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Gabbiette

Gabbiette

La notte di Capodanno è dedicata in tutto il mondo allo scambio di Auguri, ma soprattutto ai brindisi all’Anno Nuovo. Alla fine restano abbracci nei cuori, baci sparsi, e tappi di sughero sparati via tutti insieme, dopo esser stati liberati dalle loro gabbiette.
Oggetti minuscoli, insignificanti, che però, nelle mani giuste, possono trasformarsi in maniera sorprendente. Il mio Luca ha questa magia nelle sue mani, e quello sguardo speciale capace di vedere ciò che ancora non c’è, e regalarmelo.

Bastano un po’ di abilità, una piccola pinzetta e una grande fantasia, e un filo di metallo può diventare tutto quello che si riesce a immaginare. Un angioletto per esempio, con tanto di ali, aureola e mani giunte in una preghiera sottile.

Una creatura che è diventata un pezzo unico da donare, per una collezione speciale che non smetteremo mai di arricchire.

Il primo lavoro realizzato con questa tecnica così originale non è stato l’angelo però, ma una piccola renna, esile ed elegante, con un muso buffo come solo questi animali possono avere.

Poi è arrivato uno strano omino, delizioso nella sua stramberia, con l’ombrello in una mano e la valigetta da lavoro nell’altra, e un’aria un po’ da divo del musical un po’ da Mary Poppins, che è diventato subito uno dei miei preferiti.

Il cane invece mi ha lasciata stupita per la sua verosimiglianza e per l’atteggiamento così tipico, con la testa affilata e la coda ritta, adorabile.

Un’altra specie di cane è uscito poi da una preziosa gabbietta francese, però più strano, con le gambette corte e le orecchie grandi, non facilmente identificabile.

Almeno finché non è arrivato anche il guerriero armato di lancia.

Allora è diventato evidente che quello strano cane altri non era che fedele il compagno di quel cacciatore primitivo, e che insieme potevano riuscire in qualunque eroica impresa.

Un altro omino, minimale nonostante la sua composizione più complessa, è quello che io chiamo l’Attore. Credo che sia perché la testa di sughero con sul volto un’espressione concentrata, il corpo dalla postura dritta, il gesto ampio delle braccia sollevate mi fanno pensare a un attore che sta recitando il suo brano più drammatico.

Il Samurai invece è facilissimo da riconoscere. Il corpo piegato sulle ginocchia, il braccio aperto a raccogliere l’ultimo brandello di coraggio, la posizione inconfondibile della lama puntata verso il suo stesso cuore, tutto ricorda il gesto d’onore estremo dei guerrieri dell’antica tradizione giapponese. Ha perfino i capelli scuri e lucidi e la fascia rossa legata intorno alla fronte, come un perfetto piccolo Samurai.

Un soggetto molto meno drammatico e decisamente più simpatico è la tartaruga, un classico che è tra i miei preferiti. Guscio scuro e duro, zampe larghe e corte per un’andatura lenta ma costante, e una testa tozza sul collo che spunta fuori dal grosso carapace, semplice e bellissima nella sua naturalezza.

Dato che la creatività non ha limiti, è capitato anche che le mani magiche operassero con le loro pinzette su materiali diversi da sughero e gabbiette metalliche, con risultati altrettanto sorprendenti, alla fine. La fantasia ha spiccato un balzo addirittura fuori dal Sistema Solare, per incontrare mondi e creature aliene quanto meno inquietanti.

Adesso abbiamo la prova che gli alieni sono davvero verdi e luccicanti, hanno grandi orecchie paraboliche, e trascorrono buona parte del tempo a gestire i loro progetti di invasione della Terra davanti a una consolle iper-tecnologica multifunzionale. Non sono poi così alti come si credeva, ma non disdegnano una birretta ogni tanto…

Come per quasi tutte le cose, il motivo per cui si fanno diventa un motore potente nella spinta alla realizzazione migliore possibile di ciò che si è cominciato, e questo è vero anche in una cosa banale come piegare un filo di ferro. Così, uno dei pezzi più belli usciti dalle mani di Luca è stato fatto per una persona speciale, che aveva una grande passione per un cantante del quale era fan. Il desiderio di fare un oggetto unico solo per lei, per veder brillare i suoi occhi di gioia nel momento in cui lo avrebbe ricevuto, ha mosso le pinzette in maniera più magica del solito, fino a ottenere un risultato finale incredibilmente straordinario. Almeno per me, e certo per chi lo ha ricevuto in dono.

Comunque, che sia una figura complessa o la più semplice e stilizzata delle forme, la magia di questa tecnica così originale non finirà mai di stupirmi. E neppure la scoperta che si può trovare la poesia anche nelle più piccole cose.

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