Il mondo di Sally

L'importante non è cosa guardi, ma cosa vedi
 
Il mondo di Sally

Domenica 14: Killarney – Ring of Kerry – Abbeyfeale

Notte silenziosissima alla Greenfield House, sotto il piumone azzurro a fiori. Ormai mi sono abituata a svegliarmi alle prime luci dell’alba, che in questo paese di finestre senza persiane arrivano davvero presto. Ripenso a tutto quello che abbiamo visto in questi giorni e alle emozioni che l’Irlanda ci sta regalando, e sono felice di essere qui, di avere altri giorni di meraviglie da farmi scorrere negli occhi. Quando alla fine suona la sveglia ci prepariamo e scendiamo a colazione, affamati. La nostra Full Irish è abbondante e ottima, come al solito, e il signor Patrick Walsh è molto gentile, anche se parla in un modo pazzesco… Gli spieghiamo che abbiamo intenzione di fare il percorso del Ring of Kerry e lui sembra approvare in pieno, sia per la bellezza dell’itinerario sia per il fatto che oggi c’è il sole a rendere tutto più speciale. Raccogliamo le nostre cose, paghiamo e ripartiamo lungo la N72, in direzione sud. Il sole sparisce via via dietro alle nuvole e un po’ di pioggia ci bagna ad un tratto, ma anche questa volta non dura più di 10 minuti e poi il cielo si apre di nuovo. Facciamo la prima sosta all’inizio del Parco Nazionale di Killarney, nella Kerry County (www.killarneynationalpark.ie/index.html), un parco naturale enorme pieno di bellissimi sentieri per gli amanti del trekking e delle gite in bicicletta. La nostra intenzione è di cominciare con la visita del Ross Castle (www.heritageireland.ie/en/South-West/RossCastle/), ma le visite sono solo guidate e la prossima è tra più di 40 minuti, quindi ci accontentiamo di fare un giro all’interno delle mura in pietra arricchite da due torri ancora intatte e di fare un po’ di foto del castello, del parco e del lago che si trova lì di fianco. killarneycastle.jpg Ross Castle fu l’ultimo a cadere tra i castelli irlandesi conquistati da Cromwell nel XVII secolo, il quale portò qui un attacco via acqua realizzando un’antica profezia e facendo capitolare in breve tempo i soldati assediati all’interno delle mura che credettero inutile qualunque tentativo di opporsi ad un destino scritto da secoli. Dal castello ci spostiamo alla Muckross House and gardens (www.muckross-house.ie/house.htm 7,50 € a testa), visita solo guidata anche qui ma parte praticamente subito dopo che abbiamo fatto il biglietto. La nostra guida è un ragazzo alto dai capelli scuri, non ha l’aria irlandese tipica ma parla a raffica e con il solito accento chiuso che abbiamo sentito a tutti in questa zona del sud. Ci fa fare il giro raccontando la storia dell’edificio, dei membri della famiglia Herbert ai quali la casa apparteneva e dei vari ospiti importanti che sono passati di qui, tra i quali la più famosa senza dubbio fu la regina Vittoria che passò qui 2 notti nel 1861, e che però pare si portò addirittura il suo letto personale per dormire. In occasione di questa visita speciale i proprietari arricchirono il loro arredamento e ingrandirono e abbellirono moltissimo il giardino per renderlo degno della loro ospite, un’operazione che costò tanto denaro da causare in seguito un vero dissesto finanziario che costrinse gli Herbert a vendere la proprietà. Visitiamo molte stanze riccamente arredate, non è un castello ma è di sicuro la casa di una famiglia molto ricca, forse un po’ pretenziosa ma anche confortevole, proprio perché più informale sotto molti aspetti. muckross.jpg Il dettaglio che preferisco sono senz’altro i tendaggi, meravigliosi e curatissimi in ogni stanza, che arricchiscono le già bellissime finestre. I giardini non sono poi più spettacolari di altri che abbiamo visitato, ma certo vivere qui non doveva essere male. L’ultimo discendente degli ultimi proprietari, prima che la casa fosse donata allo stato irlandese, è ancora vivo e verrà qui in estate a festeggiare i suoi 90 anni. Beh, beato lui… Dopo aver lasciato la casa e il lago riprendiamo la N72 e poco più giù ci fermiamo ad ammirare la Torc Waterfall, una bella cascata in mezzo al bosco che scende vari dislivelli di roccia riempiendo l’aria di profumo di umidità e scrosciare d’acqua. torc.jpg Ripartiamo ancora e dopo diversi km sulla stessa N72, detta appunto Ring of Kerry perché gira tutto intorno a questa penisola del sud attraversando ettari di parco naturale, raggiungiamo uno dei View Point più conosciuti della zona, il Ladies View, così detto perché era molto amato dalle dame delle famiglie nobili della zona fin dal XVIII secolo. Non ci vuole molto a capirne la ragione. La vista in quel punto è semplicemente spettacolare: montagne verdissime, laghetti, campi, pecore, cielo, nuvole che si rincorrono creando giochi d’ombra sui pascoli perfetti. Una meraviglia della natura dalla quale l’uomo – e le brutture di cui è capace – sembra del tutto escluso. Davvero splendido. Non ci sono molti posti così da vedere in giro, e forse neppure in Irlanda. ladys-view.jpg Dopo aver ammirato tanto splendore riprendiamo il percorso circolare, direzione Sneem. La strada si snoda praticamente in mezzo ai boschi del parco, il verde invade tutto magnificamente, in alcuni punti la carreggiata diventa così stretta che bisogna guidare con grandissima cautela per non rischiare di scontrarsi con chi arriva dalla parte opposta di quelle curve strette e cieche. Avevamo letto che era consigliabile fare il Ring in senso antiorario, ma il nostro B&B di stasera è proprio oltre la fine dell’anello stradale percorso in senso orario, a nord della penisola di Dingle, e sarebbe stato complicato farlo al contrario. Forse in agosto può diventare effettivamente un