L'importante non è cosa guardi, ma cosa vedi
 
Lunedì 21: Schönbrunn – Gloriette – Camera del tesoro – Demel – Schwechat airport

Lunedì 21: Schönbrunn – Gloriette – Camera del tesoro – Demel – Schwechat airport

Nella nostra ultima mattina all’Imperial Riding School il cielo è di nuovo nuvoloso, anche se non nevica. Raccogliamo con un po’ di tristezza tutte le nostre cose e lasciamo i bagagli in deposito ad un fattorino dell’hotel prima di uscire per il nostro ultimo giro in città. La chiesa di St. Nicholas st-nicholas_0 è chiusa purtroppo, così facciamo un biglietto per i mezzi pubblici valido tutto il giorno e prendiamo il treno che ci porta di nuovo fino a uno dei palazzi più importanti della città, il Castello di Schönbrunn , del quale avevamo visitato solo il giardino zoologico e il mercatino. L’ultimo pezzo è una bella passeggiata a piedi, e nono stante il freddo è piacevole camminare sui grandi marciapiedi che portano già un certo flusso di visitatori fino al grande cancello d’ingresso. Questa è una delle attrazioni turistiche più famose di Vienna e probabilmente la più affollata, quindi non ci illudiamo di poterci godere questa visita in solitudine come era accaduto per lo zoo. Fin dal viale il palazzo ci appare in tutta la sua maestosa bellezza, ergendosi elegante e perfetto sul giardino coperto di neve castello-sch. L’atmosfera è calma e silenziosa, ovattata dal gelo e dal manto candido che ricopre tutto, ma pare adattarsi perfettamente alla bellezza sobria del castello. Decidiamo di fare subito colazione prima di iniziare il nostro giro, ed entriamo nel grande Caffè alla sinistra del viale d’ingresso. Il locale è molto ampio per essere una caffetteria, e diversi tavoli sono occupati da turisti stranieri. Scegliamo il caffellatte viennese con la schiuma e ottimi dolci colazione_0 presentati su uno specchio di crema tiepida che si rivelano buonissimi, e spazzoliamo tutto con gusto. Sentiamo che dopo una colazione così ricca potremo camminare tutto il giorno senza problemi. Certo non è facile scegliere una sola cosa tra tutti i fantastici piatti di dolci in vetrina nel bancone, dolciumi ma la cosa più sorprendente del locale è una renna impagliata in un angolo vicino a una porta, con le ampie corna addobbate di palline di Natale e un grosso fiocco di raso rosso al collo renna. Incredibile… e assolutamente inaspettata. Dopo colazione attraversiamo il cortile e siamo di nuovo di fronte al bellissimo palazzo, la cui struttura a sbalzi crea un effetto visivo veramente particolare. Il corpo centrale dell’edificio, decorato da un doppio scalone esterno e un colonnato, è affiancato da due ali laterali progressivamente aggettanti che tendono a venire incontro al visitatore, spezzando la linearità del palazzo e rendendo sia l’edifico che il cortile esterno molto armoniosi. Di certo una cosa che colpisce è il colore, il famoso giallo Schönbrunn, che visto dal vivo è delicato e deciso insieme, perfetto per completare l’aspetto regale del castello. Insomma, se questa stessa facciata fosse stata grigia non avrebbe assolutamente fatto lo stesso effetto, ne sono certa. Oltrepassiamo il colonnato sistemato tra le due grandi rampe di scale laterali esterne e raggiungiamo l’ingresso principale, dove una lunghissima fila si è già formata in attesa di acquistare il biglietto di ingresso. C’è un’umanità alquanto varia in fila nel grande atrio, dove il freddo straordinario di questi giorni riesce in qualche modo a filtrare nonostante le porte a vetri. Famiglie italiane con ragazzini al seguito che scorrazzano agitati di qua e di là, giapponesi con macchine fotografiche enormi (e inutilizzabili all’interno del palazzo reale) appese al collo, coppie di signore inglesi più o meno giovani che sfoggiano originali cappellini e guanti di lana fatti ai ferri e leggono pazienti le loro guide restando diligentemente in fila, tedeschi con gli zaini che guardano continuamente i monitor e commentano con l’aria di quelli che lo saprebbero loro come far funzionare tutto meglio, qui. C’è davvero un marasma di gente, come dice Luca, ma dopo una breve esitazione e il controllo finale dei nostri Sissi Ticket abbiamo la conferma che possiamo passare direttamente in quanto