La notte è silenziosissima qui nella campagna di Roch, finalmente dopo la brutta esperienza di ieri. A colazione seguiamo con curiosità il suggerimento del nostro ospite e prendiamo una versione marinara della full Welsh che comprende vongole lessate e un ciuffetto di alghe saltate in padella insieme al classico bacon, salsiccia e uovo.
Siamo scettici lì per lì, invece alla fine non sono male le vongole di mattina, e profumano moltissimo di mare. Al limite, visto che stiamo proprio andando a fare un giro in barca, come dice Luca ‘finiranno per tornare da dove sono venute….‘.
Dopo colazione ci prepariamo con tutta calma e torniamo di nuovo al molo di St Davids, da dove verso le 12 partirà il nostro giro di un’ora intorno all’isola di Ramsay. Il tempo è magnifico, non potrebbe essere migliore. C’è un bel sole, il cielo è pulito e non c’è un filo di vento, per cui il mare è luccicane e liscio come uno specchio.
Aspettiamo il nostro turno in uno scenario naturale bellissimo di colline checircondano la piccola baia, con l’isola verde e rocciosa proprio davanti a noi. Non c’è vento ma la barca è una specie di motoscafo con la prua piatta e va veloce, per cui la compagnia mette a disposizione dei passeggeri dei giubbotti imbottiti per coprirsi. Io lo accetto volentieri naturalmente, mentre gli altri sembrano a posto così. Una ragazza giovane e carina con le trecce bionde ci fa da guida e ci spiega tutto quello che stiamo andando a vedere.
Il giro è molto bello e tranquillo, anche se corriamo un po’ per raggiungere l’isola poi rallentiamo ed esploriamo piano in ogni caletta e ogni grotta, per osservare tutto con calma. Il panorama è fantastico, siamo circondati da rocce nere, prati verdi e mare azzurro, mentre gabbiani e altri uccelli marini ci volano intorno indaffarati nei loro compiti quotidiani.
No ci sono le pulcinelle neppure qui purtroppo, non è la stagione giusta, per cui se le vogliamo vedere dovremo tornare in un mese diverso. Però ci sono le foche, che nuotano libere e pacifiche in diverse calette, e ci guardano curiose con i loro occhioni rotondi quando passiamo abbastanza vicino da fotografare quei musetti baffuti così simpatici. Vediamo anche alcune piccole focene che nuotano non lontano dalla barca, ma sono timide e si immergono subito, riusciamo a vedere solo le loro pinne uscire dall’acqua e un pezzetto del torso lucido che scivola via veloce.
Sull’isola, dove un tempo c’era un monastero abitato dai monaci, adesso c’è una sola casa dove vive una coppia del posto, e come dice la nostra guida è bene che vadano d’accordo, perché può capitare che in inverno, per via del maltempo, restino isolati anche per settimane, quindi non conviene mettersi a litigare…
Il giro finisce anche troppo presto, ed è davvero un peccato. Sarà che il posto è così bello e la giornata così perfetta che ci dispiace scendere dalla piccola barca. Risaliamo il molo ed entriamo anche nel grande hangar sopraelevato, dove viene tenuta l’imbarcazione di salvataggio utilizzata dalla guardia costiera di St Davids in caso di emergenze in mare. E’ molto bella e molto ben curata, completa di tutte le attrezzature necessarie, un vero gioiellino. Soprattutto in mare, l’efficienza può fare la differenza tra la vita e la morte.
Torniamo alla macchina e ci dirigiamo di nuovo verso nord, fino a Fishguard, dove nella Town Hall vogliamo vedere la Tapestry che raffigura il tentativo fallito dell’ultima invasione francese in terre britanniche avvenuta nel 1797. La mostra è gratis e si tiene all’interno della biblioteca, in una zona riservata appositamente a questo bellissimo arazzo.
La tappezzeria di Fishguard, completata nel 1997 in occasione delle celebrazioni dei 200 anni di questo evento storico, si ispira di fatto a quella ben più famosa di Bayeux, un capolavoro tessile medievale che abbiamo visto alcuni anni fa durante il nostro giro della Normandia e che mi è piaciuto moltissimo, anche se questa striscia è lunga solo 30 metri invece dei circa 68 dell’altra, e soprattutto risale a un’epoca molto più vicina a noi. Anche in questa si fa riferimento a un tentativo di invasione francese in territorio gallese avvenuta proprio su queste coste, ma il fatto risale alla fine del 700 invece che al 1066 e questa volta i locali hanno vinto ricacciando indietro i soldati francesi, grazie soprattutto al coraggio degli abitanti del paese guidati da una battagliera contadina del posto di nome Jemima Nicholas.
La tela ricamata è molto interessante, i disegni sono curati in ogni minimo dettaglio, i colori sono molto vivaci e le scene dei vari pannelli raccontano con grande precisione e dinamismo gli eventi accaduti. Protagonisti dei quadri ricamati che si susseguono come veri e propri frame di un fantastico graphic novel storico sono soldati, navi, scontri a fuoco, agguati, battaglie, ma anche scene di vita quotidiana, tavole imbandite di cibo succulento,
bambini che corrono e animali in libertà, alberi in fiore e vele gonfiate dal vento. La tecnica di ricamo è molto buona, le figure risaltano nitide e i dettagli sono curati fin nei minimi particolari, per cui il risultato finale è veramente eccellente.