problema viaggiare in questo senso ma di questi tempi, nonostante sia domenica, non c’è gran traffico a parte qualche pullman turistico, e si procede con tranquillità. Il paesaggio naturale è decisamente rigoglioso in questa zona, ma non solo quello. I giardini delle case intorno sono curatissimi, le piante di moltissime varietà accostano diversi colori creando armonie fantastiche e i cottage lungo la strada sono davvero favolosi, uno più bello ed elegante dell’altro… da lasciare incantati. Mi sono proprio innamorata di queste case di campagna irlandesi con il tetto spiovente e le finestrelle riquadrate che si affacciano dal piano superiore, l’entrata compresa in una casettina aggettante che contiene la porta spesso dipinta a colori vivaci che sporge dalla facciata gialla chiara, o grigia, o salmone, e quelle meravigliose stanze laterali con le pareti tutte a vetri, a pianta ottagonale spesso, che creano un angolo luminosissimo e speciale della casa, una specie di giardino d’inverno dove rifugiarsi per scaldarsi quando c’è il sole ma anche per godersi un buon libro al riparo mentre fuori infuria la pioggia. Eh sì, questo è decisamente il mio modello ideale di casa, con molto legno e molta luce, una veranda, e un giardino pieno di fiori. Magari nella prossima vita… Continuiamo a discendere lungo la N70 senza fretta, incantati dal panorama che si stende davanti ai nostri occhi, finché arriva il momento – tanto atteso – in cui incontriamo finalmente l’Oceano per la prima volta. D’ora in poi non lo lasceremo più, ci accompagnerà per il resto del viaggio, finché non torneremo verso Dublino. Lo spettacolo naturale cambia di colpo, e si fa ancora più incredibile: tutte le sfumature del blu si uniscono agli infiniti verdi irlandesi. L’unica cosa che mancava perché tutto fosse perfetto adesso c’è. Possiamo continuare. Attraversiamo Waterville, una cittadina balneare formata semplicemente da una mezzaluna di casette colorate affacciate su una bella baia sabbiosa, praticamente a metà del Ring, che oggi splende nella luce del sole come una spiaggia del sud, e arriviamo nella parte forse più spettacolare del percorso, quella che va da Waterville a Cahirciveen. ring.jpg Qui il mare si presenta veramente in tutto il suo splendore, luccicante sotto il sole intenso, e incredibilmente tranquillo. Non sembra oceano a guardarlo, ma mare come lo conosciamo noi, fatto di baie e spiagge, e coste basse ornate da piccole isole di roccia scura. Poi però giri un’altra curva, e ti trovi davanti un’altra baia più grande, e qui vedi qualcosa che non avevi ancora visto. La terra arriva al mare più bruscamente, sono colline che finiscono in acqua, non spiagge, e sono completamente ricoperte di prati. Il verde brillante dei campi arriva fino al bordo del mare, fino a gettarsi in acqua dalle rocce. Ogni promontorio, ogni collinetta alta o bassa che sia è ricoperta da un tappeto d’erba verdissima che non molla la presa fino alla fine. Fantastico. Questo è l’aspetto di questo mare che non ci è più familiare, qui è dove si impara a riconoscere l’oceano d’Irlanda. Risaliamo lentamente la N70 fino a Killorglin, mentre il paesaggio estremo della costa si allontana e torniamo nel verde dei boschi. Il Ring con le sue meraviglie naturali è finito, così ci spostiamo in direzione di Abbeyfeale dove abbiamo prenotato per la notte. Deviamo per Castlemaine e poi su per Farranfore sulla N23 e per Abbeyfeale sulla N21, sono circa le 18 e sono contenta perché non ero sicura che saremmo riusciti a fare tutti quei km di strada nelle ore previste. Abbeyfeale, nella Limerick County, è un paesone allungato lungo la strada principale, composto da grandi case con giardino e poco altro. Chiediamo del Park Lodge al commesso di un piccolo supermercato e lui ci da le indicazioni necessarie per raggiungerlo, non lontano dalle vie del centro. La signora Noreen ci accoglie con estrema cortesia e ci fa persino scegliere la stanza che preferiamo. La casa è moderna nell’arredamento ma classica nella struttura, ed è davvero bella. E’ tutto nuovissimo e pulitissimo, l’arredamento è di legno chiaro, il letto ha lenzuola e piumone candidi come una nuvola, la stanza è ampia e ha addirittura due finestre. Il bagno ha la doccia d’angolo molto grande e tutto sembra rifatto da poco, davvero una bella sistemazione anche per stasera. Portiamo dentro le nostre cose e poi andiamo a cena (visto che non abbiamo pranzato dopo l’abbondante colazione di stamattina) in un ristorante indicatoci dalla signora, il Leens Hotel Restaurant. Mangiamo pesce per la prima volta, salmone e sogliola con patate e verdure, e una pinta di birra da bere naturalmente, ormai non possiamo farne a meno. La cameriera, una ragazza dai tipici tratti irlandesi e le lentiggini sul viso, con la solita cortesia della gente di qui si interessa alla nostra vacanza e fa un po’ di domande sul nostro viaggio, su cosa abbiamo visto e dove andremo nei prossimi giorni, e quando le dico che stiamo festeggiando il 3° anniversario di matrimonio sorride felice e ci fa un sacco di auguri e di complimenti, che ci fanno sentire bene. Ci vorrebbe davvero poco a volte a vivere meglio, un po’ di cortesia, una parola gentile, un saluto con la mano anche a chi non conosci, e tutto diventa più leggero. L’Irlanda per ora mi pare bellissima, ma sicuramente la cosa più bella che abbiamo trovato qui è la gente. Mai in nessun altro paese ci è capitato di essere di passaggio e di riuscire comunque ad avere un rapporto così amichevole con le persone del posto. Rientriamo al Park Lodge contenti e sazi, e andiamo a dormire stanchi. Abbiamo fatto molti chilometri oggi, e altri ci aspettano domani.