abbiamo già pagato l’ingresso. Così ci incamminiamo nel corridoio centrale tra le due lunghe file e andiamo direttamente a lasciare il nostro zaino al guardaroba (è vietato introdurre qualunque tipo di borsa che non sia da passeggio), e ci uniamo poi alla fila all’interno dell’edificio a pianterreno per farci consegnare la nostra audioguida. Da lì saliamo la grande scala azzurra, e cominciamo la nostra visita del palazzo reale. Le prime sale da basso sono riservate alle guardie reali, con divise e uniformi originali, seguono le sale da udienza nelle quali l’Imperatore riceveva militari, capi di stato e anche semplici cittadini che ne avessero fatto richiesta, e lo studio privato del Kaiser nel quale l’Imperatore passava la maggior parte delle ore della sua giornata al lavoro, e nel quale è appeso un grande ritratto di sua moglie Sissi. Da qui si passa nella camera da letto personale dell’Imperatore, che morì proprio qui nel 1916, e poi in una serie di salottini e spogliatoi che conducono alla toeletta di Sissi nella quale lei si faceva curare la meravigliosa lunghissima capigliatura. Accanto c’è la camera da letto comune della coppia, poi il salotto di lei e il salone da pranzo, con la tavola apparecchiata in grande stile arricchita da splendide porcellane, cristalli e alzate da dolci con dettagli dorati. Poi una nuova serie di salotti di ricevimento e camerette, con ritratti di bambini elegantissimi appesi alle pareti ricoperte di tessuti preziosi, e con grandi finestre abbellite da tendaggi. Le stanze in effetti non sono in generale molto grandi, anzi sono più piccole di quanto ci aspettassimo (e di quanto abbiamo visto in altri castelli reali, per esempio in Francia), ma l’eleganza è innegabile ovunque, e ogni minimo dettaglio dell’arredo e del decoro contribuisce ad un affetto finale sicuramente prezioso. Il salone degli specchi rappresenta un altro esempio di arredo rococò, con le specchiere dorate e le tappezzerie rosso fuoco, e la cosa che ci colpisce di più tra quelle che ci sentiamo raccontare dall’audioguida è che proprio in questo salotto un giovanissimo Mozart di soli 6 anni tenne il suo primo concerto di pianoforte al cospetto dell’Imperatrice Maria Teresa, dopo il quale le saltò in grembo abbracciandola e baciandola, mettendo da parte in un colpo solo sia il proprio genio che l’altissimo lignaggio di lei – eh, i privilegi assoluti dell’infanzia… Fa uno strano effetto comunque essere qui e sentir raccontare questa storia, che poi è Storia di fatto e non un semplice aneddoto di costume. Qui, in questo stesso salotto dove ora ci troviamo, più di 250 anni fa cominciava la Leggenda di uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi, e a guardare con gli occhi un po’ socchiusi pare quasi di vederlo, attraversare la sala con i suoi piedini di bimbo in scarpine coi fiocchi su questo stesso parquet fino al pianoforte, sedersi sullo sgabello, magari con l’aiuto di suo padre, e dare inizio ad un percorso che lo avrebbe portato ben più lontano delle ginocchia di un’Imperatrice, fino al cuore della Storia della Musica e degli appassionati di tutte le epoche a seguire. La musica di Mozart – suonate dalle dita di Mozart stesso – ha risuonato qui, tra queste mura, rimbalzando su pareti e mobili, pavimenti e tessuti, invadendo di magia questa stanza – e poi questa città, questo Impero, questo continente, in un’eco che probabilmente non avrà mai fine. Se è un aneddoto, è certamente uno di quelli che ti fa sostare qualche minuto di più nella stanza, prima di scegliere il prossimo numero sull’apparecchio e premere PLAY per proseguire con la visita guidata. Dopo altre stanze di disimpegno arriviamo finalmente nella sezione più prestigiosa di tutto il castello, e una delle più impressionanti in assoluto. La bellezza splende in maniera quasi sfacciata nella Grande Galleria , la sala da ballo e di rappresentanza del castello, finalmente ampia e luminosa più di ogni altra sala, tutta decorata sui toni dell’oro e del bianco, con un enorme affresco sul soffitto e ampie portefinestre alternate a due file di altissimi specchi che si riflettono gli uni negli altri, creando un effetto di infinito spazio d’argento. Qui, nonostante lavori di restauro in