Facciamo colazione e usciamo presto, in una mattinata lucente che preannuncia una giornata di sole intenso. Per raggiungere la nostra prima tappa di oggi, Batalha, passiamo per il piccolo paesino di Fatima, dove i tre pastorelli ebbero le apparizioni della Bella Signora che affidò loro i misteriosi 3 segreti. Non ci fermiamo perché non fa parte del nostro itinerario né dei nostri interessi spirituali, ma a dire la verità sono incuriosita da questo luogo di devozione mariana dove è stata costruita una basilica che ha di fronte una piazza lunga un chilometro per poter accogliere le migliaia di fedeli che arrivano qui da tutto il mondo ogni 13 maggio. Non mi sarebbe dispiaciuto visitare la Chiesa e vederla coi miei occhi, questa Signora che ha nella Corona un frammento di una delle sue predizioni divenuta realtà. Ma forse è meglio onorare questo posto col rispetto che gli è dovuto, lasciandolo alla cura esclusiva di coloro che arrivano qui guidati solo dal cuore.
La nostra meta è il Monastero di Santa Maria de Batalha, fondato intorno alla fine del 1300 per commemorare la vittoria di una difficile battaglia in cui un esercito numerosissimo di spagnoli si scontrò con un gruppetto sparuto di soldati portoghesi. Ma i portoghesi avevano pregato la Madonna e lei li aiutò a riportare l’improbabile vittoria finale, così per ringraziarla fu costruita questa grandiosa abbazia benedettina in suo onore. Parcheggiamo la macchina in una piazzetta vicino alla chiesa scoprendo con grande sorpresa che la tariffa prevista per la sosta è di soli 60 centesimi l’ora! Lo stile esterno della costruzione principale e’ gotico fiammeggiante, tutto riccioli, ghirigori e altissime guglie, archi rampanti e pinnacoli, portali scolpiti e statue di santi e apostoli a decine, davvero impressionante per grandiosità e qualità. La pietra è ben conservata, di un color oro che mi piace sempre nelle chiese, specialmente in strutture così originali.
L’interno e’ il gotico più spettacolare, una navata stretta e lunga che va verso l’altare fiancheggiata da due file di colonne altissime, potenti e fitte, una foresta di pietra di un’altezza vertiginosa, tanto che quasi non se ne vede la fine. Volte a croce, altari, vetrate verticali attraverso le quali passano fasci di luce colorati, tutta la magia del gotico che avvolge e incanta.
Alla destra dell’ingresso si trova la Cappella del Fondatore, una cappella a pianta quadrata dalla volta altissima illuminata da una lanterna ottagonale decorata da vetri colorati, nella quale sono sepolti il fondatore del monastero Re Joao I, sua moglie Filippa di Lancaster e i loro figli, compreso Enrico il Navigatore. Le tombe della coppia reale sono di marmo bianco scolpito come un merletto prezioso, raffinatissime e regali. Sui piedistalli, decorati su tutti i lati da figure simboliche, stemmi e motti, sono distesi i due sovrani vestiti di abiti fastosi. Ma non è questo che rende speciali queste tombe. Insolitamente, le sepolture affiancate sono vicinissime, e se ti alzi un po’ sulla punta dei piedi riesci a vedere che le statue si tengono per mano. Non un Re e una Regina, ma due innamorati che un piccolo gesto unisce anche nel tempo infinito della morte. Mano nella mano per l’eternità. Può bastare poco, per dire una cosa immensa.
Nella parte adiacente alla chiesa si possono visitare una serie di chiostri bellissimi, a doppio livello, con lunghi corridoi silenziosi decorati finemente, archi, colonne scolpite, giardini e una fontana dove nuotano dei pesci rossi, splendida.
Lungo uno dei corridoi si apre la Sala Capitolare, nella quale si trova la Tomba del Milite Ignoto della Prima Guerra Mondiale a cui due soldati e una fiamma eterna fanno da sentinella perpetua, insieme a un bellissimo crocifisso ligneo parzialmente distrutto. Un Cristo ancora più doloroso e straziato del solito, simbolo perfetto dell’orrore di una delle guerre più tragiche della storia moderna. Ma la sala ha la principale attrattiva nella sua ardita costruzione architettonica, per le dimensioni notevoli della splendida volta progettata senza l’ausilio di alcun supporto centrale. Un luogo che fu considerato così precario da essere per un certo periodo riservato ad alloggio dei prigionieri condannati a morte, ma che invece è perfettamente stabile e sicuro, e magnificamente disegnato.
Quando finiamo il giro e pensiamo di aver visto tutto, ci accorgiamo che invece non abbiamo ancora visto il meglio. In una zona attigua al Monastero accessibile solo dall’esterno si trovano le Capelas Imperfeitas, il vero gioiello di questo complesso bellissimo. Sono dette imperfeitas poiché sono rimaste incompiute in quanto non vi fu mai aggiunto il tetto, ma di imperfetto non hanno veramente nulla…
Un giro di sette cappelle a base esagonale sono ordinate intorno a una struttura a pianta ottagonale, tutte decorate da ornamenti e fregi in stile gotico e manuelino di una complessità e una ricchezza straordinaria. I pilastri, gli archi, le merlature, i fregi, perfino l’immenso portale alto 15 metri, tutto è scolpito fittamente di edere, fiori, serpi, funi, angeli alati, motti e sfere armillari, in un trionfo di pietra merlettata che lascia storditi.