www.parklodge.ie (37,00 € a testa voto 5/5)
info@parklodge.ie

Sabato 13: Kilkenny – Cashel – Cahir – Mallow

Sveglia all’alba anche al Carriglea, la luce invade la stanza attraverso la tenda fiorita mentre fuori il silenzio assoluto domina le strade. Cerco di dormire ancora un po’, finché la sveglia annuncia col suo ronzio che una nuova giornata è cominciata. Ieri sera abbiamo lasciato il menù con le nostre preferenze per la colazione sul tavolino vicino alla porta, e stamattina troviamo ad attenderci tutto quello che abbiamo scelto. La stanza della colazione è molto luminosa, e l’apparecchiatura è bellissima. Oltre ai pancakes con lo sciroppo d’acero e all’omelette ai funghi ci vengono offerti frutta, yogurt, pane e marmellata, scones, tè e caffè. Intanto che gustiamo tutte quelle specialità chiacchieriamo con John, il simpaticissimo marito della signora Josephine, e poi con una coppia di signori francesi che sono in evidente difficoltà con l’inglese. Sperano che dalle parti di Cork, dove stanno andando, ci siano più persone in grado di parlare francese, ma non ne sono affatto certi. Poco dopo anche la signora Josephine si unisce alla nostra conversazione, e parliamo di lingue e abitudini, storia e cambiamenti sociali, viaggi e libertà. Un modo davvero piacevolissimo di cominciare la giornata. Lei conosce un po’ l’Italia, è venuta proprio a Pisa diverse volte perché, come dice lei, “Ryanair takes you there…! ”, così la invitiamo a tornare presto a visitare altre zone della Toscana. Alla fine dobbiamo raccogliere tutte le nostre cose e saldare il conto, salutando e ringraziando per la magnifica accoglienza che ci è stata riservata in questa bellissima casa. La ricorderemo con grande nostalgia. Riprendiamo il nostro itinerario di oggi e cominciamo con la visita al Kilkenny Castle (www.kilkennycastle.ie 6,00 € a testa), quasi deserto a quest’ora del mattino, il che rende il nostro giro ancora più piacevole. castle3.jpg Il castello, costruito intorno al XII secolo, è immerso in un parco enorme fiancheggiato dal fiume Nore, e per più di 600 anni è stato di proprietà della famiglia nobile dei Butler, che ne ha modificato strutture e stili nel corso dei secoli. cashel4.jpg Nella grande galleria dei ritratti, al primo piano del castello, sono appesi ancora oggi numerosi quadri che raffigurano i vari conti e contesse che si sono susseguiti nella storia della proprietà. Le sale aperte non sono molte ma sono ben tenute, e la vista sull’immenso prato antistante all’edificio principale è spettacolare. kcastle.jpg Un sole splendente rende tutto più luminoso, e anche il giardino sul retro con la fontana e le aiuole di rose sembrano più brillanti.  All’uscita dal castello andiamo verso la cattedrale di San Canice (www.cashel.anglican.org/cances.shtm, ma è l’ora della messa e c’è grande affollamento, così non possiamo entrare. castle2.jpgFacciamo un salto al Kilkenny Book Centre, bellissima libreria con tanto di caffetteria proprio in centro, e decidiamo di comprarci un piccolo libro fotografico che illustra le bellezze naturali irlandesi. Infine torniamo all’auto e prendiamo la R691 in direzione della contea di Tipperary per visitare di uno dei luoghi più famosi e ammirati di tutta l’Irlanda, Rock of Cashel. Ci arriviamo verso l’una e un quarto, dopo chilometri in solitudine tra pascoli verdissimi e mucche che ruminano tranquille. Le poche auto che incontriamo rallentano quando le incrociamo, e ogni volta scambiamo un cenno di saluto con l’autista di passaggio. Avevo letto che qui è una consuetudine quella di salutare chi si incontra anche se non si conosce ma pensavo fosse solo una specie di storiella per turisti, invece scopriamo presto che è un’abitudine reale, e piacevolissima. All’arrivo alla collina di Cashel parcheggiamo l’auto e saliamo fino alla biglietteria, non c’è molta gente e il sole splende deciso. Paghiamo l’ingresso (www.cashel.ie 3,00 € a testa) e dopo pochi minuti comincia una visita guidata fatta da una signora bravissima che, parlando a raffica con un bell’accento irlandese, ci fornisce spiegazioni dettagliate e commenti divertenti sulla storia di questo sito celtico-medievale che sorge su una piccola altura presso la cittadina di Cashel, e che era considerato il luogo dei Re in quanto proprio qui, nel V secolo, San Patrick in persona riuscì a convertire Aengus Re del Munster. cashel.jpg Il sito è composto da una serie di edifici di epoche diverse ognuno unico e importante a suo modo, e comprende un cimitero, un campanile e un paio di chiese. Nonostante la nostra guida parli veramente a raffica riesco a capire abbastanza, e a seguire il filo principale della sua rievocazione storica. E soprattutto riesco a spiegarmi un po’ meglio quella sensazione provata fin dall’inizio di stare visitando un luogo davvero speciale, un posto magico anche per questa terra di fate e folletti. cashel2.jpg La collina verde, la chiesa senza tetto, il cielo azzurrissimo attraversato da batuffoli di nuvole candide che si rincorrono continuamente, i prati infiniti intorno, le mucche immobili in lontananza, la pietra grigia e calda degli edifici diroccati, le tombe sparse nell’erba, il campanile a cono, i corvi che gracchiano, il vento, la luce intensa – non dimenticherò niente di questa visita spettacolare a uno dei luoghi più incantati d’Irlanda. cashel3.jpg Dopo la spiegazione facciamo un giro da soli, per scattare un po’ di foto e gustarci l’impressionante panorama della campagna circostante che si vede da lassù, e che sembra infinita. Come per magia, subito dopo la fine della nostra visita il cielo si chiude