corso, finalmente ci si muove in tutta libertà immersi nella piena luce e nell’oro, ed è un attimo immaginare uomini in divisa e donne in abiti meravigliosi danzare il valzer illuminati da migliaia di candele, moltiplicati all’infinito dagli enormi specchi nelle sere di festa grande. Non c’è posto più adatto di questo, per una sfarzosa festa ottocentesca, e se in questi specchi si potesse vedere il riflesso del passato, se ne potrebbe avere facilmente la prova. Anche la Piccola Galleria, subito accanto e riservata alle feste di famiglia, è bellissima e armoniosa, e sorprende il bianco lucido delle laccature sul quale si riflettono le luci dei candelabri che, anche se ormai sono elettrici, hanno l’effetto luminoso delle vere candele. Di fianco a questa galleria candida troviamo due stanze piccole e preziosissime, così tanto che non è possibile entrare e bisogna accontentarsi di ammirarle dalla soglia della porta. Sono due gabinetti cinesi , completamente decorati nello stile cinese appunto, con lacche e pannelli lucidi alle pareti dove sono fissate decine di piccole mensole che reggono vasi in porcellana di varie dimensioni tutti decorati di bianco e azzurro. I pavimenti in parquet sono incredibilmente lavorati, con intarsi complicatissimi di legni diversi e preziosi, che sono poi una delle ragioni per cui viene impedito alle migliaia di visitatori quotidiani di calpestare quella meravigliosa fioritura. Seguono grandi sale con immensi dipinti raffiguranti scene di massa, in occasioni militari e per una festa di nozze reali, con migliaia di persone ritratte nei minimi dettagli, e dopo queste si passa nella zona degli appartamenti privati di Francesco Stefano, con una camera azzurra e una decorata da grandi pannelli di lacca nera lucida in stile cinese. Quindi si passa nella stanza detta di Napoleone , dove Bonaparte ha dormito e dove stava il suo unico figlio legittimo dopo la caduta dell’Impero. Qui morì a soli 21 anni, e qui è esposta la sua maschera mortuaria, insieme ad un piccolo uccellino impagliato con un buffo ciuffo di piume sul capo, che era il suo compagno di giochi preferito. Più avanti ci sono altre sale decorate da miniature di quadretti e porcellane realizzate dagli stessi membri della famiglia reale, saloni di udienza con tappezzerie rosse e azzurre, il salotto dell’Arciduchessa Sofia, per arrivare ad una stanza dove è conservato un ricchissimo letto matrimoniale a baldacchino tutto rosso e oro che era quello originale delle nozze dell’Imperatrice Maria Teresa. Concludiamo il giro attraversando lo studio di Francesco Carlo, e poi una sala dove sono conservati dipinti a tema di caccia, armi, divise e oggetti appartenuti ai reali che erano dediti a questa attività, che poi era anche il motivo per cui il primo casino di caccia di Schönbrunn fu costruito. Alla fine restituiamo l’audioguida e facciamo una piccola sosta allo shop, perché sappiamo che le bimbe a casa adoreranno la mollettina a forma di stella da mettere nei capelli come quelle che aveva Sissi ad un famosissimo ballo, e tutti gli altri gradiranno sicuramente i cioccolatini dell’Imperatrice. Finalmente ci ritroviamo fuori, e stavolta siamo sul lato opposto del castello retro-castello, di fronte ai grandissimi giardini ricoperti da una coltre candida di neve. giardino2_0 In effetti c’è solo una distesa bianca a perdita d’occhio davanti a noi, sappiamo che questi sono i giardini perché sono indicati sulla pianta del castello, ma in realtà non si vede un solo filo d’erba intorno a noi. Dappertutto è solo una distesa bianca, con un timido accenno di viale al centro, castello-sch-2 e la collina candida che sale dolcemente sullo sfondo, coronata dalla silhouette inconfondibile della Gloriette . giardino_0 Ci incamminiamo consapevoli che la salita è lunga e faticosa e fa molto freddo, così decidiamo che magari ne facciamo solo un pezzetto, tanto per avere un’idea di com’è la vista dall’altro lato, invece alla fine non riusciamo a fermarci, il paesaggio è troppo affascinante per tornare indietro, tutto quel candore e quel silenzio, i piccoli sentieri che salgono su tra gli alberi spogli e i gradini fatti con le pietre, e la luce obliqua e gialla che cerca di farsi spazio nella coltre