L’azzurro aperto della volta del cielo dona a questo giro di cappelle di pietra dorata un fascino straordinario, lasciando libera la luce di colorarle a suo piacimento nelle diverse ore del giorno.
Nelle Cappelle Incompiute si trovano le tombe di Edoardo del Portogallo e di sua moglie Eleonora d’Aragona, anche loro sepolti in un’unica tomba gotica molto più semplice di quella della Cappella del Fondatore, con le statue che li immortalano mentre si tengono dolcemente la mano.
Una visita davvero interessante a un luogo bellissimo, Patrimonio dell’Umanità dal 1983.
Dopo la visita del Monastero riprendiamo l’auto e percorriamo i circa 20 chilometri di distanza che ci separano dal paese di Alcobaça, dove dormiamo stasera. Il nostro hotel è vicinissimo al Monastero e abbiamo perfino un balcone con vista sulla piazza della chiesa di Santa Maria, veramente una posizione perfetta. Sulla stessa piazza ci fermiamo a un ristorante turistico a mangiare delle insalate fresche all’ombra di un albero, per ripararci un po’ dai 33 gradi della giornata quasi estiva. Qui un cameriere stravagante e un po’ troppo guascone ci tratta con poca cortesia e alla fine sbaglia – o prova a sbagliare – per ben due volte il conto, presentandoci un totale pari al doppio di quanto dobbiamo pagare e calcolando portate e bevande in più che non abbiamo mai ordinato. Glielo facciamo notare ma lui continua a calcolare male, e solo quando entro nel locale e parlo con la signora alla cassa riesco a far valere le nostre ragioni. E’ vero che c’era confusione e aveva molto da fare, e magari un errore ci poteva stare, ma per la prima volta non ci troviamo bene in un locale, e ci alziamo un po’ delusi.
Quello che non ci delude invece è il Monastero di Santa Maria, un monastero cistercense che fu il primo edificio gotico del Portogallo e che ha una lunga e importante storia intrecciata a quella dei reali di questa terra. Una serie di splendidi chiostri sono racchiusi in questo monastero medievale dalle linee raffinate, con giardini curati e porticati di grande eleganza. Qui si trova anche la Stanza dei Re, a pianta quadrata, che contiene una serie di statue che raffigurano la sequenza dei Re del Portogallo, mentre le pareti sono piastrellate di Azulejos che riproducono scene della storia del Monastero.
Tra i vari chiostri visitabili, il più bello è il Chiostro del Silenzio, aggiunta rinascimentale, con le colonne e gli archi decorati a motivi floreali e animali, davvero imponente. In un angolo di questo chiostro si trova una magnifica fontana di pietra scolpita in rilievo con motivi rinascimentali e decorata da stemmi e animali mitologici, mentre tutto il piano superiore dei loggiati è ornato in stile manuelino molto evoluto, veramente splendido.
L’antico dormitorio è un salone enorme con volte a croce sorrette da colonne, dove un tempo i monaci dormivano tutti insieme. Solo più tardi fu creata un’ala con celle individuali nelle quali i monaci potevano riposare e pregare in solitudine.
Un altro degli ambienti famosi di questo Monastero sono le cucine, gigantesche, capaci di ospitare cibi sufficienti a sfamare centinaia di persone. L’elemento più imponente è senz’altro il caminetto, altissimo, completamente rivestito da una piastrellatura bianca che lo fa apparire ancora come nuovo. Nelle cucine si trova anche una grande vasca di pietra nella quale arriva un canale proveniente dall’esterno che era collegato direttamente al fiume del paese, per portare pesce vivo e freschissimo fin dentro alle cucine dei monaci. Veramente stupefacente.
Il refettorio, dove i monaci consumavano i loro pasti, è un elegante salone che contiene colonne e volte, e dove il pulpito dal quale il monaco di turno leggeva passi della Bibbia mentre gli altri mangiavano in silenzio è sistemato in una nicchia molto in alto, sotto una specie di piccolo loggiato interno molto armonioso al quale si accede attraverso una scala di pietra.
Molto importante, oltre alla chiesa, era la Sala Capitolare, dove i monaci si riunivano per discutere le loro faccende e per prendere le decisioni. E’ una sala molto bella, ampia, piuttosto bassa, dalle proporzioni gradevoli, che oggi contiene una serie di statue in pietra in stile barocco.
Anche la Sacrestia, che si apre lungo uno dei corridoi del chiostro, ha un magnifico portone in stile manuelino che sembra sormontato da corde e rami di corallo intrecciati. Comincio a familiarizzare con questo strano stile architettonico così ricco e stravagante. Mi piace il modo in cui mi ricorda immediatamente il mare.