e la pioggia comincia a cadere. Fuggiamo verso l’auto, ma come previsto dopo pochi minuti è già tutto passato, e il sole torna a splendere. cashel4.jpg Il vento la fa da padrone qui, spostando le nuvole a suo piacere. Intanto noi riprendiamo la N8 diretti a Cahir, la campagna irlandese si estende verde e morbida tutto intorno al nastro grigio di asfalto, che percorriamo quasi da soli. Arriviamo a Cahir in circa 45 minuti, e qui visitiamo il castello-fortezza (www.heritageireland.ie/en/South-East/CahirCastle/ 3,00 € a testa). Le potenti mura alte e squadrate, le pietre a vista, l’immancabile prato perfettamente rasato, i cannoni, le scale a chiocciola, i merli, le feritoie, i pavimenti di legno, i caminetti enormi, tutto è tipico dei castelli medievali di quest’area, e tutto è perfettamente conservato come raramente si può trovare in altri luoghi. cahir.jpg A parte un paio di grossi armadi in quercia scolpita non ci sono molti arredi purtroppo, ma c’è un grande plastico che ricostruisce l’assedio al castello dell’esercito di Oliver Cromwell e la storia della sua conquista nel 1650. Dopo la visita al castello, visto che non è troppo tardi, decidiamo di visitare anche il “Swiss Cottage” che abbiamo visto segnalato in un cartello a meno di 2 km dal castello. Si tratta di un Cottage Orné, il più antico e più bello di tutta l’Irlanda senza dubbio, di proprietà della famiglia Butler che lo fece costruire nel XVIII secolo e che, dopo vari passaggi di proprietà e un periodo di totale abbandono, è stato recuperato e meravigliosamente riportato al suo splendore originario. swiss2.jpg La visita è guidata (www.heritageireland.ie/en/South-East/SwissCottage/ 3,00 € a testa) e dura circa mezz’ora, nella quale si ripercorre tutta la storia di questo originale edificio progettato probabilmente dal famoso architetto Regency John Nash, fatto costruire dai Butler solo per moda e per sfoggio di ricchezza, e che la famiglia utilizzava per ospitare – e soprattutto per stupire – gli amici nei pomeriggi estivi, per poi tornare a dormire nella più comoda villa in centro. Il cottage ha infatti solo poche stanze non molto grandi, ma tutte dalla struttura irregolare e stravagante come si conveniva ad un’abitazione del genere, falsamente rustica e bucolica in mezzo ad una campagna superba. La struttura del cottage è a base irregolare, le stanze sono decorate da tessuti e preziose carte da parati a tema floreale e ramage, gli oggetti sono particolari e sempre ispirati alle forme della natura come fiori e foglie, le finestre sono tutte diverse e ognuna si apre in maniera differente dall’altra, le rifiniture ricordano spesso piante e uccelli. Ma la parte che colpisce maggiormente è forse l’esterno, col grande tetto scuro in paglia dalla forma ondulata, i graticci in legno sui muri, e la veranda decorata da colonne che sono tronchi di quercia lisciati uniti tra loro da lunghi rami intrecciati, sui quali rampicano numerose piante di rose in fiore. swiss.jpg Un edificio sicuramente bizzarro – anche troppo – e stravagante in modo volutamente marcato, ma originale senza dubbio, e curato in ogni minimo dettaglio, una testimonianza spettacolare di una moda nobile che sarebbe stato un vero peccato perdere per sempre. Una visita particolare, che la ragazza che ci faceva da guida ha saputo rendere molto piacevole. Non si potevano fare foto all’interno purtroppo, ma di sicuro, tra le altre cose viste, non dimenticherò un piccolo tavolino da lavoro a tre piedi in legno di noce, con il piano rotondo sollevabile come quelli dei cofanetti e uno scomparto contenitore al di sotto, la cui parete cilindrica è composta in realtà da una serie di stecchine di legno larghe un paio di cm alternate a fessure della stessa dimensione. Le signore, quando lavoravano a maglia o ricamavano, inserivano gomitoli di differenti colori all’interno del cilindro sotto il piano del tavolinetto e facevano uscire dalle singole fessure i capi di filo di diverso colore, che così non si sarebbero intrecciati gli uni con gli altri durante il lavoro. Assolutamente delizioso. Potendo scegliere una sola cosa, mi sarei portata a casa quello. All’uscita dal Cottage, che nonostante il suo nome non ha assolutamente niente a che fare con la Svizzera, ci mangiamo finalmente i panini con prosciutto e formaggio che abbiamo acquistato stamattina a Kilkenny. Quindi ripartiamo verso sud sulla N8 e poi sulla N73 fino a Mallow, dove abbiamo una prenotazione al “Greenfield House”. Non lo troviamo subito, così chiediamo informazioni a un signore mostrandogli la nostra guida dei B&B con il nome dei proprietari. Lui non sa dove abiti questa famiglia di preciso, però si offre addirittura di andare a prendere il suo telefonino a casa per chiamarli e farsi dire come raggiungerli, lasciandoci senza parole. Lo ringraziamo ma non vogliamo disturbarlo tanto, così ripartiamo e chiediamo al più vicino distributore di benzina, e lì il gestore ci disegna addirittura una piantina su un foglio di carta per farci arrivare senza problemi. Non ci stupiamo mai abbastanza della cortesia e dell’affabilità di queste persone, tutte veramente disponibili e pronte a dare una mano solo per il piacere di rendersi utili. E’ una cosa che solleva il cuore, di questi tempi. Verso le 19,15 siamo finalmente in una bellissima camera tripla tutta per noi, con un’enorme finestra che da sulla campagna e un bagno tutto rosa, piccolo ma lindo. Per oggi abbiamo girato abbastanza, stasera stiamo in camera con una scorta di tè e biscotti a riposarci e ricaricare le batterie. Un’altra giornata di meraviglie ci attende domani.
