Dopo una serata molto bella la notte è stata complicata, non sono abituata a tanti brindisi e forse il caldo ha contribuito a farmi stare male. Per questo ci riposiamo più a lungo del solito al fresco della casina, ho bisogno di stare un po’ distesa e di riprendermi completamente prima di affrontare un’altra giornata all’aperto, e solo in tarda mattinata proviamo ad avventurarci di nuovo per le vie del centro.
Scendiamo fino all’Antico Teatro greco, scavato nella roccia della collinetta proprio di fronte alla piazza, e notiamo subito che in giro c’è più movimento del solito.
Le ragazze del posto stanno allestendo dei piccoli banchetti, dove espongono antichi oggetti di legno tipici della tradizione artigianale dell’isola, telai, fusi, mastelli, strumenti per fare l’olio e il vino e suppellettili varie di rame e terracotta. Stanno sistemando tutto come se preparassero un mercatino o una festa per la serata, così decidiamo che stasera torneremo certamente a dare un’occhiata.
Torniamo verso la via principale e raggiungiamo la chiesa di Agia Panagias, dedicata all’Ascensione della Vergine, che finalmente è aperta. Superiamo il cortiletto, dove si innalza il bellissimo campanile bizantino in pietra, e raggiungiamo l’ingresso, c’è poca gente e quell’oscurità fresca che solo le chiese sanno conservare. Dentro non si possono fare foto purtroppo, ed è un vero peccato perché l’interno è quello tipico delle chiese ortodosse, tutte fitte di icone d’argento, ritratti di santi, affreschi, incensiere, lampadari, arredi in legno scolpito e statue votive, ma la cosa assolutamente più particolare e splendida di questa chiesa a navata unica è il pavimento, realizzato con le classiche pietre bianche e nere che si alternano a formare una losanga a zig zag orizzontale di straordinaria raffinatezza. Non manca neppure qui la vasca di sabbia dove bruciano candele sottili color fango, sistemata vicino alla grande cesta del pane per i fedeli. Visitiamo anche il museo (1,50€), di fatto una grande stanza attigua alla chiesa dove sono conservati alcuni bei pezzi in argento tra candelabri e messali, e un paio di affreschi di santi molto antichi e ancora intatti. All’uscita dal museo proseguiamo in direzione dell’Acropoli risalendo i vicoli in direzione della rocca, tra scalinate di pietra e case talmente bianche da sembrare appena dipinte.
Il sentiero prosegue oltre la fine del villaggio, da dove si trasforma in una salita fatta un po’ di scale e un po’ di sterrato, abbastanza dura da fare ma dalla quale si godono scorci panoramici assolutamente spettacolari su tutta Lindos e la sua baia, tanto che non si sa più se il fiato manca per la fatica o per la vista…
Una volta in cima oltrepassiamo la stazione degli asinelli, dove si fermano coloro che scelgono questo mezzo per arrivare fin quassù, e attraversiamo il primo arco d’ingresso, rimanendo sorpresi di vedere quanto siano grandi i merli in pietra del muro di cinta della fortezza, e come siano in ottimo stato. Paghiamo il biglietto d’ingresso (6,00 € a testa) ed entriamo, non c’è troppa folla per fortuna, l’orario più caldo e la stagione ci aiutano in questo senso, e ci prepariamo ad affrontare la visita delle diverse aree dell’Acropoli.
La prima zona dove ci fermiamo è subito dopo il piazzale d’ingresso, un’area alberata elevata di pochi gradini dalla quale si può ammirare in tutta la sua potenza questo castello fortezza costruito dai Cavalieri di Rodi nel IVX secolo. Siamo subito all’interno delle mura, la cui merlatura è visibile praticamente da ogni angolo di Lindos, ma ancora al di fuori del castello e non ancora in vetta alla rocca sulla quale si erge il tempio di Atena. Da qui si gode una vista spettacolare sulla baia e sul piccolo porto del paese, e si può osservare in ogni dettaglio la serpentina del sentiero percorso dagli asinelli col loro carico di turisti non arrampicatori.
Per entrare nel castello si deve salire un’altra scalinata scavata nella pietra, ripida e lunga, addossata alla parete a strapiombo della fortezza, dall’alto della quale la vista è sempre più spettacolare. Fa caldo ma per fortuna non c’è troppa gente, così possiamo muoverci liberamente.
Dalla scalinata passiamo direttamente dentro il primo edificio, dove troviamo finalmente un po’ d’ombra e di fresco, e dove restano ancora le tracce degli antichi gradini scavati nella pietra che erano proprio quelli usati dai cavalieri per accedere a questi locali.
All’uscita da questo primo edificio troviamo un altro grande spazio aperto nel quale sono sparsi resti di capitelli, colonne, pezzi di mura che facevano parte degli antichi magazzini, e un nuovo tratto ancora intatto di fortificazione che rende perfettamente l’idea di quanto imponenti e massicce fossero le mura costruite a difesa di questo castello piazzato in cima alla rocca, a oltre 100 metri sul livello del mare.