Il cuore del Monastero è ovviamente la Chiesa, che è la più grande chiesa gotica di tutto il Portogallo con i suoi 125 metri di lunghezza per 23 di altezza. Una foresta di colonne altissime e potenti, in quelle proporzioni esagerate del gotico vero che ti fanno sentire una formica che vaga in un prato.
Nel transetto, scrigno nello scrigno, si trovano altri due gioielli preziosi: le tombe di Re Pietro I figlio di don Alfonso IV e della sua amata Doña Inés de Castro. La loro storia e’ molto drammatica, e tra le più romantiche di questa terra. Racconta che Pietro era già sposato quando si innamoro’ di Doña Inés, una dama di corte spagnola che a causa di questo scandalo fu rimandata nel suo paese. In seguito Pietro rimase vedovo, e fece richiamare alla corte portoghese la donna mai dimenticata. Ma Re Alfonso non voleva che il figlio sposasse Inés perché temeva il potere e la possibile ingerenza della famiglia di lei sulla politica portoghese, e li ostacolò in ogni modo. Però i due giovani si amavano, e Pietro la sposo’ di nascosto senza che suo padre venisse a saperlo. Dopo poco tempo alcuni faccendieri agli ordini del Re organizzarono un complotto e riuscirono ad assassinare Inés, ignari del fatto che lei era ormai la moglie di Pietro, che ne ebbe il cuore spezzato e giuro’ vendetta. Quando finalmente divenne Re al posto del padre, convocò i responsabili dell’assassinio, li fece confessare e poi torturare e giustiziare. Quindi rese pubblica la notizia del suo matrimonio segreto con Doña Inés, che era divenuta di fatto Regina del Portogallo, la fece riesumare, vestire con abiti sfarzosi, incoronare e onorare nel modo più degno dovuto a una donna del suo rango da tutti coloro che l’avevano giudicata e cacciata quando era viva. Poi la fece seppellire in un magnifico sepolcro scolpito con angeli guardiani e scene che raffiguravano episodi della loro storia d’amore, sistemato nel transetto di sinistra della Chiesa del Monastero. La tomba di Pietro, ugualmente preziosa e raffinata, fu poi sistemata nello spazio uguale e opposto del transetto di destra, proprio di fronte a quella di Inés, invece che al suo lato come si era soliti fare al tempo. Questo perché così, quando verra’ il giorno del giudizio e tutti i morti si risveglieranno e si alzeranno dalle loro tombe, i due sovrani si tireranno su e la prima cosa che faranno sarà guardarsi dritto negli occhi. Un epilogo molto romantico per una storia dalle tinte gotiche.
Dopo la visita del monastero usciamo di nuovo sulla piazza e facciamo un giro per il paese, e ci gustiamo un gelato fresco per contrastare il caldo. Quindi torniamo in albergo a riposare un po’ prima di cena. Quando usciamo di nuovo è quasi il tramonto, l’aria è tiepida e la luce è finalmente più dolce. Riprendiamo l’auto e andiamo a Nazarè, un paesino vicino che fa ancora parte del comune di Alcobaça e che si divide in due parti distinte, una bassa, allungata sui bordi di una spiaggia fine, e l’altra arroccata in cima a un costone roccioso, dal quale si affaccia direttamente sull’Oceano. La chiesa della Madonna di Nazareth, che da il nome al paese, si trova nella metà in alto, ai bordi di una bella piazza decorata da palme e banchetti di prodotti artigianali. Ma lo spettacolo comincia esattamente dove la piazza finisce. Una distesa infinita di acqua blu viene a dondolarsi su una striscia di sabbia lunghissima, a pochi metri dalle prime file di case del paese, distesa quasi 100 metri più in basso della finestra naturale che ci regala questo panorama mozzafiato. L’Oceano è dappertutto davanti a noi, possiamo vederlo, e sentirne il profumo salmastro che il vento soffia fin quassù spazzando via pensieri e nuvole.
Scendiamo di nuovo giù e parcheggiamo davanti all’Oceano, disteso senza fine davanti a noi. Il sole sta tramontando, la luce cala e l’acqua risplende. La giornata sta finendo in maniera bellissima, così come si è svolta.
Per cena scegliamo un locale indicato dalla LP, “A Tasquinha”, un piccolo ristorante a gestione familiare seminascosto tra le viette interne, con un’atmosfera semplice e accogliente e le pareti decorate di Azulejos. Una signora gentilissima – un’altra, ma le scelgono apposta, qui? – ci consiglia zuppa di pesce, pesce grigliato con contorno di verdure, uno spettacolare spiedino di calamari presentato su uno spiedo verticale, Vinho Verde e coppette di dolci al cucchiaio deliziose, e alla fine ci offre persino un bicchierino di Porto bianco.
Un’ottima cena a un prezzo incredibilmente conveniente, dopo la quale torniamo felici e contenti al nostro Hotel con vista sul Monastero di Santa Maria. Una serata perfetta, che conclude una bellissima giornata di visite a luoghi di grande fascino.
Comunque al ristorante di Nazaré ci ha servito il sosia di Silvio Orlando!!!!!
E’ vero !!!
Troppo bello… Cucciolotto…!!! ;o))