grigia del cielo, tutto è così bello che continuiamo a camminare senza pensare ad altro che a quello che vediamo intorno a noi. Proseguiamo risalendo piano piano la collinetta, attraversando un deserto soffice e immobile che fa pensare più alle distese gelide della Russia degli Zar che a un giardino reale settecentesco, fino alla bellissima Fontana di Nettuno . nettuno1 La superficie dell’acqua è completamente ghiacciata, il bordo della vasca è invisibile sotto lo strato bianco, tritoni ninfe e conchiglie sono imprigionati dal gelo, i movimenti fissati in un istante di ghiaccio sul quale una spolverata di neve bianca è caduta lieve come zucchero a velo su una torta di nozze. nettuno4 Continuiamo a risalire la collinetta e alla fine raggiungiamo la cima, dove la Gloriette domina il paesaggio offrendo una vista spettacolare sul castello e su buona parte della città. vienna-view E’ faticoso arrivare quassù, specialmente con questo clima, ma vale veramente la pena farsi questa arrampicata per poter godere di questo panorama incantato. gloriette2 E poi l’edificio della Gloriette è molto bello da vicino, più grande di quanto appaia dal castello, perfetto in ogni dettaglio, con le arcate neoclassiche e le colonne doppie, i vasi lungo il bordo della balaustra, la scalinata a due rampe e la grande aquila degli asburgo che troneggia in cima alla facciata. gloriette5 Al centro si aprono i tre finestroni ad arco con i vetri all’inglese, che proteggono al caldo dell’interno i visitatori del Café Gloriette seduti vicino ad un grande albero di Natale. gloriette4 Quello che colpisce di più, e che dona tutto il suo fascino a questa struttura così particolare, è che le grandi finestre hanno le loro gemelle sul lato posteriore dell’edificio, esattamente in corrispondenza di quelle anteriori, per cui la luce che viene da dietro passa attraverso i vetri ed esce nuovamente dalle finestre davanti, dando l’impressione di una struttura vuota e leggera, imponente e delicata insieme. gloriette Dopo qualche foto e un po’ di riposo riprendiamo la via che scende verso il castello sul lato opposto da quello dal quale eravamo saliti, passando ancora davanti all’ingresso del Tiergarten. tierengarten Chissà se i Panda sono già dentro a sgranocchiare i loro germogli di bambù. Attraversiamo di nuovo il pianterreno del castello per uscire sulla Piazza opposta, e lasciamo questo posto fantastico con un po’ di malinconia. Indubbiamente passeggiare qui in estate deve essere bellissimo, quando tutto è invaso dal verde e dai fiori, disegnato di siepi e aiuole colorate, e illuminato dalla luce intensa del sole, eppure a noi è piaciuto moltissimo anche così, con quest’atmosfera quasi irreale, panorama silenziosa e candida, misteriosa e raffinata, cortile davvero imperiale. Raggiungiamo la U-bahn che ci porta velocemente di nuovo in centro fino a Hofburg, dove entriamo a visitare al Schatzkammer , la camera dei tesori (10,00 € a testa). Mai un nome è stato più adatto, in effetti. Questo edificio raccoglie una quantità di tesori così straordinari da lasciare letteralmente a bocca aperta, e la cosa magnifica è che non si tratta solo di oggetti preziosi in sé e per sé in quanto creati con materiali pregiati, ma lo sono soprattutto perché rappresentano pezzi originali di storia della civiltà europea dal medioevo in poi. Tra gli oggetti più importanti ci sono la Corona del Sacro Romano Impero , di forma ottagonale e incastonata di gemme preziose, incisa e decorata di simboli religiosi a testimoniare il diritto divino di regnare della dinastia ottomana, un oggetto dal fascino straordinario. La Croce imperiale, croce nella quale è inserita la Sacra lancia , una punta di lancia di metallo che si dice sia quella bagnata dal sangue sgorgato dal fianco di Gesù ferito mentre era sulla croce, e nella quale è inserito uno dei chiodi che gli trafiggevano le mani, e la spada dell’Imperatore, con splendide incisioni sulla custodia d’oro. E poi scettri, globi, insegne cavalleresche, abiti reali, gemme, tessuti pregiatissimi, e tra questi un incredibile completo composto da coperta in broccato e oro, abito, cuffia e cuscino impreziositi da ricami meravigliosi che venivano utilizzati in occasione dei battesimi