Tra i resti di capitelli e le tracce di tre grandi cisterne per l’acqua troviamo iscrizioni incise e qualche targa esplicativa, e più avanti saliamo una nuova scala in pietra molto irregolare e arriviamo a uno spazio ampio e aperto. Sulla destra ci sorprende la vista dei resti di un’antica chiesa bizantina dedicata a San Giovanni, con la sua abside esagonale perfettamente in piedi, le finestre ad arco, le pareti in pietra e le tracce delle navate ancora ben visibili. E’ bella, e strana da trovare quassù.
Perché, di fatto, basta voltare lo sguardo per trovarsi di colpo catapultati 1000 anni ancora più indietro, nell’antica Grecia ellenistica, quella delle colonne coi capitelli dorici, dei filosofi, e dei templi dedicati agli Dei, non serve neppure muoversi, basta solo girare la testa, et voilà, una lunga fila di colonne si erge davanti a noi elegante e solenne, di fronte allo spazio rettangolare dell’antica Stoà. Non ho mai visto strutture di questo tipo dal vivo prima d’ora, resto letteralmente incantata di fronte a questa linea di colonne allineate, armoniose, perfette, assolutamente “classiche”.
Dietro alle colonne, una scalinata monumentale ci porta ancora più in alto, fino ai Propilei che fanno da preludio al tempio vero e proprio. Sistemati ai lati della scala, immersi nella luce intensa, si staccano sullo sfondo blu del cielo come fantasmi pietrificati di un mondo lontano.
E finalmente arriviamo in cima alla rocca, nel luogo più sacro e speciale, nel quale sorge lo splendido tempio di Atena Lindia. Un giro di colonne quasi completo racchiude lo spazio magico riservato al culto di Atena, adorata quassù fin dal IV secolo a.C.. Un luogo bello abbastanza da essere dedicato a una Dea, sulla vetta di una rocca circondata dal mare e sprofondata nella luce. Difficile trovare un luogo più suggestivo e più adatto a una divinità.
Lo spettacolo del panorama dall’alto della rocca è formidabile, lascia senza fiato. Mare azzurro e luce ovunque, templi e colonne, scalinate, atmosfere antiche e divine, la sensazione di trovarsi in un luogo unico e senza tempo.
Sulla destra del tempio il bastione più estremo della fortezza si affaccia direttamente sul villaggio di Lindos, disteso ai piedi della rocca come un fazzoletto bianco. Dopo aver visto tante volte l’Acropoli dal paese, adesso siamo quassù, a vedere la distesa delle casette candide e la bellissima baia di San Paolo dall’alto degli spalti delle mura.
Lentamente giriamo intorno alla zona del tempio fino ai magazzini, dove sono conservati resti di vasi e oggetti votivi dedicati alla dea, poi ancora strutture che fanno parte del castello dei cavalieri, e un’ultima parte di cinta muraria.
Torniamo all’edificio dal quale eravamo entrati, lasciandoci le colonne, il mare e una grande pianta di olivo alle spalle. Riattraversiamo l’ombra dell’ingresso e ridiscendiamo la lunga scala che porta ai piedi della fortezza, ma è con dispiacere che abbandoniamo il magico spazio dell’Acropoli. Stare quassù, immersi in tutta questa luce e questa bellezza, è stato come viaggiare nel tempo.
Al di sotto dell’uscita dall’Acropoli c’è un piccolo bar con le panchine al fresco, così ci fermiamo a prendere un gelato e a risposarci un pò. Mentre mangiamo un gelato arriva un bellissimo gattino rosso, curioso di sapere cosa stiamo facendo, e in neanche 5 minuti lo raggiungono anche i suoi fratellini insieme a mamma gatta. Sono molti i gatti in giro per Lindos, socievoli e simpatici.
Dopo la sosta riprendiamo la discesa del sentiero, diretti di nuovo verso casa. Fa molto caldo e cominciamo ad accusare un po’ di stanchezza. Le ore di sonno perso della notte passata cominciano a farsi sentire e sommate alla lunga scalata sotto il sole ci convincono a riposarci un po’. Abbiamo bisogno di recuperare energie e di lasciar sedimentare tutta quella bellezza appena incamerata dai nostri occhi.
Sono quasi le cinque quando usciamo di nuovo, rinfrancati e pronti ad esplorare ancora i dintorni del villaggio. Decidiamo di scendere in auto verso la Baia di Pallade, tanto per vedere se anche da vicino è così bella come appare dall’alto, perché è un vero peccato avere questo mare a due passi e restargli lontano. Scendiamo giù per una discesa terribile lungo una stradina semi-sterrata che se solo avessi saputo che era così l’avrei fatta certamente a piedi, per fortuna c’è almeno un parcheggio decente in fondo alla via, e dato l’orario del tardo pomeriggio è quasi tutto libero. La spiaggia è a pochi metri, una baia ampia di acqua color smeraldo che splende alla luce del sole che scende. La striscia di sabbia non è molto profonda ma ci sono solo due o tre file di ombrelloni, niente di troppo fitto, e a quest’ora restano pochissimi bagnanti. Chiedo al bar se possiamo sistemarci sui lettini e un signore mi risponde che possiamo pure metterci dove vogliamo, perché dopo le 5 non si deve più pagare nessun noleggio. Fantastico.