Greenfield House Mallow, Cork County (35,00 € a testa voto 4/5)
www.family-homes.ie/view_more.php?id=126
greenfieldhouse@hotmail.com

Irlanda 11 – 21 giugno 2009

Ryanair takes you there!

Sognavamo questo viaggio nella terra di Erin da mesi, e il sogno si è finalmente realizzato. L’Irlanda è un paese meraviglioso e generosissimo, che ci ha regalato molto più di quanto ci aspettassimo. La magia di quei luoghi dalla bellezza straordinaria e antichissima ci ha incantati, portandoci in un mondo diverso e nuovo, capace di farci sentire lontani da tutto quello che conoscevamo e incredibilmente vicini allo spirito originario della Natura. Una dimensione diversa dello spazio intorno a noi, una percezione rinnovata del tempo e del suo scorrere, una riclassificazione totale dei valori e dei metri di giudizio sui quali misurare le nostre azioni – pochi giorni in quel mondo così diverso sono bastati a dare il via a una serie di cambiamenti percettivi che abbiamo sentito chiaramente avvenire in noi. L’Irlanda è un viaggio nello spazio e nel tempo, basta rilassarsi e lasciarsi conquistare piano piano, il resto viene da sé. Tutto è meraviglioso e sorprendente, scogliere, colline, prati, laghi, nuvole, cielo, rocce, vento, oceano, cavalli, mucche, pecore… lo spettacolo naturale è straordinario e addirittura superiore alle aspettative, ma la cosa che ci ha colpiti di più è stata la gente. La gentilezza, l’accoglienza, la semplicità, l’umanità che abbiamo trovato in tutte le persone che abbiamo avuto modo di incontrare lungo il nostro cammino ci hanno incantati e conquistati senza riserve. Un’esperienza fantastica quella dell’affabilità e della cortesia da parte di persone che neppure ti conoscono, che di questi tempi fa davvero bene al cuore. Per questo, oltre che per tutto quello che non siamo riusciti a vedere, già sogniamo di quando torneremo in questo paese.
Perché se c’è una cosa certa, è che l’Irlanda è posto dove si ritorna.

Di seguito il diario del nostro viaggio, con alcune delle tantissime foto scattate. Ho deciso che inserirò il diario un po’ per volta, giorno per giorno. Tanto per rispettare i piacevolissimi ritmi irlandesi.

Giovedì 11: Pisa – Dublino – Enniskerry
Mattinata di lavoro intenso per sistemare le ultime cose in ufficio, poi rientriamo a casa per prendere i nostri bagagli e diamo finalmente inizio a questa attesissima avventura irlandese. Non mi sembra vero, dopo tanti mesi che sogniamo e programmiamo, il momento di partire è davvero arrivato. Raggiungiamo l’aeroporto di Pisa con un certo anticipo, la Spagna ci ha insegnato la lezione e non vogliamo che succeda più nulla di simile. Aspettiamo che sul monitor compaia il numero del gate per il check in del nostro volo Ryanair per Dublino previsto per le 17,30 ora italiana, poi lasciamo le valige e andiamo alla zona delle partenze. C’è una certa confusione in giro, molta gente con bambini e bagagli al seguito, turisti spagnoli e inglesi che parlano tra loro, e parecchi americani già rossi come gamberi strinati dal primo sole estivo. L’atmosfera intorno è vivace, e contagiosa. Ci accodiamo a un gruppo di gente in attesa dell’imbarco e aspettiamo pazientemente, per scoprire dopo un po’ che quella che da lontano nel monitor pareva la scritta Dublin era in realtà Berlin. Abbiamo toppato la fila! E meno male che stavolta io non c’entro… Individuiamo il gate giusto, passiamo il controllo passaporti e ci rimettiamo in fila insieme a un folto gruppo di persone che chiacchierano in attesa di imbarcarsi. Alla fine tocca davvero a noi, mi faccio coraggio e salgo. Sono le 17,50 e siamo già una ventina di minuti in ritardo, speriamo bene. Il tempo del panico del decollo, poi ricomincio a respirare e tiro fuori il mio libro. Ho scelto di portarmi “Il club dei filosofi dilettanti”, una detective story di Alexander McCall Smith, nella speranza che si riveli abbastanza interessante da distrarmi e farmi passare le ore senza che me ne renda conto. Alla fine direi che funziona. Il tempo scivola via liscio, e soprattutto il volo, e atterriamo dopo circa tre ore senza un sussulto. Solo un gran respiro di sollievo. Adesso la vacanza può davvero cominciare! Arriviamo al controllo passaporti e un omone grosso dalla pelle bianchissima e gli occhi blu come il mare ci fa un enorme sorriso dandoci il benvenuto con un italianissimo “Buongiorno!”