degli eredi reali. C’è persino una sfarzosissima culla che fu creata per Napoleone II figlio di Napoleone Bonaparte e Maria Luisa d’Austria, che aveva il titolo di Re di Roma, di una magnificenza davvero impressionante. Moltissimi sono i tesori di stampo religioso, crocifissi in finissimo avorio, reliquiari ricoperti di gemme come il Borsello di Santo Stefano un vangelo ricoperto d’oro lavorato in bassorilievo che è uno dei più preziosi oggetti risalenti all’epoca di Carlo Magno, lo straordinario collare originale in oro e smalti che fu creato per il capo dell’Ordine del Vello d’Oro , ordine cavalleresco prestigiosissimo risalente ai tempi dei duchi di Borgogna e del quale hanno fatto parte nei secoli personaggi come Carlo V, Filippo II, Cosimo de’ Medici e membri delle famiglie d’Este e Gonzaga. C’è naturalmente la meravigliosa corona del trono d’Austria creata nel 1600, con il globo e lo scettro , gli abiti delle varie incoronazioni, spade, stemmi medievali, calici, ostensori, reliquiari, reliquia tutti ricoperti di gemme incredibilmente rare. Ma tra i pezzi più stupefacenti ci sono sicuramente alcune pietre preziose di dimensioni enormi, come lo smeraldo gigante di più di 2600 carati scolpito come un piccolo scrigno, l’aquila reale asburgica di ametista, opale e giacinto, la Rosa d’Oro onorificenza dono del Papa rosa-doro, e poi due pezzi davvero rarissimi, dichiarati inalienabili per sempre dalla famiglia imperiale degli Asburgo, la Coppa d’Agata , una coppa stupenda ed enorme che ha più di 1600 anni, interamente ricavata da un solo pezzo d’agata, sottile e levigata, lucida come un gioiello, con sfumature rosate straordinarie che la rendono unica al mondo. Pare che delle lettere misteriose che formano la parola XRISTO compaiano su un lato della grossa coppa e siano leggibili solo con una particolare luce, o da spiriti particolarmente privilegiati dal divino, tanto che si è creduto per molto tempo che questa coppa potesse essere il Sacro Graal. coppa-dagata E poi c’è uno degli oggetti più strani e affascinanti che abbiamo mai visto, un lunghissimo corno ritorto così raffinato e perfetto che sembra un scolpito da un artista, conosciuto come il corno dell’Unicorno, e che invece è probabilmente una spada di Narvalo lunghissima e vecchia di 5 secoli, spettacolare. Insegne reali, mantelli e ritratti completano la collezione di tesori, decisamente una delle più belle tra quelle che ci è capitato di vedere. All’uscita è già buio ma non è ancora l’ora di tornare verso l’Hotel, così facciamo una passeggiata in centro, e dopo un po’ ci ritroviamo davanti alle vetrine di Demel, una delle cioccolaterie più famose d’Europa. vetrina-demel Impossibile resistere. Entriamo oltrepassando una pesante tenda messa oltre la porta per riparare l’interno dal gelo, e andiamo verso le scale per salire alle sale del piano superiore. Passiamo così davanti alla cucina, che ha le pareti di vetro oltre il quale possiamo vedere i pasticceri al lavoro, impastare, infornare, demel3 decorare, ritagliare, uno spettacolo. La sala di sopra è piena così dobbiamo aspettare alcuni minuti, ma alla fine una signorina molto gentile ci accompagna al nostro tavolo in una sala rettangolare dall’arredamento raffinato, con specchiere dorate, lampadari in vetro di murano dalle delicate sfumature rosa e azzurre e poltroncine imbottite. Ci sistemiamo su un comodo divanetto pronti a ordinare, e visto che si è fatta una certa ora e abbiamo fame prendiamo zuppa zuppa e torta salata torta-salata – ottime e presentate con grande eleganza – prima di affogare la tristezza della fine della vacanza in due fette di torta di dimensioni assolutamente sfacciate, Sacher classica per Luca torta2 e mandorla e nocciola a strati per me. torta1 Una delizia assoluta. Assaporiamo questa squisitezza con calma, il salotto è pieno ma tranquillo, gente che chiacchiera in lingue diverse beve tè al caldo del locale mentre cameriere con divise nere e grembiulini bianchi vanno su e giù portando fette di torta al cioccolato su piatti di porcellana. Qui si respira un’aria che si può decisamente definire mitteleuropea. Il tempo passa molto piacevolmente, e purtroppo arriva anche l’ora di ripartire. Scendiamo di nuovo al