Ci sistemiamo vicino alla riva – ma qui è tutto vicino alla riva – e poco dopo stiamo già facendo il bagno. L’acqua è calda e poco profonda, ci sono un po’ di sassi ma la maggior parte del fondale è sabbioso e liscio, per questo forse l’acqua è un po’ meno limpida ma è comunque bellissima. Restiamo a mollo a lungo, per rinfrescarci dopo tutto il caldo sofferto sull’Acropoli e goderci la visione fantastica del promontorio e della baia viste dall’acqua. E’ tardi quando decidiamo di raccogliere le nostre cose e tornare verso la macchina, sulla spiaggia non c’è quasi più nessuno. Sulla via invece c’è molta confusione, e un paio di vigili si stanno dando da fare per gestire un numero di auto e di persone a piedi insolitamente alto. Intravediamo anche alcuni ragazzi vestiti alla maniera dei cavalieri, e alcune bambine con degli abitini da antiche contadinelle, il che ci fa ricordare della festa di stasera. Torniamo a casa e ci prepariamo in fretta, quindi usciamo incuriositi, per andare a vedere di cosa si tratta esattamente. Sentiamo la musica per le vie, ci sono torce e candele dappertutto al posto delle luci elettriche, e più ci avviciniamo alla piazza del Teatro più la folla si infittisce e la confusione aumenta. Passiamo davanti al Symposio e Marco ci saluta cordiale, e alle nostre domande ci spiega che si tratta della prima edizione della Festa Medievale di Lindos, per ricordare i tempi in cui il villaggio era uno dei più importanti dell’isola sia politicamente che economicamente, e in cui i Cavalieri di San Giovanni erano personaggi molto influenti per la vita della popolazione locale. Sulla piazza i banchetti sono allestiti con grande cura, le ragazze degli stand indossano abiti tradizionali e versano vino bianco che distribuiscono come omaggio di benvenuto a tutti. Ci sono banchetti dove si possono acquistare dolci tipici, vasetti di miele, biscotti, bottiglie di vino o di olio locale e addirittura piccolissime piante di olivo da mettere nel giardino di casa. Se non ci fosse il problema dell’aereo me la porterei sicuramente via, una di queste meravigliose piantine con le foglioline argentate e il legno profumato, perché non c’è albero più bello dell’olivo per me, e non c’è olivo più bello di quelli che crescono sulle isole, con le radici nella sabbia e le fronde profumate di salmastro.
Nel centro della piazza un gruppo vestito in abiti tradizionali suona musica greca su strumenti tipici per accompagnare il canto di una ragazza dalla voce bellissima, mentre due asinelli mangiano tranquillamente il loro fieno pochi metri più in là. Di fronte a questo piccolo palco improvvisato una tribuna di personaggi un po’ stravaganti pare ascoltare l’omaggio di questi canti con grande compiacimento, bambini di ricchi e di contadini, dame, popolane, e soprattutto Cavalieri, e poi ragazze in abiti di velluto, signori con pizzi e parrucche, soldati con elmi e mantelli siedono in mezzo alla folla con un’aria di festa negli occhi. Visti più da vicino i costumi non sono poi così precisi, gli accessori sono spesso in plastica o cartone e alcuni abiti sono quantomeno cronologicamente anomali (che ci fanno dei perfetti damerini del ‘700 a una serata medievale?), ma non dev’essere stato facile organizzare una festa simile su un’isola così piccola. L’impressione è che tutto il paese sia stato coinvolto in questa cosa, e quel che è più bello è la soddisfazione che si può leggere sui volti dei partecipanti per questa notte vissuta da protagonisti. Passa persino una specie di sfilata storica, con la banda musicale e tutto, mentre gente in costume si disperde per le viette del centro affollate di curiosi arrivati da tutta l’isola per assistere alla festa.
Camminiamo tra la folla fitta, che mi fa pensare a quello che deve essere l’assalto dei turisti di agosto, e arriviamo fino alla creperia di George, dove abbiamo deciso di cenare. C’è pieno anche lì, sono tutti impegnatissimi con questo evento, ma dopo un po’ ci trovano un tavolo e ci possiamo sedere per mangiare. Assaggiamo le sue crepe salate, che sono profumate e ottime, e ce ne concediamo anche una dolce, con nutella e fragole, seguita da un buon espresso.
E’ quasi mezzanotte quando usciamo, ma c’è ancora molta gente in giro. Passeggiamo fino a casa per le vie illuminate dalle torce, in un’atmosfera ancora più incantata del solito. Siamo stanchissimi, ma nonostante l’inizio difficile, anche questa è stata una buona giornata.