. Il nostro primo impatto con l’ospitalità e la gentilezza irlandesi è decisamente positivo. Ritiriamo i bagagli in pochi minuti, chiediamo informazioni per l’ufficio Hertz dove dobbiamo ritirare la nostra auto noleggiata online e siamo indirizzati subito fuori dall’aeroporto, alla pensilina di un autobus navetta che ci porterà al parcheggio delle auto. L’aria è fresca, il cielo è decisamente terso e un sole ancora alto illumina tutto. La navetta ci porta alla sede Hertz in pochi minuti, facciamo le pratiche dovute (compresa l’assicurazione integrativa di 10,00 € al giorno che ci azzera la franchigia) e raggiungiamo il parcheggio 27 dove prendiamo possesso della nostra Grande Punto grigio chiaro. Sembra nuovissima, è pulitissima e comoda e anche troppo grande per le nostre esigenze. Salire a sinistra ed essere il passeggero è parecchio strano in effetti, ma la guida opposta non è troppo traumatica, e poi Luca è un grande, ci vuole ben altro per scoraggiarlo. Attacchiamo il nostro EeePc con GPS e impostiamo su Autoroute la destinazione Enniskerry, nella contea di Wicklow, dove abbiamo prenotato il nostro primo B&B. Percorriamo un tratto della grande periferica di Dublino (M50) in direzione sud, c’è un pedaggio fisso da pagare alla fine dell’autostrada ma non c’è né un omino né un cestino o simili. Alla Hertz ci hanno spiegato che pagheremo ad una qualunque stazione di servizio entro domani alle 20,00 i 3,00 € dovuti. Anzi, sarebbe bene pagare anche i 3,00 € del ritorno, così non ci pensiamo più. Fantastico. Non ci era mai capitato di sentire di un simile modo di pagare l’autostrada. Il traffico è scorrevole, le corsie sono ampie e le indicazioni frequenti. Attraversiamo una zona periferica nella quale sono in corso lavori di costruzione e di ampliamento delle strade, mentre passiamo vedo un coniglio sul bordo della strada che zompetta via, per fortuna dal lato della campagna. Usciamo a Enniskerry ma non è facile trovare subito il nostro B&B in quel nulla pieno di alberi, non abbiamo neppure un indirizzo preciso ma solo il nome della località. Alla fine inseriamo il nome della struttura nel GPS e lo individuiamo velocemente. La casa che ci troviamo di fronte è meravigliosa, rosa e bianca con il tetto spiovente, un bellissimo giardino perfettamente curato e una spettacolare veranda chiusa da vetri riquadrati in legno dipinto di bianco. coolakay.jpg Sono ormai le nove passate e ci scusiamo per il nostro ritardo ma la proprietaria, gentilissima, dice di non preoccuparci, è tutto ok. Ci fa vedere la stanza, bella e grande, con ben 3 letti vestiti con piumoni bianchi decorati da fiori ricamati rosa e lilla, un bagno ampio con vasca e doccia, e una vista spettacolare sulle Wicklow Mountains. Portiamo la nostra roba in stanza, accettiamo il tè e i biscotti di benvenuto offerti dalla signora Yvonne, e ce ne andiamo a dormire, stanchi e un po’ storditi dalle tante emozioni della giornata. Siamo davvero qui, il nostro viaggio tanto atteso è cominciato. Mettiamo l’orario indietro di 1 ora e puntiamo la sveglia del cellulare prima delle 8. Abbiamo accettato di provare la mitica Irish breakfast domattina verso le 8,30 – e speriamo di avere stomaci all’altezza della notoriamente ricca cucina locale…
Coolakay House Ennyskerry, Wicklow Co. (40,00€ a testa, voto 4/5)
www.coolakayhouse.com
info@coolakayhouse.com

Venerdì 12:  Powerscourt Estate – Waterfall – Glendalough – Kilkenny
Notte perfetta nel silenzio totale del Coolakay, almeno finché dura… quando mi sveglio è giorno pieno, una luce intensa filtra attraverso le tende inutilmente chiuse a nascondere quel paesaggio meraviglioso. Sono sicura che la sveglia non abbia suonato e che la stanchezza ci abbia giocato un brutto tiro facendoci fare tardi. Accendo il telefono per cercare di capire cosa non ha funzionato, e scopro che in realtà sono appena le 5,40 del mattino. E’ giorno fatto, e sembrerebbe pure una bella giornata dalla luce chiara che invade la stanza. Luca dorme tranquillo, a lui la luce non da alcun fastidio, e anch’io mi rimetto comoda sotto il piumone cercando di riposare ancora, è decisamente troppo presto. Quando infine suona la sveglia e ci alziamo scopriamo che il cielo è cambiato, ora è molto nuvoloso e sembra che stia per piovere. Scendiamo a fare colazione nella deliziosa sala ristorante tutta in legno, e affrontiamo la nostra prima Irish breakfast. Sul tavolo la signora dispone caffè, latte, tè, succo d’arancia, marmellata, ma anche piatti con un uovo fritto, due fette di bacon arrostito, due piccole salsicce, mezzo pomodoro grigliato, pane tostato, burro. full-irish.jpg Dopo un’esitazione iniziale prendiamo confidenza con i nuovi sapori e facciamo fuori tutto, sperando che lo stomaco non resti troppo sconvolto da tante novità mattutine. Facciamo qualche foto della sala, poi recuperiamo le nostre cose e salutiamo e ringraziamo la signora della sua ospitalità squisita. Lei ci spiega come e dove pagare l’autostrada in un inglese un po’ diverso da quello che conosco, ma la capisco bene tutto sommato, temevo un po’ questo impatto con l’inglese d’Irlanda ma se parlano davvero tutti così possiamo stare tranquilli. Prima di partire facciamo qualche altra foto alla casa e al giardino, dove un’originalissima scultura che raffigura un alce a grandezza naturale accoglie gli ospiti da un’aiuola in fiore. alce.jpg Quindi ripartiamo, diretti verso la Fuel station indicataci dove paghiamo i 6,00 € dei due passaggi sulla M50 a un commesso gentilissimo. Da lì torniamo indietro e in pochi minuti siamo alla Powerscourt Estate House and Gardens (www.powerscourt.ie/gardens 8,00 € a testa), la prima tappa di oggi. La residenza, che risale addirittura al 1300, è visitabile solo all’esterno, mentre all’ingresso ci sono una serie di negozietti che vendono souvenir e articoli di artigianato molto belli e purtroppo molto