Anche se non raggiunge la raffinatezza tecnica ed espressiva dell’arazzo medievale al quale si ispira, questo progetto realizzato in circa 4 anni da 70 ricamatrici locali è un bell’esempio di alto artigianato legato alla storia del posto, e merita davvero una visita se si capita da queste parti. In un video proiettato nella sala finale della mostra alcune delle donne che hanno partecipato al progetto raccontano le difficoltà, le emozioni e soprattutto le soddisfazioni vissute durante la realizzazione di quest’opera, lasciando trasparire tutto il loro orgoglio per aver fatto parte di questo pezzetto di storia del loro paese. Brave!
Quando usciamo andiamo in un locale rustico poco distante che ha delicatissen originali di vari paesi europei per mangiare qualcosa, un meraviglia solo a guardarle in effetti, e mentre aspettiamo che ci portino i nostri sandwich di ciabatta con salmone fresco e Brie notiamo su uno scaffale dei pacchi di pasta italiana. Luca li guarda più da vicino e scopre che, incredibilmente, sono prodotti dal pastificio Martelli di Lari. Da non credere! Reagiamo con un certo entusiasmo alla scoperta e facciamo la foto al pacco, e una signora di una certa età che sta pranzando seduta a un tavolo li vicino ride divertita della nostra reazione, guardandoci come i tipici italiani che si sciolgono alla vista di un pacco di spaghetti. Ridiamo
divertiti e le spieghiamo che non abbiamo reagito con tanto clamore solo perché abbiamo visto della pasta fuori dall’Italia, ma perché questo pastificio è proprio a pochi chilometri da casa nostra ed è una piccola ditta a gestione familiare… insomma non è mica la Barilla, e non ci aspettavamo davvero di trovare questo prodotto in questo angolo di mondo! Chiacchieriamo a lungo con lei, che vuole sapere un po’ di cose sulla pasta in generale e anche su di noi e il nostro viaggio, e consumiamo in modo piacevolissimo il tempo della mostra pausa pranzo.
Dopo un ottimo brunch riprendiamo la macchina e torniamo verso St Davids, a circa 10 miglia a sud, per vedere la St Non’s Chapel and Well che non abbiamo visto ieri. Si tratta della chiesa dove, secondo la leggenda, St David nacque nel VI secolo da St Non, che era sua madre. Secondo il racconto popolare, nel momento in cui il santo nacque un pozzo sgorgò miracolosamente li vicino, ed è ancora visibile.
Le rovine della piccola costruzione di pietre a secco sono affascinanti, ma la cosa più incredibile qui è il panorama, che è spettacolare su ogni lato. Intorno ai resti della chiesa ci sono solo prati verdi a distesa, che finiscono a strapiombo nel mare con un salto di molti metri. Intorno, solo verde e azzurro di cielo e oceano, e ciuffi selvatici di meravigliosi fiori arancioni che diventano subito i miei fiori del Galles preferiti.
Facciamo una passeggiata sulla scogliera, lungo un sentiero segnalato e tenendoci ben distanti dal bordo, e respiriamo aria profumata di salmastro. Il sole è ancora abbastanza alto e la luce è buona, ma nessuna foto potrà mai rendere la vastità e la bellezza di questo scenario naturale.
Da St Davids ci spostiamo di nuovo verso il nostro b&b, fermandoci a Solva per fare una visita a questo piccolo paesino delizioso che sembra fatto di casine di bambole. Se St Davids è carino e caratteristico, coi suoi negozi di oggetti da spiaggia e i suoi abitanti in ciabatte e canottiere nonostante il mare più vicino sia a oltre 3 km, il suo lato negativo è il traffico e l’affollamento che ci abbiamo trovato ogni volta che siamo passati di qui, e che hanno molto penalizzato il suo fascino di località marina remota. Al contrario di St Davids, Solva è molto tranquillo e si passeggia senza problemi per la via principale godendosi i negozietti di artigianato e la vista delle piccole case dalle facciate dai colori pastello.
Dopo un giro in centro entriamo in un pub molto carino, The Ship, dove ceniamo in un’atmosfera piacevole.
Dopo mangiato proseguiamo ancora verso casa, ma prima facciamo un’ultima sosta davanti al Duke of Edinburgh e al campeggio lì accanto, a vedere da vicino la spiaggia che ieri sera era un paradiso di kite-surfer.
Risaliamo la barriera di sassi e scopriamo con sorpresa che si tratta giusto di una barriera, ma una decina di metri più giù comincia la vera spiaggia di sabbia, che si estende in maniera spettacolare per chilometri in mezzo all’abbraccio di soffici colline verdi.
Scendiamo a passeggiare sul bagnasciuga, incantati da questo nuovo panorama che ci circonda; pare che oggi non possiamo fare a meno di trovarci in mezzo alla più incredibile bellezza naturale. Uno spettacolo eccezionale.
La luce del tramonto che cola lenta su questo pezzo di oceano è straordinaria e perfetta. Un immenso cielo d’argento si specchia nell’acqua calma della riva che raddoppia nuvole e meraviglia riempiendo l’aria di un luccichio soffice e filato, tagliato solo dalle grida alte dei gabbiani in volo. Per un momento sembra che tutto il mondo se ne stia lì dietro a noi ammutolito a fissare il mare a occhi spalancati, stregato dalla bellezza senza fine che si scioglie nel fuoco d’artificio luminoso di questo giorno che finisce.
Passeggiamo a lungo sul bagnasciuga, proprio sul bordo dell’acqua che via via ci viene a sfiorare delicatamente le scarpe, finché la luce cala e tutto si prepara all’arrivo della notte. Rientriamo mentre cala la sera, stanchi e contenti per tutte le straordinarie bellezze che la meravigliosa terra del Pembrokeshire oggi ci ha regalato a piene mani.