successivamente alla sua costruzione, ospita soprattutto la magnifica Aula Magna, un salone che un tempo faceva parte del palazzo reale che e’ stato trasformato in luogo dedicato alle cerimonie speciali, come l’apertura dell’anno accademico, l’insediamento del Rettore e alcune sessioni di esami pubblici. Dominata dalla cattedra del Rettore, presenta una serie di seggi per i docenti, le panche per il pubblico e il tavolo riservato all’esaminando, ma soprattutto spicca il bellissimo soffitto decorato di grande raffinatezza. Una serie di balconi che si affacciano sulla sala all’altezza del piano più alto permette una vista spettacolare dell’aula, dal fascino davvero regale. Una piccola porta oltre la sala dei ritratti dei Rettori del passato da accesso a un balconcino stretto che gira intorno a due lati dell’edificio, dal quale si gode una vista sulla città e sul fiume Mondego davvero notevole.

La visita più interessante pero’ e’ certamente quella della Biblioteca Joanina, una delle biblioteche universitarie più belle del mondo. Non e’ grandissima, solo tre saloni a pianta quadrata collegati insieme da archi in legno finemente scolpiti, ma e’ sicuramente impressionante, oltre che per i tesori che custodisce, per la ricchezza delle decorazioni delle librerie e dei tavoli, del soffitto e degli archi ornati dagli stemmi reali, dei cornicioni e dei capitelli ionici. Uno spettacolo meraviglioso per un luogo di antica tradizione e di grandissimo fascino. In questo ambiente prezioso sono conservati gioielli rari della storia della cultura portoghese, tra i quali una delle prime Bibbie stampate in spagnolo del ‘600, un’interpretazione rinascimentale del Cantico dei Cantici, gli antichi Statuti reali dell’Università e le cronache del regno del primo re portoghese Dom Alfonso Henriques. Probabilmente gli studenti di oggi non utilizzano nessuno dei 250.000 volumi conservati con enorme cura in questo scrigno, ma sanno che il loro sapere attuale poggia anche su quelli. Una guida francese alla quale rubiamo un po’ di informazioni racconta al suo gruppo che in alto, dietro alle tende di velluto rosso che coprono le finestre per proteggere i volumi antichi dalla luce troppo intensa, vive una piccola colonia di pipistrelli di una sessantina di individui, che sono ormai chiamati i guardiani dell’Università. La notte escono fuori attraverso una fessura per andare in cerca di cibo, e il giorno si rifugiano dentro la biblioteca, proteggendo i preziosi volumi dall’attacco di piccoli insetti e ricambiando così l’ospitalità assolutamente esclusiva della quale godono in queste magnifiche sale. Dopo tutto, anche loro indossano il lungo mantello nero d’ordinanza che contraddistingue tutti gli universitari di Coimbra.

Dopo la visita dell’Università torniamo in centro, e raggiungiamo la vivace Plaza 8 de Mayo dove si trova il Mosteiro de Santa Cruz, dichiarato monumento nazionale in quanto qui sono sepolti i primi 2 Re del Portogallo. Si tratta di una chiesa imponente, di una bellezza folgorante. Al romanico iniziale si è sovrapposto il manuelino della metà del ‘500, per un risultato finale davvero sontuoso: sulla facciata di pietra bionda si staglia un magnifico portale chiaro riccamente scolpito nel tipico stile manuelino, con un effetto finale di mix tra potenza e raffinatezza molto pregevole. Anche l’interno è all’altezza della particolarità del portale. Bellissimi Azulejos blu intenso decorano con scene grandiose le pareti lungo la navata centrale, fino alle tombe monumentali dei 2 Re scolpite da Chanterène in maniera grandiosa nella cappella dietro all’altare maggiore. Un complesso magnifico, una delle bellezze di Coimbra assolutamente da non perdere.

Dopo un ultimo giro del centro scendiamo di nuovo per le stradine e le scalinate dell’Almedina tornando nella Città Bassa, e andiamo in albergo a riposarci un po’. Solo dopo che il caldo più intenso ha mollato la presa sulla città usciamo di nuovo e raggiungiamo il Parco del Mondego, una zona tranquilla fuori dalla confusione del centro, per fare una passeggiata. Il percorso nel Parco comprende giardini e viali ridisegnati di recente per regalare ai cittadini una zona verde dove rilassarsi e godersi il fresco. Ci sono bar, locali, aree per bambini, spazi per chi vuole allenarsi e zone dove starsene semplicemente a riposare leggendo un libro distesi all’ombra sulla sponda del fiume. C’è perfino una zona gioco dove incontriamo un enorme orso fatto di erba sintetica che attira immancabilmente grandi e bambini, molto divertente.

Per cena ci lasciamo consigliare ancora una volta dalla LP e andiamo da Ze Neto, un piccolo ristorante in una vietta del centro, dove troviamo un tavolo libero giusto poco prima che il locale si riempia. Il cibo è semplice ma buono, cucinato alla maniera tradizionale, deciso e preparato direttamente dal titolare del locale che compila quotidianamente il suo menu su una vecchia macchina per scrivere, per appenderlo ogni mattina in una bacheca vicino alla porta d’ingresso. La signora che serve ai tavoli è gentilissima e molto simpatica e cerca di darci spiegazioni sui piatti e consigli in ogni modo, anche se parla solo portoghese. Una buona bottiglia di Vinho Verde ben fresco completa una serata molto piacevole.

Mi aspettavo molto da questa città dal nome bellissimo e musicale, il cui solo suono basta a evocare sapienza antichissima e tradizioni secolari, e non sono rimasta delusa.

2 commenti

  1. Luca

    Non posso dire che non mi sia piaciuta, ma sicuramente è la città che meno mi ha affascinato di questo splendido circuito!
    Però le signore dei ristoranti rimarranno mitiche…

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