cari. vaso.jpg Facciamo il giro dell’immenso parco mentre il cielo si copre ancora di più, e qualche goccia di pioggia comincia a cadere. Il giardino centrale è all’italiana, notevole, con una lunga scalinata, vasche d’acqua, vasi di fiori fissati su colonne, e statue. In particolare a metà scalinata, su una terrazza panoramica, sono stati sistemati due magnifici cavalli alati in metallo argentato scolpiti dopo la metà dell’800 in Germania, che rappresentano una parte dello stemma nobiliare dei Visconti Powerscourt. In fondo alla scala – e al giardino – c’è un grande stagno con una fontana di Nettuno che soffia l’acqua da una conchiglia, circondato da centinaia di ninfee. Molto bello, come bellissima è la vista da lì del palazzo in cima alla scalinata. estate.jpg Questo parco è una delle mete domenicali preferite dei dublinesi, che vengono a passare qualche ora tra il verde e i fiori dopo la settimana trascorsa in città. Oggi non c’è molta gente in giro, e si può passeggiare tranquillamente godendosi ogni angolo. stagno.jpg Giriamo intorno al parco tra alberi in fiore, piante centenarie, prati profumati d’erba appena tagliata e panchine di legno intorno alle quali zampettano grossi corvi, e raggiungiamo il giardino giapponese. japanese.jpg Una meraviglia di armonie di colori, fioriture esotiche e perfette, proporzioni incantevoli, vialetti, ponticelli, aiuole, c’è persino una grotta artificiale fatta di rocce ricoperte di piante e muschi. Un luogo lieve e delizioso come solo l’arte giapponese sa creare. japanese2.jpg Da lì riprendiamo il sentiero circolare e arriviamo fin su al cimitero degli animali, dove una serie di vecchie lapidi di pietra stanno a ricordare, in commoventi epitaffi, l’affetto e la dolcezza che cani, gatti, pony – e perfino una mucca – hanno regalato per anni ai padroni di casa. Un angolo incantevole e insolito, veramente da non mancare. pet-cem.jpg Visitiamo anche il roseto (come potevo perdermelo) nel Walled garden, e poi saliamo in cima alla Pepper Pot Tower, la torretta dalla forma ispirata ad un macinapepe appartenuto al padrone di casa, che regala una vista fantastica sulle montagne circostanti. Respiriamo l’aria fresca, e ci godiamo il silenzio e il blu del cielo, che ritorna pulito dopo una breve spruzzata di pioggia leggera. pepper.jpgStiamo facendo conoscenza con il clima irlandese e la sua nota incostanza, e direi che non è così tremendo, in realtà. Già intuiamo che non bisogna preoccuparsi troppo quando piove perché durerà sicuramente poco, e allo stesso modo non bisogna preoccuparsi troppo del sole caldo sulla testa, perché le nubi correranno presto a regalarci ombra fresca. Non è così male, dopo tutto. Lentamente riattraversiamo la tenuta fino al parcheggio, e riprendiamo l’auto per dirigerci verso la Waterfall (www.powerscourt.ie/gardens/waterfall 5,00 €), che si trova a circa 6 km di distanza all’interno dello stesso parco, nel quale si trova anche un esclusivo campo da golf da 18 buche con il prato perfettamente curato. Quella che visitiamo è la cascata naturale più alta dell’isola (130 mt) e nonostante il costo del biglietto sia decisamente troppo alto, lo spettacolo che offre è davvero magnifico. Una striscia d’acqua candida che riga il fianco scuro delle rocce saltando giù da chissà dove, in uno scroscio continuo e vivace. waterfall.jpg Intorno colline, alberi altissimi, prato a volontà, e un incredibile ordine dappertutto. Ci sono tavoli in legno e panchine per fare merenda, toilette pulitissime, perfino i cestini sono mimetizzati all’interno di contenitori di legno che si integrano perfettamente con il paesaggio. Luca era già stato qui molti anni fa durante un soggiorno per un corso di lingua inglese, ed è bello vedere la sua gioia di ritrovare tutto uguale dopo tanto tempo. Di nuovo c’è solo un punto di accoglienza organizzato per gruppi e famiglie che vogliono fare un picnic, e un piccolo parco giochi per bambini. Dopo un’ultima foto alla cascata ripartiamo verso sud ovest, sulla strada locale R755 in direzione Glendalough, o “Glen of two Lakes” (valle dei due laghi). L’antico sito (www.glendalough.connect.ie) è abbastanza vicino, ci arriviamo in pochi minuti, e scopriamo con piacere che l’accesso alle rovine del monastero è gratuito. Ci inoltriamo lungo il sentiero che porta alle celle dei monaci e al cimitero, immerso in un bosco fantastico, e lo raggiungiamo dopo una breve passeggiata. glendalough.jpg Il sito fu creato dai seguaci di San Kevin, ritiratosi in questi luoghi per meditare e condurre vita da eremita in completa solitudine intorno al 500 dC, e rimase attivo fino quasi al 1200 dC., quando venne semidistrutto dall’arrivo dei normanni. Tra le costruzioni ancora visibili c’è una cella integra, con il tetto e il comignolo intatti, e un meraviglioso campanile celtico, di forma conica, molto alto e con il tetto a punta. Numerose tombe segnate da croci celtiche sono sparse per il giardino e i vialetti, alcune molto antiche altre più moderne, ma tutte in uno stato di quasi totale abbandono. E’ un luogo assai solitario nonostante la presenza di molte persone, un luogo in cui la natura sembra sul punto di prevalere nuovamente sull’uomo. cross.jpg Dalle rovine riprendiamo il sentiero che si inoltra nel bosco e raggiungiamo il Lower Lake, uno specchio d’acqua tranquillo e silenzioso ai piedi dei monti, e continuiamo fino all’Upper Lake, vasto e immobile, circondato da montagne e boschi, immerso in una nebbiolina che lo fa assomigliare a una visione onirica. upper-lake.jpg Non mi stupirei se voltandomi vedessi un folletto spuntare da dietro uno degli antichi alberi che si curvano sulla riva del lago.  