primo piano e facciamo un ultimo giro nella sala dei biscotti, tra vetrine di torte, demel1 mensole cariche di pacchi di dolcetti, demel6 sacchetti di pasticcini infiocchettati demel7 e tavoli pieni di caramelle glassate dai colori natalizi, demel8 tanto belli che verrebbe voglia di comprarli tutti. Quando usciamo fuori l’aria sembra ancora più fredda, ma molte persone passeggiano per le vie del centro illuminate a festa. luci Anche la struttura severa del Duomo di Santo Stefano risplende della pioggia di luci di Natale, e sembra salutarci silenziosamente quando le passiamo accanto per l’ultima volta. ststephen Raggiungiamo l’Hotel con la U-bahn, riprendiamo il nostro bagaglio, e col treno siamo allo Schwechat Airport in breve tempo. E’ triste lasciare il centro della città, con le sue luci sfarzose e le vetrine decorate, altmann-e-kuhne i palazzi austeri e quest’atmosfera raffinata e gelida a un tempo. Dovremo tornarci, possibilmente con un clima più vivibile, per ammirare tutte quelle meraviglie che in questi pochi giorni non siamo riusciti a vedere. Il nostro aereo parte in perfetto orario, il buio mi aiuta ad avere meno paura dell’abisso invisibile fuori dal finestrino, e mentre leggo con gli occhi fissi sul libro nel cono della lucina che mi piove dall’alto, ringrazio con brevi respiri che tutto fili liscio e più in fretta di quanto temessi. Al momento dell’atterraggio a Firenze comunque il cuore comincia a corrermi via veloce per un piccolo imprevisto che non mi era mai capitato, e che sembra spaventare solo me. L’aereo sorvola la torre di controllo e la pista, si allinea, inizia la discesa, ma poi lentamente comincia a risalire e si allontana di nuovo tornando in quota, mentre il mio stomaco si stringe e le orecchie si tappano. Proprio ora che il mio desiderio di tornare finalmente con i piedi per terra stava per essere soddisfatto il mio sogno scompare, e la pista diventa di nuovo un miraggio lontano senza che ne comprenda la ragione. La situazione è più che sufficiente per causarmi ansia, soprattutto di questi tempi, ma gli altri passeggeri non sembrano preoccupati e si affacciano dai finestrini solo per curiosità. Luca mi conferma che vedeva già la torre abbastanza vicina e non ha idea del motivo di questa manovra, ma sembra solo un po’ annoiato. Cerco di mantenere la calma nonostante tutto e fingo di continuare a leggere il mio libro, ma sento che le mie guance hanno perso il colore e ringrazio che in quella semioscurità nessuno lo possa notare. Dopo un po’ il comandante si fa sentire e ci spiega, in un inglese terribile gracchiato fuori da quegli altoparlanti assurdi, che a terra c’è nebbia e non riusciva a vedere perfettamente la pista, così ha deciso di rialzarsi e fare un nuovo giro per tornare a provare un secondo atterraggio di lì a una ventina di minuti. Provare? Come, provare? Questo è un verbo che nella mia personale visione delle cose proprio non si addice ai viaggi in aereo… Cerco di non pensare alle alternative possibili derivanti dall’eventuale fallimento della nostra seconda “prova” di atterraggio, ma dopo un po’ non riesco più neppure a fare finta di leggere, così metto via il libro, spengo la lucina e mi preparo alla prossima manovra. Dopo un lungo giro sento che l’aereo torna indietro, scende piano piano di nuovo, si allinea, vibra appena al movimento dei flap, e cala gradualmente verso terra perdendo velocità. Dalla vertigine che mi ronza nelle orecchie sento che la pista deve essere molto vicina ormai, eppure scendiamo scendiamo e mi pare di che non arriviamo mai… Quando finalmente le ruote del carrello toccano il suolo, tiro un respiro di sollievo infinito. Anche stavolta è andata. La tensione e la paura svaniscono, per lasciare posto solo alla stanchezza e a quella specie di tristezza mista a nostalgia che segna la fine di qualunque viaggio. Questo è il momento in cui la vacanza appena fatta è vicinissima e irrecuperabile a un tempo, e la prossima non può essere più lontana di adesso. Lo splendore e la bellezza di Vienna ci mancano già moltissimo, eppure già sulla via buia che ci porta verso casa cominciamo a sognare della prossima volta in cui ci torneremo.

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