Passeggiamo per un po’ in silenzio, certi che San Kevin aveva veramente indovinato un luogo perfetto per meditare ed entrare in contatto con lo spirito più puro della natura. Poi torniamo verso una piazzola non lontano da lì, prendiamo un Chickenburger ad un chioschetto e ce lo mangiamo seduti su un muretto, in un silenzio da favola, mentre il cielo di nuovo coperto lascia cadere piccole gocce di pioggia. Dopo il break continuiamo a passeggiare nel folto del bosco arrivando alle rovine di una piccola Chiesa senza tetto, e ci inerpichiamo su fino al sito dove sorgeva la cella di San Kevin, in cima ad un’altura dalla quale si gode di uno scorcio spettacolare dell’Upper Lake. Infine ci decidiamo a tornare indietro, siamo stanchi e dobbiamo raggiungere Kilkenny entro un’ora decente. Però è davvero un peccato dover lasciare quel bosco incantato e silenzioso, e la magia dei due laghi vicini. Il navigatore ci guida lungo la N81 e poi sulla N9, più ampia la prima, più stretta ma quasi deserta la seconda, entrambe in buonissime condizioni e immerse in una campagna verdissima nella quale grosse mucche pacifiche che brucano l’erba o riposano a gruppi sembrano essere le uniche creature esistenti. Giungiamo a Kilkenny in poco più di un’ora e lì, nonostante notevoli lavori di ripavimentazione della via del castello che deviano la circolazione stradale, riusciamo a trovare il nostro B&B senza troppe difficoltà. Stasera soggiorneremo presso il Carriglea, una bella casa in pietra a due piani con la porta rossa e la facciata decorata da edera rampicante. carriglea.jpg La signora Josephine ci accoglie con la gentilezza tipica di questa gente, come ci avevano già preannunciato i nostri amici Simona e Francesco che l’estate scorsa hanno fatto tappa qui durante il loro tour irlandese, e ci sistema in una camera doppia al primo piano. Il posto è bellissimo, con la scala in legno, decorazioni di fiori secchi sul caminetto e il necessario per preparasi tè o caffè in camera. La sala della colazione che ci viene mostrata è arredata con un piccolo buffet, due tavolini in legno scuro con le sedie dalla seduta rivestita di stoffa a righe, e una vetrina nella quale fanno bella mostra cristallerie e porcellane. L’atmosfera è accogliente e piacevolmente retrò, molto affascinante. La signora ci dà la chiave della stanza alla quale è unita un’altra chiave più piccola che è quella del portone d’ingresso, casomai decidiamo di rientrare tardi, ma tanto ci dice, “trovate sempre aperto”. Non facciamo troppo caso a queste parole che sono per noi un modo di dire e usciamo a piedi, non serve l’auto perché il centro è veramente vicino, basta seguire la via che corre lungo il muro esterno che delimita il parco del castello e siamo in città. Passeggiamo un po’ in giro, i negozi sono già chiusi ma gli edifici che si affacciano sulle vie sono belli, alcuni più antichi con decorazioni in pietra, insegne in legno dipinto d’oro su fondo nero e vasi di fiori ai davanzali. Superiamo la Crafts Gallery e la libreria e arriviamo alla strada dei ristoranti dove, su consiglio della signora, scegliamo un piccolo pub che prepara anche piatti tipici, il Bollard, per la nostra prima vera cena Irish. Il locale è un pub classico immerso nella semioscurità, tutto in legno lucido, con una musica gaelica in sottofondo e pochi clienti che chiacchierano seduti sugli sgabelli al bancone del bar sorseggiando una pinta di birra. Prendiamo un Irish Stew e una Irish casserole with Guinness, e naturalmente birra da bere, Guinness per Luca e Kilkenny per me. Ceniamo tranquilli in un’atmosfera fantastica, chiacchieriamo mentre la musica ci fa da sottofondo e la cameriera ci sorride passando vicino al nostro tavolo. Un posto piacevolissimo per una cena semplice e speciale che ricorderò con nostalgia quando saremo a casa, già lo so. Alla fine usciamo e passeggiamo fino al Carriglea, molto contenti di com’è andato questo primo giorno irlandese. Arriviamo alla casa e infiliamo la chiave nel portone, per scoprire con una certa sorpresa che la signora aveva detto il vero, la porta si apre subito senza bisogno di mandate. Eppure, nonostante non siano ancora le 11, è chiaro che sono tutti già a dormire. Con la porta aperta. Incredibile. Saliamo cercando di non fare rumore e ce ne andiamo a dormire anche noi, nel silenzio totale che è già sceso sulla città. Ho deciso che se mai avrò una casa come questa, avrà una porta rossa.
Carriglea Kilkenny, Kilkenny County (38,00 € a testa voto 5/5)
www.carrigleakilkenny.com
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